giovedì 10 ottobre 2013

Fmi top secret: "L'austerity? Solo per salvare le banche"





A tre anni e mezzo di distanza, comincia a emergere quella verità che in molti, inascoltati, avevano denunciato all'epoca. Il salvataggio della Grecia è servito a garantire le banche francesi e tedesche, a discapito dei cittadini. La scontata verità emerge dai verbali della drammatica riunione del 9 maggio 2010 in cui il Fondo Monetario Internazionale diede il via libera al primo piano di aiuti per il paese. I documenti, classificati come riservatissimi e segreti, e pubblicati dal Wall Street Journal, evidenziano come più di quaranta paesi, tutti non europei e pari al 40% del board, erano contrari al progetto messo sul tavolo dai vertici Fmi. Il piano era infatti considerato «troppo ottimistico» e «al limite del panglossiano» da Paesi come Canada, Russia e Australia. Il rappresentante del Brasile lo disse con chiarezza: si tratta di un piano «ad altissimo rischio», perché «concepito solo per salvare i creditori, nella gran parte banche del Vecchio continente e non la Grecia».
I critici sostenevano che le previsioni del Fmi erano sovrastimate e che Atene avrebbe pagato un costo salatissimo in termini di recessione e disoccupazione. Quello che è puntualmente accaduto: l'economia ellenica è andata giù del 25% e il 27% dei cittadini del paese è senza lavoro (il 57% i giovani tra i 15 e i 24 anni). Al momento del voto, però, i contrari all'austerity hanno dovuto cedere: Stati Uniti ed Europa non hanno voluto sentire ragioni e dato il via libera all'operazione.
Così la Grecia è sprofondata sempre più e le banche si sono salvate: all'epoca della riunione del Fondo a Washington le banche francesi avevano in tasca 78,8 miliardi di titoli di stato ellenici e quelle tedesche 45 (le italiane 6,8). Pochi mesi dopo l'esposizione era ridotta di un quarto. E quando il debito è stato declassato, costringendo i creditori privati ad accettare uno sconto del 70% sulla loro esposizione per evitare il default della Grecia, la quota in possesso delle banche era stata tagliata ancora di più.
Quello venuto fuori non è la prima conferma delle politiche del Fondo monetario. Pochi mesi fa un paper dello stesso organismo aveva ammesso che la pianificazione degli interventi sul debito ellenico è stata calibrata in modo tale da dare tempo al resto d'Europa di prendere le contromisure necessarie per non trasformare un default di Atene in un disastro per l'intera area euro. Un concetto ribadito nei giorni scorsi da Christine Lagarde, numero uno del Fmi, in un'intervista alla Cnn in cui ha ribadito che «sarebbe stato meglio ristrutturare il debito privato prima del marzo 2012, ma il rischio era di mettere ko tutta l'Europa». A emergere è invece lo scontro politico che c'è stato all'interno del Fondo, e come i critici mettessero in luce i reali obiettivi dell'austerity.
Intanto, ieri c'è stato l'ennesimo sciopero ad Atene, questa volta dei portuali. Mentre il ministero della Pubblica Istruzione ha chiesto l'intervento della magistratura contro i responsabili dei servizi amministrativi delle otto università in agitazione (ad Atene, Salonicco, Patrasso, Tessaglia, Ioannina e Creta) che devono consegnare alle autorità le liste con i nomi dei 1.349 dipendenti da mettere in mobilità. Gli atenei hanno chiuso per protesta, sostenendo che con un taglio così massiccio di personale non potranno funzionare.

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