giovedì 10 ottobre 2013

Tante tasse e poche idee per Letta di Nicola Melloni, Liberazione.it


Era bello carico Letta in questi giorni. Lo si è sentito annunciare trionfante che è finita l’epoca dei ricatti, terminato il ventennio berlusconiano, e che ora finalmente si cambia musica. Sicuro. Due giorni dopo è arrivata l’ennesima doccia fredda, i conti pubblici rischiano di essere di nuovo sballati, il gettito dell’Iva ha subito un brusco calo a causa della recessione e della crisi dei consumi. E chi l’avrebbe mai detto...? Poi il Pd ha tentato un blitz in Parlamento per reintrodurre l’Imu per le case “di lusso”, che tali a ben vedere non erano, salvo poi dover fare velocemente marcia indietro non appena il Pdl, subito ricompattatosi, si è opposto con forza. Dimostrando, in fondo, solo una cosa, e cioè che il problema dell’Italia non è certo solo Berlusconi, ma la pochezza di idee e contenuti del Pd e dei suoi predecessori. Che non hanno nessuna visione strategica del paese.
Ormai da 17 anni il centrosinistra sembra ossessionato solamente dal fare quadrare i conti, ma non si è mai posto il problema del come, che è la vera essenza della politica economica. Tagli qua, aumenti di tasse di là, giusto per vedere l’effetto che fa, se mi si passa la rima. Con una degenerazione completa negli ultimi anni, dove il Pd si è semplicemente trasformato nel porta-acqua della commissione europea e dei suoi idioti parametri economici. 
Questo breve di inizio legislatura offre uno scorcio esemplare. Non più tardi della primavera scorsa si erano stappate bottiglie di champagne: finalmente, grazie al governo Monti e alla responsabilità del Pd, il deficit era tornato sotto controllo. Un bel successo, anche se il costo era stato recessione, disoccupazione, povertà. Ma chi se ne frega, devono aver pensato a Palazzo Chigi, l’Europa ci ha promossi, festeggiamo. Salvo poi scoprire dopo appena un paio di mesi che il parametro del deficit veniva nuovamente sforato proprio a causa della recessione che aveva ridotto le entrate. 
Ed allora, avanti con tasse più alte, alziamo l’Iva per tirare su un altro po’ di gettito. Che poi un aumento dell’Iva renda più costosi i prodotti, deprima i consumi ed, infine, riduca le entrate fiscali, non ce ne curiamo. Meglio vivere giorno per giorno, del domani non c’è certezza.
D’altronde, proprio l’esistenza del governo Letta è la controprova migliore di questo tipo di ragionamento. Governiamo, facciamo qualcosa. Ma non facciamo qualcosa di serio, di importante, di veramente utile, al massimo, se ci riusciamo, mettiamo qualche pezza per coprire i buchi più vistosi. Altrimenti non si spiega come si possa seriamente governare con Berlusconi, o anche semplicemente con il Pdl senza Berlusconi – cosa per altro tutta da provare e su cui mi permetto di dubitare. Uno tira da una parte, uno tira dall’altra e alla fine non cambia mai nulla. L’industria è in difficoltà? Aboliamo l’articolo 18 e flessibilizziamo il lavoro. I conti sono in rosso? Aumentiamo l’Iva. Poi dopo qualche mese ci accorgiamo che abbiamo peggiorato le cose, ma ormai la frittata è fatta. 
Una politica seria dovrebbe avere ben altri piani. I conti pubblici sono senza dubbio un problema, non per il tanto paventato fallimento, bensì perché drenano troppe risorse per pagare gli interessi accumulatisi. Interveniamo, dunque. Ma con serietà e con un piano ben preciso. La patrimoniale rimane la via maestra, soprattutto in un paese in cui la ricchezza è accumulata in poche mani. Ci sono troppe tasse? Parliamone, è un tema anche di sinistra e non solo berlusconiano. Con una certa differenza, però. Che le tasse vanno abbassate per alcuni, ed aumentate per altri, soprattutto in un paese dalle gigantesche sperequazioni economiche. E che la leva fiscale dovrebbe aiutare lavoro ed investimenti ed incidere di più sulla ricchezza (patrimoniale perpetua per i più abbienti, anche sulla case, magari dopo aver rivisto gli estimi catastali in maniera seria) e sui redditi più alti. E magari investire di più sulla ricerca di base, sulle università che continuiamo a riformare senza mai spiegare che le cattive performance, oltre al nepotismo e al baronato, sono anche e soprattutto figlie di mancanza di fondi. Senza neanche parlare della trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in una vera agenzia di stato per il supporto alle imprese innovative.
Insomma, una politica che abbia una conoscenza dei problemi del paese ed offra una visione di largo respiro. Il contrario di quello fatto in questi ultimi decenni.

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