![Totem](http://ilsimplicissimus2.files.wordpress.com/2014/08/tlingit_totem_pole_1_galleryfull.jpg?w=221&h=300)
Purtroppo il progetto è contraddittorio poiché un capitalismo basato
sulla produzione di massa di beni e/o denaro ha bisogno assoluto della
distribuzione di reddito (e della relativa distribuzione di
partecipazione) di cui il profitto è una variabile dipendente e non il
motore primo da cui discende tutto il resto. Un’evidenza che è risaltata
con sempre maggiore evidenza da quando i concetti neo liberisti sono
sfociati nella crisi: al calo della domanda non si può rispondere con
meno investimenti, meno stato, meno diritti, meno welfare
tentando cerando di riconquistare la mitica competitività attraverso la
lotta ai salari: è un suicidio, un circolo vizioso che adesso sta
venendo al pettine.
E infatti le situazioni di sofferenza economica cominciano ad
estendersi dai piigs ai cosiddetti Paesi ricchi, lasciando di stucco la
prosopopea degli analisti i cui strumenti sono totalmente forgiati
dall’ideologia e dal culto in un eterno ciclo mitralico dell’economia:
il calo industriale in Germania, l’arretramento del pil italiano,
olandese e giapponese, la stagnazione in Finlandia, l’aumento della
disoccupazione in Francia, la vera e propria diaspora dei giovani
spagnoli (che paradossalmente fa figurare una diminuzione della
disoccupazione), l’incerta situazione statunitense dove si alternano
risultati positivi a cadute inattese e il declino, lento, ma costante
della produzione cinese ci pongono di fronte a un bivio. O si prende
tutta la ganga ideologica accumulatasi negli ultimi trent’anni e la si
butta nel suo luogo di elezione, oppure si cercano rimedi estremi ai
mali estremi. Purtroppo pare di capire che sarà quest’ultima la scelta
visto che essa è delegata ad elite che hanno navigato in quest’acqua e
sono responsabili del declino.
Di una marcia indietro rispetto al catechismo del pensiero unico
nemmeno se ne parla, si ritorna invece a una sorta di stato di guerra
permanente, diverso da quella fredda e probabilmente nemmeno calda come
un vero conflitto mondale. Uno stadio intermedio che consenta in qualche
modo di contenere la rivolta sociale e magari sia di stimolo
all’attività economica. Una guerra mondiale vera ( a parte il timore di
una devastazione globale) costringerebbe, come già si è verificato nel
secolo scorso, a contenere i profitti e a ridurre il potere dei centri
finanziari sulla politica: così probabilmente si cercherà di mantenere
la brace accesa e di cuocere a fuoco lento i brandelli delle conquiste
sociali: il problema è di trovare un altro “nemico” per nascondere
quello vero. Un progetto evidentemente pericoloso perché le fiamme una
volta accese sono incontrollabili.
Tutto questo assume un carattere farsesco nell’Italia della diarchia
Renzi – Berlusconi, quella nella quale la politica è subalterna a
poteri a loro volta subalterni a diversi padroni: per cui il crollo che
si sta verificando viene trattato fra ribellismo di facciata e
ubbidienza incondizionata saccheggiando l’enciclopedia universale delle
sciocchezze e delle ipocrisie nella sontuosa edizione mediaset,
sperando che i cittadini non si accorgano che stiamo andando a sbattere.
Ma che importa: a sovranità zero corrispondono zero responsabilità. E
per gli uomini zero si tratta dell’habitat ideale.
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