Un’ora, sei minuti, quarantotto secondi. Tanto dura il filmato di presentazione del provvedimento “sblocca Italia” presentato il 1° agosto dal Consiglio dei Ministri, e tanto è durata la mia pazienza. Mi devo dire “bravo”.
Ma volevo capirne qualcosa di più di questo provvedimento che rischia di cambiare l’Italia. In peggio.
Cominciamo. Più di metà del filmato è occupata da Renzi in camicia e cravatta (niente giacca) che illustra la manovra con il suo fare pacioso ma determinato. Alcuni elementi in particolare mi colpiscono nel suo discorso. Innanzitutto, la frase: “Bisogna uscire dalla sindrome del no. Noi siamo quelli del sì, si può fare.” E qui la mente corre a quella infelice ma significativa frase dallo stesso pronunciata giorni addietro, e cioè che non saranno i comitatini a fermare le opere (anche se sono inutili, si intende…). Si capisce lontano un miglio l’idea che Renzi ha della democrazia. Queste frasi si coniugano perfettamente non solo con la riforma elettorale in corso, ma anche con il voler aumentare i quorum per referendum e leggi di iniziativa popolare. Della serie: qui comando io.
Andiamo avanti. Egli nomina la parola “ambiente” una sola volta in tutto il suo lungo discorso ed è quando parla dei collettori fognari e dei depuratori. E’ la conferma ulteriore, caso mai ce ne fosse bisogno, che l’ambiente con questo governo è diventato un optional. Non che con quelli precedenti fosse una priorità, ovvio. È dai tempi di Craxi, cioè delle cosiddette “vacche grasse” che l’ambiente non è più una priorità, ed allora lo era perché apparentemente l’Italia poteva permetterselo, perché l’economia sembrava andare a gonfie vele. Oggi la priorità è il lavoro, e lavoro ed ambiente, si sa, fanno a pugni per i nostri governanti. Del resto, il ministro all’Ambiente neppure è presente alla conferenza stampa, cui partecipano solo Renzi, Lupi, Guidi, Delrio e Padoan, che si chiamavano ovviamente e rigorosamente tutti per nome di battesimo, a dimostrazione della perfetta squadra messa insieme da Renzi.
Quindi, ambiente il grande assente. Voce energia. Qui Renzi torna sul suo pallino che l’energia bisogna produrla e produrla qui, in Italia. E fa riferimento allo studio dell’Assominearia che vorrebbe trivellare di più: ad esempio in Basilicata ed in Sicilia. Come ha detto di recente il ministro Guidi: “Gli ambientalisti devono smetterla. Dobbiamo trivellare”. Perché trivellare crea ricchezza per il paese e posti di lavoro (40.000 nuovi posti a detta sempre di Assomineraria). Peccato che il Terzo Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica presentato da Enea (non da quei rompiballe di ambientalisti) presso Confindustria stimi l’effetto sull’occupazione al 2020 del segmento della riqualificazione energetica, cioè il risparmio, a 237.000 occupati diretti e 355.000 complessivi. Ma evidentemente per Renzi i posti di lavoro sono altri.
Ma altro elemento che mi colpisce. Uno dei vari “sblocca” è lo “sblocca Comuni”. E qui, Renzi aveva chiesto ai Comuni italiani di segnalare le opere ferme sul loro territorio. Ha ricevuto risposte da 1976 amministrazioni che lamentano di non poter realizzare appunto opere sul loro territorio per le ragioni più svariate. Una di queste ragioni, una delle più frequenti, è la Soprintendenza, che impedisce di fare l’opera. Alla parola “Soprintendenza” il viso di Renzi si piega in una leggera smorfia, come dire “ma come può una Soprintendenza bloccare un’opera, prendersi la responsabilità di fermare un possibile cantiere con tanti bei posti di lavoro?” Ovviamente, lo “sblocca Comuni” si è capito che risolverà queste quisquilie.
La parola poi passa a Maurizio (Lupi) (da notare che Renzi se ne va senza neppure salutare i giornalisti…). Lupi mostra una cartina dell’Italia che, guarda caso, somiglia tanto a quella che Berlusconi mostrò da Vespa tanti anni addietro, con tanti con tanti bei pallini che indicano le opere che si faranno o che continueranno (Torino-Lione). Fra queste opere la Valdastico Nord e la Orte-Mestre, dove ci sono i “comitatini” che rompono. Maurizio, ecco, occorre notarlo, dice che il governo vuole salvaguardare il territorio. Non dice peraltro come questa tutela si coniughi con gli sblocchi delle opere a livello nazionale e locale. E non dice (ma lo dice Asor Rosa sul Il Manifesto del 30 luglio scorso) che si vuole ridurre il permesso a costruire ad una autocertificazione del cittadino, con perizia allegata. Con i risultati che si possono immaginare, in un paese che vanta già il più alto tasso di abusivismo edilizio in Europa, fenomeno peraltro che nel nord Europa (dato che noi ci rifacciamo sempre all’Europa…) è del tutto ignoto.
La parola poi passa alla Guidi, che si capisce poco di quello che dice, perché è un po’ in inglese ed un po’ in italiano. Parla infine Padoan (non parla Delrio), ma senza aggiungere niente di sostanziale a quanto già detto dai suoi colleghi. Tanti saluti e buon fine settimana. La conferenza termina.
Un’ora, sei minuti, quarantotto secondi. Tanto serve per capire che questo governo, se lo lasceranno operare, devasterà ancora di più la nostra povera terra
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