martedì 19 agosto 2014

Terrorismo? Soloncelli, ignoranti e smemorati. Un dibattito che fa male alla salute di Fabio Sebastiani, Controlacrisi.org




L’uscita del deputato grillino Alessandro Di Battista sull’Isis, per chi ha voglia di leggersela, ha ben poco a che vedere con la vulgata che nel mentre si è andata sbrodolando sul tema. Uno sport, quello della “decontestualizzazione” di una singola affermazione che appassiona i soloncelli di turno e gli ignoranti, le penne servili e i moralisti dell’ultim’ora. Fa bene alla salute, quindi evitare di riportare argomenti e puntualizzazioni. Viviamo in un paese che è pieno zeppo di "segreti di Stato" che riguardano proprio le più atroci azioni di terrorismo politico. Di cosa vogliamo parlare? Perché non vi esercitate su questo?

Sul terrorismo, e su ciò che gli somiglia, ci hanno da sempre inzuppato il biscotto un po’ tutti. Nessuno, però che si sia preso la briga di andare a vedere cosa dicesse il suo compagno di parrocchia, o lui stesso, soltanto qualche anno prima, quando i “terroristi” stavano dalla “parte giusta”. Ken Livingstone, Ken il rosso, ex sindaco di Londra, nel 2008 pronunciò,da questo punto di vista, una di quelle verità davvero difficili da confutare: ”Se un arabo facesse a Londra quel che noi abbiamo fatto nel mondo arabo per un secolo io sarei un terrorista inglese”.

 Come ci insegna l’utlimo romanzo di Wu Ming, le narrazioni le maneggia il potere. E finché non saremo in grado di produrne una nostra non vale la pena perdersi in discussioni senza senso su categorie che in realtà sono altri a decidere e ad imporre. La galleria degli orrori ha sempre nuove stazioni,si sa. Ed è davvero pura retorica discutere a quale ci conviene scendere. Il mostro dell’ambivalenza, anzi, dell’ambiguità fa razzia di ogni ragione. La storia delle “nazioni” ne è piena. La rivoluzione proletaria, in qualche modo, può certamente vantare un punto in più. E questo per il semplice e fondamentale motivo, figlio dell’internazionalismo autentico, che non puoi distruggere la vita dei tuoi fratelli, anche se stanno sotto un’altra bandiera.

E’ questa una delle ragioni fondanti per la quale, lotta armata è diversa dal terrorismo indiscriminato contro la popolazione. Il nemico del proletariato è la borghesia, quello della borghesia è il proletariato e il popolo tutto, soprattutto quando appartiene a un’altra nazione.
Il famoso discorso di Craxi in Parlamento in cui difendeva il diritto dei palestinesi ad usare la lotta armata e il terrorismo anche se aggiungeva, che non avrebbero portato da nessuna parte, non è poi così lontano da quanto evoca lo scritto di Di Battista. Semmai nell'articolo di Di Battista mancano le richieste che il PKK sia finalmente escluso dalla liste delle organizzazioni terroristiche e che il Presidente Abdullah Ocalan sia messo in libertà. E' ipocrita armare i Curdi per porre rimedio alla devastazione prodotta dall'occidente che ha creato e sostenuto i mostri dell'Isis, e poi non riconoscere ai curdi il diritto ad uno stato (laico e plurietnico) in cui vivere in pace.

Riotta, su RaiStoria (nel programma Eco della storia), proprio pochi giorni fa, ha mandato in onda un servizio dove si celebra (correttamente) la rivolta armata del Ghetto di Varsavia. Si spiegava che la rivolta scoppiò dopo che, esendo stati rinchiusi nel ghetto, i tedeschi chiusero tutti i valichi e gli accessi che servivano per l'approvigionamento. Prima gli ebrei facevano tunnel sotterranei per aprire l'accesso ai prodotti di contrabbando ma quando i tedeschi fecero saltare anche quei tunnel non rimase agli ebrei che prendere le armi per rompere l'isolamento. Bastava cambiare il nome Varsavia con Gaza ed il racconto si teneva in piedi da solo ma, come si sa, ci è stato detto che che gli ebrei a Varsavia lottavano per la libertà mentre a Gaza sono terroristi.

Ed ora qualche perla di “memoria” per capire meglio qual è il perimetro effettivo del ragionamento sul terrorismo.

D'Alema a giustificazione del terrorismo dell'UCK in Kosovo che faceva fuori intere famiglie di Serbi in nome del Kosovo Albanese e che si inventava stragi di Kosovari (che a fine guerra la Del Ponte. tribunale dell'Aja, scoprì essere stati commessi dall'UCK) e di come questi terroristi venivano presentati come vittime (D'Alema ci ha pure scritto un libro) al fine di giustificare i bombardamenti sulla Serbia. Insomma, proprio quelli del PD dimostrano ciò che in parte di vero c'è nel discorso di Di Battista, e cioè che uno è terrorista o combattente per la libertà a seconda di quello che conviene a noi.
“Se fossi nato in un campo profughi del Libano, forse sarei diventato anch'io un terrorista.” (Giulio Andreotti, dall'intervista di Renato Rizzo, «Sarei potuto diventare un terrorista», La Stampa, 7 marzo 2005).

"Né la moralità, né la tradizione ebraica possono negare l'uso del terrore come mezzo di battaglia...Noi siamo decisamente lontani da esitazioni di ordine morale sui campi di battaglia nazionali. Noi vediamo davanti a noi il comando della Torah, il più alto insegnamento morale del mondo: Cancellate - fino alla distruzione...Ma il terrore è essenzialmente parte della nostra battaglia politica alle presenti condizioni e il suo ruolo è ampio e grande. Ciò dimostra, a chiare lettere, a coloro che ascoltano in tutto il mondo e ai nostri fratelli scoraggiati fuori le porte di questo paese che la nostra battaglia è contro il vero terrorista che si nasconde dietro le sue pile di carta e di leggi che egli ha promulgato..."
(da He Khazit "Il Fronte", un giornale del Lehi - Lohamei Herut Israel, Combattenti per la Libertà d'Israele - in clandestinità, n. 2, Agosto 1943.

"La vera guerra al terrorismo – che può essere vinta – non si conduce devastando ulteriormente le città e i villaggi semidistrutti dell'Iraq o dell'Afghanistan, ma cancellando i debiti dei Paesi poveri, aprendo i nostri ricchi mercati ai prodotti di base di questi paesi, finanziando l'istruzione per i 115 milioni di bambini attualmente privi di qualsiasi accesso alla scuola e conquistando, deliberando e attuando altri provvedimenti simili". (Zygmunt Bauman).

"L'unica speranza per sconfiggere il terrorismo è attraverso l'osservanza delle regole delle nostre Democrazie". (Adolfo Pérez Esquivel)

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