![Pil droga prostituzione](https://ilsimplicissimus2.files.wordpress.com/2014/08/pil-droga-prostituzione.jpg?w=300&h=225)
Ma sarebbe ingeneroso attribuire al guappo di Rignano questo ennesimo
stratagemma per nascondere il fallimento e al contempo troppo generoso
attribuirgli i meriti di essersi inventato di un sotterfugio che nasce a
ben altri livelli: il nuovo calcolo del Pil è da anni una strategia del
capitalismo finanziario alle prese con teorie liberiste messe di fronte
alle loro contraddizioni e a una crisi ormai endemica. Per prima sono
ricorsi a questo escamotage statistico gli Usa che hanno cambiato il
calcolo nel 2010 con un aumento numerico di circa un 3,5% di pil, poi è
toccato alla Spagna, alla Gran Bretagna e in seguito
alla Francia cominciare a “drogare” il pil, seppure parzialmente e ora è
venuta l’ora per tutti gli altri Paesi che languono nella stagnazione.
Il cambiamento di parametri era necessario per “dimostrare” che le
prescrizioni dopotutto funzionano e abbindolare con numeri
sostanzialmente falsi le opinioni pubbliche: così si spera di dare più
credito alle ricette che hanno provocato la crisi e nel contempo cercare
di suscitare ottimismo. Naturalmente la scusa ufficiale è quella di
rendere più aderente il calcolo del Pil al mondo globalizzato, ma in
realtà siamo di fronte a una mutazione maligna del capitalismo: rendere
in qualche modo ufficiali le attività criminali e dare loro un segno
psicologico “positivo” significa alla fine rinnegare la legalità
democratica in funzione del mercato. E’ fin troppo ovvio che l’interesse
a reprimere e/o arginare comportamenti illegali che portano pil
immediato, anche se distruggono il futuro, sarà molto più debole. Così
come aumenterà la tentazione di fare del gioco d’azzardo una gallina
dalle uova d’oro o dei traffici di droga un industria non dico protetta,
ma nemmeno avversata più di tanto. E guai a chi chiede la
liberalizzazione che ora si scontrerà non solo contro il conformismo, ma
anche contro gli interessi di bilancio dello Stato. Per non parlare
dello scorporo dalla voce spesa degli acquisti di nuovi armamenti
considerati come un’investimento in sicurezza. E del tutto evidente che
si tratta di una totale follia disegnata sugli incubi di Bush e in ogni
caso un segnale fin troppo chiaro di come le elite finanziarie ed
economiche ormai pensano di uscire dalla palude che hanno creato anche
attraverso la guerra.
Infine nel nuovo calcolo c’è un elemento che favorisce la
delocalizzazione specie nei settori dove l’Italia conserva ancora
qualche rimasuglio di presenza: le merci mandate al’estero per essere
lavorate, non saranno più considerate export e import e dunque
non peseranno sulla bilancia commerciale. Ma sull’occupazione ahimè sì,
mentre i governi perderanno interesse a tenere a casa le aziende.
Però siccome i nuovi calcoli sono fumo colorato negli occhi
dell’opinione pubblica, risultano vitali per le cricche e le lobby di
Bruxelles inchiodate al fallimento delle loro prescrizioni. E più che
mai apprezzate dal nostro governo, nonostante l’Italia sia il Paese
europeo che beneficerà di meno dell’aumento di Pil statistico, facendoci
restare comunque l’ultima ruota del carro. Del resto ai cittadini si fa
credere che questo cambiamento del calcolo sia solo un fatto tecnico,
un adeguamento alla realtà di una misura econometrica di per sé
insufficiente, ingannevole e politicamente orientata, mentre invece si
tratta di un nuovo passo nella discesa verso gli inferi, di un nuovo
capitolo del dramma globale.
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