venerdì 3 luglio 2015

Svalutazione competitiva di Robert Kurz

successione

La moneta forte, con un alto valore esterno, viene generalmente considerata come un segno di superiorità economica. La cosiddette monete deboli, al contrario, attengono agli Stati perdenti ed ai candidati alla caduta sul mercato mondiale.  
Tuttavia, questa regola sembra aver perduto credibilità. Da ogni parte, la paura è quella che la propria moneta possa diventare troppo forte. In Svizzera, la Banca centrale interviene per far abbassare il franco svizzero, in ascesa rispetto all'euro in difficoltà. Le banche centrali del Giappone e di altri paesi attuano la stessa politica nei confronti del dollaro. I paesi emergenti come il Brasile stanno disperatamente lottando contro la valorizzazione del loro denaro. Inversamente, Gli Stati Uniti e l'Unione Europea non sono affatto tristi per quel che riguarda la tendenza alla caduta della loro moneta, che ormai non è più così importante. A partire dalla presunta fine della crisi, si può quasi parlare di svalutazione competitiva.
La faccenda può essere spiegata a partire dalla mutazione avvenuta nella struttura economica di crisi del capitalismo. L'economia mondiale sta camminando solamente grazie ai crediti inflazionati in maniera surreale ed alle relazioni economiche esterne ad essi associate. 
I paesi in attivo, come il Giappone, la Cina e la Germania, dipendono dalle loro esportazioni a senso unico, i paesi in deficit dipendono dal flusso, ugualmente a senso unico, di capitale monetario trans-nazionale. Sia gli uni che gli altri hanno raggiunto il limite. Ora, tutti quanti cercano di recuperare a spese degli altri. Gli uni vogliono salvare a tutti i costi l'eccedenza di esportazione, gli altri, a loro volta, vogliono ottenere una quota maggiore delle esportazioni. Ma le esportazioni sono tanto più a buon mercato e, quindi, più competitive quanto più la propria moneta è debole - situazione in cui le importazioni, al contrario, diventano più costose. La svalutazione competitiva dimostra come dappertutto venga disprezzata l'economia nazionale e si insista soprattutto sulla crescita delle esportazioni.
Nella zona euro vediamo una situazione particolarmente paradossale, nella quale i paesi in deficit non possono svalutare contro i paesi in eccedenza, come la Germania, in quanto entrambe le parti condividono una moneta comune. Inoltre, l'euro relativamente debole, proprio grazie alla crisi del debito del sud Europa, stimola ancora di più le esportazioni tedesche verso il resto del mondo. 
Ma questa storia di successo non può più continuare, poiché distrugge i suoi medesimi presupposti. E' il rullo compressore dell'esportazione della Germania che sta rovinando l'euro. Qualsiasi manuale di economia mostra come una cosa di questo genere non può funzionare. Uno smembramento dell'euro che riporti alle vecchie monete nazionali farebbe certamente aumentare fino ad un valore incommensurabile il debito esterno dei paesi in deficit, valorizzando allo stesso tempo il marco tedesco in maniera così drastica da paralizzare la macchina dell'esportazione tedesca. L'euro è stato ovviamente un'operazione suicida.
Per i paesi con grandi eccedenze di esportazione, la valorizzazione non costituisce un problema, per un certo periodo, solamente quando hanno anche un mercato interno forte e/o un monopolio industriale. Questo è stato il caso del Gran Bretagna del XIX secolo e degli Stati Uniti a metà del XX secolo. E' stato così che le monete di queste potenze mondiali hanno potuto assumere la funzione di denaro mondiale. Dopo il declino degli USA, altamente indebitati, non si vede da nessuna parte un candidato alla successione, ancor meno la Cina. La drastica valorizzazione della moneta cinese, che continua ad essere ritardata, finirà per rovinare le industrie esportatrici, svalutando simultaneamente le enormi riserve di dollari. Nessuno può più tornare indietro dalla propria posizione, ma per i paesi indebitati è oggettivamente impossibile mantenere le esportazioni a senso unico. La svalutazione competitiva porta alla crisi dell'euro, alla crisi monetaria mondiale.
- Robert Kurz - Pubblicato su "Neues Deutschland" del 14.11.2011 -

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