La
pergamena costa troppo, ragazzi. D’ora in poi le vostre lauree, specie
quelle in materie umanistiche, verranno rilasciate su speciali rotoli di
carta morbida che già dalla forma vi suggeriranno l’uso che potete
farne. La corsa finisce qui. Capolinea. Prima serviva la laurea, senza
laurea non sei nessuno e non vai da nessuna parte. Poi contrordine: ci
vuole il master. Anzi, possibilmente il master all’estero. E il
dottorato? Dove lo mettiamo il dottorato, eh? E un po’ di ricerca
sottopagata non la vogliamo fare? E su, coraggio! Poi, dopo i
trentacinque anni, eccoti pronto per il posto di lavoro, che ovviamente
non può prescindere da qualche capacità manuale. Come per esempio
cancellare dal curriculum la laurea, il master e il dottorato,
altrimenti al call-center temono di assumere un pericoloso
intellettuale. Alcune centinaia di migliaia di dottori italiani, appena
appesa la loro laurea in salotto, si sentono dire che servirebbe di più
un diploma tecnico, anzi, non esageriamo, qualche anno come garzone di
elettricista soddisferebbe meglio l’esigenza di professionalità
attualmente richiesta nel paese. Dopo aver passato la prima metà della
vita a sentirsi dire che bisogna studiare di più, eccoci passare la
seconda metà della vita a sentirsi dire che era meglio studiare di meno.
Tranquilli, vi aiuteranno, per esempio con l’aumento delle rette
universitarie (quest’anno in media più sette per cento). Non ce l’hanno
con voi, amici. Niente di personale. E’ semplicemente la famosa manina
del mercato: c’è una sovrapproduzione di ceto medio, con curriculum da
ceto medio e aspettative da ceto medio. I figli del ceto medio giacciono
invenduti nei magazzini. Capite anche voi che non è possibile, e che
questo rischia di mettere in crisi il mercato delle classi sociali:
troppa offerta di classi medie e molta domanda di sano proletariato.
Dai, siete laureati, no? Come possono sfuggirvi queste elementari
dinamiche sociali? Su, da bravi, caricate sul camion questa cassetta di
cipolle e non fate polemiche. Anzi, state proprio zitti, muti. Se no il
caporale si accorge che avete studiato.
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