lunedì 24 dicembre 2012

Intervista a Maurizio Landini: «Arcaico è chi ha riportato i diritti dei lavoratori a livelli ottocenteschi»



Come risponde a Monti che nella conferenza di fine anno ha dichiarato che la Cgil è una forza che difende posizioni “nobilmente arcaiche ”?’
Trovo che se si vuole essere moderni bisognerebbe fare una legge sulla rappresentanza, cosa che il governo Monti si è ben guardato dal fare. Considero che il fatto che i lavoratori non possano votare i loro accordi e non possano scegliersi i propri sindacati sia effettivamente arcaico, significa non avere applicato dopo sessant’anni la nostra Costituzione. Oggi questa cosa serve a chi vuole cancellare il contratto nazionale di lavoro e i diritti. Inviterei Monti a farsi un giro per le fabbriche, e non quando sono imbandite a festa ma quando realmente funzionano, e si accorgerebbe che stiamo tornando indietro, verso l’Ottocento, per le condizioni di vita e di lavoro delle persone.
Un bilancio negativo insomma
Penso che i provvedimenti presi sulle pensioni e sul mercato del lavoro siano le cose peggiori e più vecchie che si possano fare. La modernità e l’innovazione sarebbero quelle di applicare la nostra Costituzione, sia nel campo delle libertà che nel campo economico e politico. La democrazia e la sua estensione è la cosa più moderna che c’è. Mentre oggi c’è poca democrazia ed è negata soprattutto nei luoghi di lavoro.
Una cosa buona di questo governo dimissionario?
L’unica cosa positiva fatta è stato ridare credibilità a questo paese dopo il governo Berlusconi. Chiunque avesse sostituito Berlusconi avrebbe recuperato la credibilità. Sul piano internazionale e europeo c’è stato un netto miglioramento. Io apprezzo anche le scelte che in queste ore sta facendo Monti. Un elemento di chiarezza nella politica. Se c’è un punto che deve essere superato è l’ambiguità. Andare a Melfi a dire che Marchionne è un bravo imprenditore, dire alle forze politiche di sostenere il suo progetto anche se non si candida è senz’altro un elemento di chiarezza che fa emergere una certa posizione e una certa visione. E la politica è questo. Mi auguro che le forze politiche che vogliono governare questo paese in maniera alternativa dicano quello che vogliono fare. Rischiamo che il sistema industriale di questo paese salti.Non solo il settore auto, ma anche quello siderurgico, la cantieristica, il settore elettrodomestico. Non c’è stata una politica industriale degna di questo nome. Pensare che per competere si riducano i diritti e i salari e si estenda la precarietà e i licenziamenti non è assolutamente la strada che può portare fuori dalla crisi. Sono altre le scelte che devono essere fatte. Anche sull’Europa: non può essere un’unione basata solo sulla moneta ma anche un’unione sociale. Non mi pare che il governo Monti abbia brillato in novità. Bisogna rimettere al centro lavoro e democrazia. La Fiat sta violando leggi e principi della nostra Costituzione. Primo punto: chiunque voglia candidarsi a guida dovrebbe rispondere se vogliono applicare i principi di fondo della nostra costituzione.
Al di là degli auspici pensa che possa esserci un cambiamento di sostanza? Si possono ribaltare certi atteggiamenti?
Devono essere affrontati questi temi. Altrimenti l’arretramento progressivo è inevitabile. Il nuovo governo si deve porre il problema di un intervento pubblico nell’economia. Da questa situazione non si esce senza un piano straordinario degli investimenti pubblici e privati. E entrambi sono diminuiti. La siderurgia è un nodo fondamentale. La banda larga e la mobilità sono altri nodi strategici, visto il ritardo tecnologico. Poi le energie rinnovabili. Serve una giustizia sociale che oggi non c’è. Combattere il fisco significa redistribuire a chi in questi anni ha pagato. Significa fare una patrimoniale che è anche una lotta alla malavita organizzata che controlla parte dell’economia reale. Serve investire sulla ricerca e sulla scuola pubblica e rendere la macchina meno burocratica. E sul piano sociale e sindacale serve una legge sulla rappresentanza. In questi ultimi tre-quattro anni abbiamo assistito a contratti separati. Nessuno ha una bacchetta magica ma c’è un battaglia da fare per superare la precarietà. Bisogna cambiare l’agenda di questo paese visto che Monti la propone per il governo futuro. Mi auguro che durante la campagna elettorale i contendenti chiariscano che cosa intendono fare per il paese a livello industriale e lavorativo e democratico. In questo paese non mancano i soldi, ma manca un sistema di redistribuzione. Queste sono le scelte che dovrebbero avere la priorità in un momento di rischio di chiusura e la crisi. Noi come Fiom non volevamo sostituirci alla politica, ma dirle che c’era un problema di rappresentare gli interessi delle persone che lavorano e dei giovani.
Non le seccano un po’ parole come conservazione e arcaicità?
È un periodo in cui le parole rischiano di perdere il loro significato. Noi abbiamo fatto una battaglia moderata. Noi stiamo difendendo la nostra Costituzione. Sinceramente se uno mi dice che per difendere la costituzione sono un conservatore allora si, lo sono. Non è mai stata applicata in sessant’anni di vita che ha. Se l’innovazione sarebbe Marchionne, come il presidente Monti ha voluto rimarcare, vorrei far notare a tutti che queste politiche sono state fatte negli Stati Uniti tanti anni fa. Il mercato decide tutto. Ci sono tanti singoli lavoratori in lotta fra di loro. Se la modernità è chiudere stabilimenti e spostare la produzione in altri paesi allora non so cosa voglia dire questa parola. Non mi pare che quello fatto dalla Fiat in questi due anni sia da conservare. È un modo antico di guardare le cose. Monti invece di farci entrare nel 2000 rischia di farci tornare all’ottocento.

Fonte: pubblico quotidiano | Autore: Paolo Valentini 

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