giovedì 27 dicembre 2012

L’essenziale e l’inessenziale di Alberto Burgio

Intervento al Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista del 23 dicembre 2012
BURGIOint1602Comincio con una considerazione molto breve sulla fase politica, che pure meriterebbe ben altra attenzione. Credo che dovremmo tenere presente che molto probabilmente la prossima legislatura sarà ancora più dura di quella che si è appena conclusa. Vivremo sotto il duplice vincolo del pareggio di bilancio e del fiscal compact. E non credo si possa escludere che a Quirinale sieda un personaggio – penso a Monti, che ancora non ha deciso cosa fare da grande – ancor più retrivo dell’attuale inquilino. Ne segue che, se riusciremo a salvarci la pelle, il lavoro duro non sarà certo finito con le elezioni. Al contrario, si tratterà, dal primo giorno della nuova legislatura, di spendersi allo spasimo per costruire nel paese un’opposizione non puramente virtuale.
Vengo al percorso in vista delle elezioni di febbraio, al centro della nostra discussione.
Per ciò che riguarda l’assemblea del Teatro Quirino, condivido un passaggio della relazione del segretario e, nella sostanza, il giudizio severo formulato qui stamattina dalla compagna Rasori. Giudizio che però declinerei, appunto, alla luce del suggerimento di Ferrero. Distinguiamo l’essenziale dell’inessenziale. L’essenziale resta la necessità di partecipare a una pratica unitaria di costruzione del polo della sinistra; meno essenziale mi pare invece indugiare nelle critiche (in sé condivisibili) del microgiacobinismo degli eterni teorici della democrazia diretta e della supponenza dei soliti interpreti della «società civile».
Distinguere essenziale e marginale è necessario anche in relazione a Ingroia. Essenziale mi pare il fatto che Ingroia incarni, ci piaccia o meno, l’unica concreta possibilità di costruire un’aggregazione credibile, caratterizzata in chiave limpidamente antiliberista. Di fronte a questo, non mi appassiona invece la discussione su quanto ancora manca nel uo decalogo, così come mi pare del tutto ovvio (e banale) che Ingroia non si sia mostrato in tutto e per tutto avvertito del dibattito politico. A chi tra noi preferisce snocciolare altrui lacune, suggerirei di prendere sul serio quanto ci hanno insegnato le donne: proviamo a partire da noi stessi e dalle nostre lacune, da tutti gli errori che abbiamo commesso e in conseguenza dei quali siamo ridotti ai minimi termini.
Due parole, infine, su di noi e sul da farsi.
Siamo – credo – tutti (o quasi) consapevoli che si è verificata una costellazione favorevole e che sta passando un autobus (forse l’ultimo) che potrebbe permetterci di evitare il rischio di chiudere baracca. Detto questo, sappiamo che un passo in avanti è solo un passo. Ci sono ancora molti ostacoli fino alla costruzione della lista. Dopodiché dovremo fare una campagna elettorale molto impegnativa. E poi incroceremo le dita.
Oggi mi sembra importante sottolineare una cosa. Ieri il sergretario ha detto che è necessario compiere questo percorso unitario di costruzione del polo di sinistra, e al tempo stesso tenere insieme il nostro partito, preservarne consistenza e unità, possibilmente rafforzarlo. Sono d’accordo. Per questo ritengo essenziale, tra altre, una condizione: essere leali tra noi. E garantire trasparenza nel processo di formazione delle decisioni che dovremo assumere da oggi sino all’ultimo giorno della campagna elettorale.
Tutti sappiamo che – ci piaccia o meno – l’elaborazione delle liste elettorali è uno dei momenti più delicati nell’esperienza di un partito politico, soprattutto in tempi come questi, di vacche magre o magrissime. Per questo abbiamo tutti il dovere di essere leali e cauti, e di garantire non soltanto in termini retorici partecipazione e trasparenza.

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