Quando nel primo pomeriggio il governo incassa la fiducia della Camera sulla legge di stabilità (373 sì, 67 no e 15 astenuti), quella che una volta si chiamava finanziaria diventa legge. Anche se il via libera definitivo sul provvedimento, che resta uguale a quello approvato 24 ore prima dal Senato, arriva alle 17.30 con 309 voti favorevoli, 55 contrari di Idv e Lega, e 5 astenuti Radicali. Sull’unico gigantesco articolo con 554 commi, che segna uno degli ultimi atti del governo Monti, vale nel complesso il giudizio di Susanna Camusso: «La legge di stabilità non contiene scelte per invertire la crisi in cui versa il paese».
A riprova delle parole di Camusso, nelle pieghe del maxiprovvedimento non mancano decisioni che vanno a penalizzare fasce deboli della popolazione. Fra le ultime novità ad esempio i sindacati degli inquilini, sia confederali che di base, scoprono l’azzeramento del fondo di sostegno per l’affitto, nei passaggi della legge fra Camera e Senato: «Si tratta di un dietrofront estremamente grave – segnalano Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini – visto che in partenza era stato approvato un fondo che comprendeva nei capitoli di spesa l’aiuto agli inquilini più deboli. Questo ennesimo taglio imprime un marchio ulteriormente negativo sulle politiche sociali del governo». Marchio che non viene certo lenito dalla proroga di sei mesi degli sfratti, resa obbligatoria da una situazione sociale sempre più esplosiva.
Un’altra denuncia arriva dalle associazioni impegnate sul fronte dell’emergenza carceraria, che segnalano il taglio del 95% alle spese per favorire l’attività lavorativa dei detenuti, oltre che a quelle per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Un’altra bastonata, da aggiungere all’affossamento del decreto sulle pene alternative al carcere, per cercare di contrastare l’inumano affollamento negli istituti penitenziari per cui si sta battendo, fra i tanti, Marco Pannella.
A riprova delle parole di Camusso, nelle pieghe del maxiprovvedimento non mancano decisioni che vanno a penalizzare fasce deboli della popolazione. Fra le ultime novità ad esempio i sindacati degli inquilini, sia confederali che di base, scoprono l’azzeramento del fondo di sostegno per l’affitto, nei passaggi della legge fra Camera e Senato: «Si tratta di un dietrofront estremamente grave – segnalano Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini – visto che in partenza era stato approvato un fondo che comprendeva nei capitoli di spesa l’aiuto agli inquilini più deboli. Questo ennesimo taglio imprime un marchio ulteriormente negativo sulle politiche sociali del governo». Marchio che non viene certo lenito dalla proroga di sei mesi degli sfratti, resa obbligatoria da una situazione sociale sempre più esplosiva.
Un’altra denuncia arriva dalle associazioni impegnate sul fronte dell’emergenza carceraria, che segnalano il taglio del 95% alle spese per favorire l’attività lavorativa dei detenuti, oltre che a quelle per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Un’altra bastonata, da aggiungere all’affossamento del decreto sulle pene alternative al carcere, per cercare di contrastare l’inumano affollamento negli istituti penitenziari per cui si sta battendo, fra i tanti, Marco Pannella.
Di segno opposto, naturalmente, i provvedimenti a favore delle grandi opere e delle imprese a vocazione militare. A partire dall’alta velocità sulla tratta Torino-Lione, per la quale viene dato il via libera a un nuovo finanziamento di 2,25 miliardi in 15 anni, tale da far aumentare gli stanziamenti di 150 milioni per ogni anno che andrà dal 2015 al 2029. Mentre per Finmeccanica è confermato un rifinanziamento per 8,43 miliardi in 16 anni della legge 808, quella in materia di «interventi per lo sviluppo e l’accrescimento di competitività delle industrie operanti nel settore aeronautico».
Tra le conferme auspicate della legge di stabilità c’è quella relativa alle nuove risorse per gli ammortizzatori in deroga. Finanziamenti che erano stati richiesti a gran voce dalla Cgil e dagli enti locali perché, con gli 800 milioni inizialmente stanziati dal governo di Mario Monti, era stato calcolato di non poter andare oltre il mese di aprile per il sostegno al reddito degli addetti delle piccole e piccolissime imprese, prive di cassa integrazione ordinaria. In parlamento sono state votate ulteriore risorse per circa 900 milioni, che portano il totale a 1,7 miliardi. Sul fronte del lavoro scatta anche la proroga per i precari della pubblica amministrazione con i contratti in scadenza, che possono restare nel loro impiego fino al 31 luglio 2013. Inoltre nei concorsi pubblici ai precari potrà essere riservata una quota fino al 40% dei posti a disposizione. Ne potranno beneficiare i lavoratori con tre anni di servizio con contratto a tempo determinato o collaborazione coordinata e continuativa (ex
co.co.co) nell’amministrazione che emana il bando.
Tra le conferme auspicate della legge di stabilità c’è quella relativa alle nuove risorse per gli ammortizzatori in deroga. Finanziamenti che erano stati richiesti a gran voce dalla Cgil e dagli enti locali perché, con gli 800 milioni inizialmente stanziati dal governo di Mario Monti, era stato calcolato di non poter andare oltre il mese di aprile per il sostegno al reddito degli addetti delle piccole e piccolissime imprese, prive di cassa integrazione ordinaria. In parlamento sono state votate ulteriore risorse per circa 900 milioni, che portano il totale a 1,7 miliardi. Sul fronte del lavoro scatta anche la proroga per i precari della pubblica amministrazione con i contratti in scadenza, che possono restare nel loro impiego fino al 31 luglio 2013. Inoltre nei concorsi pubblici ai precari potrà essere riservata una quota fino al 40% dei posti a disposizione. Ne potranno beneficiare i lavoratori con tre anni di servizio con contratto a tempo determinato o collaborazione coordinata e continuativa (ex
co.co.co) nell’amministrazione che emana il bando.
Quanto all’Imu, viene confermato il trasferimento nel prossimo biennio del gettito alle amministrazioni comunali, con una stima di circa 7,5 miliardi per le casse dei municipi. All’amministrazione centrale resta invece il gettito Imu su capannoni industriali e laboratori artigianali, con un incasso previsto di 8,9 miliardi tra il 2013 e il 2014. I Comuni potranno aumentare l’aliquota standard dello 0,76%, fino a un tetto massimo dell’1,06%. Sempre in tema di enti locali salgono a 1,4 miliardi le risorse per Comuni e Province, quest’ultime tenute ancora in vita per tutto il 2013. Un miliardo arriverà da un allentamento del patto di stabilità interno, e 400 milioni dalla riduzione dei tagli per i Comuni. Questi ultimi potranno contare anche sui maggiori incassi legati alla Tares,
nuova tassa su rifiuti e servizi comunali che sostituisce la Tarsu, e che arriverà a partire dal mese di aprile con un ulteriore aggravio di spesa per le famiglie. Sempre in tema di aumenti, dal prossimo luglio via libera all’aumento di un punto della aliquota Iva attualmente al 10%, mentre è stato bloccato l’incremento dell’aliquota al 21% visto che sono rimaste invariate le aliquote Irpef. In tema di detrazioni infine passano da 900 a 1.220 euro quelle fiscali per i figli di età inferiore ai tre anni, mentre per i figli più grandi si passa da 800 a 950. Aumentano anche le detrazioni per i figli con disabilità, fino a un massimo di 1.620 euro.
nuova tassa su rifiuti e servizi comunali che sostituisce la Tarsu, e che arriverà a partire dal mese di aprile con un ulteriore aggravio di spesa per le famiglie. Sempre in tema di aumenti, dal prossimo luglio via libera all’aumento di un punto della aliquota Iva attualmente al 10%, mentre è stato bloccato l’incremento dell’aliquota al 21% visto che sono rimaste invariate le aliquote Irpef. In tema di detrazioni infine passano da 900 a 1.220 euro quelle fiscali per i figli di età inferiore ai tre anni, mentre per i figli più grandi si passa da 800 a 950. Aumentano anche le detrazioni per i figli con disabilità, fino a un massimo di 1.620 euro.
di Domenico Moro
La legge di stabilità è passata al
vaglio del Senato e si appresta a ritornare alla Camera per l’a
pprovazione definitiva. Proviamo a vederne i punti principali.
Irpef. La
formulazione originaria data dal governo prevedeva il taglio di un
punto percentuale dell’aliquota dell’ imposta sui redditi delle persone
fisiche (Irpef) per i due scaglioni più bassi, quello fino a 15mila euro
che sarebbe passato dal 23% al 22% e quello fino a 28mila euro che
sarebbe sceso dal 27% al 26%. A questo proposito bisogna notare che la
stragrande maggioranza degli operai e degli impiegati del nostro Paese
rientrano in queste fasce.
Dopo il primo passaggio alla Camera e il
passaggio al Senato, la riduzione dell’Irpef è stata annullata. A
compensazione sono state introdotte maggiori detrazioni per i figli a
carico e per i disabili. In generale, si può affermare che si tratta di
un peggioramento rispetto alla prima versione, perché si ha un vero
risparmio solo per chi ha più di due figli, una situazione abbastanza
rara in una Italia da anni alle prese con il calo a picco del tasso di
natalità. Iva.
La versione originaria prevedeva, dopo l’aumento di settembre 2011 dal 20 al 21% dell’aliquota ordinaria, un nuovo aumento al 22% cui si sarebbe aggiunto quello dell’aliquota media del 10%. Quest’ultimo non è stato confermato ma il primo sì. Non è un gran risultato, come viene invece contrabbandato da certi esponenti della maggioranza, specie se consideriamo che l’aliquota ordinaria raggiunge uno tra i livelli più alti nel mondo e che si applica a merci, come i carburanti, che determinano l’aumento dei prezzi delle altre merci, sebbene non toccate dall’aumento della loro aliquota. Senza contare che l’Iva è l’imposta più evasa. Inoltre, mentre la diminuzione delle aliquote più basse dell’Irpef ne avrebbe aumentato la progressività, il doppio aumento dell’Iva, che incide di più sui redditi più bassi, aumenta la regressività complessiva del sistema fiscale italiano.
Irap e detassazione del salario di produttività. Parte non minima delle risorse ricavate dalla rinuncia al taglio dell’Irpef, e soprattutto dai tagli, pari a sei miliardi, a Regioni, Province e Comuni, e alla sanità, 600 milioni nel 2013 e un miliardo sia nel 2014 che nel 2015, sono andate alle imprese. Lo strumento è la riduzione della base imponibile dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, che in realtà costituisce il 60% del bilancio sanitario italiano, essendo parte del salario indiretto.
Lo sconto fiscale alle imprese italiane sarà di 709 milioni nel 2014 e di 810 nel 2015. Inoltre le imprese beneficeranno di un ulteriore sconto di 2 miliardi e 150 milioni tra 2013 e 2015 per il cosiddetto salario di produttività.
In realtà, la produttività non c’entra nulla. Secondo la circolare n.3/E del 14 febbraio 2011 dell’Agenzia delle entrate, la riduzione fiscale al 10% è applicata sul lavoro notturno, festivo, e straordinario.
In una situazione di riduzione degli investimenti fissi, cioè con poche migliorie e innovazioni tecnologiche, la produttività si traduce in una spremitura maggiore del lavoro fisico e mentale dei lavoratori mediante aumento della fatica e della durata del lavoro. Inoltre, tale provvedimento indebolisce la contrattazione collettiva, favorendo quella aziendale. Ma le imprese hanno ricevuto anche risorse dirette, ad esempio l’aerospaziale avrà 8,4 miliardi in 16 anni, destinati in gran parte ai cacciabombardieri F35, e la Tav 2,2 miliardi in 15 anni, mentre sono stati eliminati i tagli all’Expo.
Imu e Tares. Gli aumenti Imu e la sua introduzione su tutte le prime case, di fatto una patrimoniale sul risparmio popolare e dei lavoratori, sono rimasti. È cambiata la destinazione dei proventi (8,3 miliardi) che inizialmente erano destinati (il 50%) allo Stato e che andranno tutti ai comuni. Ma niente paura.
L’erario ci guadagna perché otterrà dai comuni il gettito dell’imposta su capannoni e fabbriche, che vale 4,4 miliardi cui si aggiunge l’azzeramento dei fondi per il riequilibrio del federalismo e dei trasferimenti a Sicilia e Sardegna per 4,7 miliardi.
La Tares è una nuova tassa che sostituisce Tarsu e Tia e le aumenta. Infatti, non riguarda solo i rifiuti, ma prevede una maggiorazione per i servizi come illuminazione, manutenzione strade, ecc. Evidentemente a compensazione dei suddetti tagli ai comuni e alle province. Ad ogni modo, con la riforma del catasto entrambe saranno ulteriormente aumentate.
La versione originaria prevedeva, dopo l’aumento di settembre 2011 dal 20 al 21% dell’aliquota ordinaria, un nuovo aumento al 22% cui si sarebbe aggiunto quello dell’aliquota media del 10%. Quest’ultimo non è stato confermato ma il primo sì. Non è un gran risultato, come viene invece contrabbandato da certi esponenti della maggioranza, specie se consideriamo che l’aliquota ordinaria raggiunge uno tra i livelli più alti nel mondo e che si applica a merci, come i carburanti, che determinano l’aumento dei prezzi delle altre merci, sebbene non toccate dall’aumento della loro aliquota. Senza contare che l’Iva è l’imposta più evasa. Inoltre, mentre la diminuzione delle aliquote più basse dell’Irpef ne avrebbe aumentato la progressività, il doppio aumento dell’Iva, che incide di più sui redditi più bassi, aumenta la regressività complessiva del sistema fiscale italiano.
Irap e detassazione del salario di produttività. Parte non minima delle risorse ricavate dalla rinuncia al taglio dell’Irpef, e soprattutto dai tagli, pari a sei miliardi, a Regioni, Province e Comuni, e alla sanità, 600 milioni nel 2013 e un miliardo sia nel 2014 che nel 2015, sono andate alle imprese. Lo strumento è la riduzione della base imponibile dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, che in realtà costituisce il 60% del bilancio sanitario italiano, essendo parte del salario indiretto.
Lo sconto fiscale alle imprese italiane sarà di 709 milioni nel 2014 e di 810 nel 2015. Inoltre le imprese beneficeranno di un ulteriore sconto di 2 miliardi e 150 milioni tra 2013 e 2015 per il cosiddetto salario di produttività.
In realtà, la produttività non c’entra nulla. Secondo la circolare n.3/E del 14 febbraio 2011 dell’Agenzia delle entrate, la riduzione fiscale al 10% è applicata sul lavoro notturno, festivo, e straordinario.
In una situazione di riduzione degli investimenti fissi, cioè con poche migliorie e innovazioni tecnologiche, la produttività si traduce in una spremitura maggiore del lavoro fisico e mentale dei lavoratori mediante aumento della fatica e della durata del lavoro. Inoltre, tale provvedimento indebolisce la contrattazione collettiva, favorendo quella aziendale. Ma le imprese hanno ricevuto anche risorse dirette, ad esempio l’aerospaziale avrà 8,4 miliardi in 16 anni, destinati in gran parte ai cacciabombardieri F35, e la Tav 2,2 miliardi in 15 anni, mentre sono stati eliminati i tagli all’Expo.
Imu e Tares. Gli aumenti Imu e la sua introduzione su tutte le prime case, di fatto una patrimoniale sul risparmio popolare e dei lavoratori, sono rimasti. È cambiata la destinazione dei proventi (8,3 miliardi) che inizialmente erano destinati (il 50%) allo Stato e che andranno tutti ai comuni. Ma niente paura.
L’erario ci guadagna perché otterrà dai comuni il gettito dell’imposta su capannoni e fabbriche, che vale 4,4 miliardi cui si aggiunge l’azzeramento dei fondi per il riequilibrio del federalismo e dei trasferimenti a Sicilia e Sardegna per 4,7 miliardi.
La Tares è una nuova tassa che sostituisce Tarsu e Tia e le aumenta. Infatti, non riguarda solo i rifiuti, ma prevede una maggiorazione per i servizi come illuminazione, manutenzione strade, ecc. Evidentemente a compensazione dei suddetti tagli ai comuni e alle province. Ad ogni modo, con la riforma del catasto entrambe saranno ulteriormente aumentate.
Tobin Tax.
Molto esaltata in quanto colpirebbe una finanza piuttosto impopolare,
di fatto, secondo stime di mercato e per come è articolata, genererebbe
appena un quinto del gettito previsto. Dalla Borsa di Milano, su azioni e
derivati, per il 2013 arriverebbe un gettito di appena 150 milioni.
Dalle negoziazioni Otc (non regolamentate) potrebbero arrivare 800
milioni, ma risulta dubbio il potere impositivo dello stato italiano su
investitori eteri che comprano e vendono azioni italiane all’estero, ad
esempio a Londra.
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