Le
notizie di stampa possono talvolta depistare, ma la conoscenza diretta
ne suffraga la validità e la veridicità; ovvero, nessuno si inventa
nulla! Resta il fatto che nella giornata di Ingroia qualcosa non è
risultato chiaro, o meglio, ha sicuramente bisogno di essere chiarito in
modo migliore. Il Magistrato, intervenuto ieri (venerdì 21 dicembre,
ndr) a Roma al teatro Capranica, rende palese la sua disponibilità a
candidarsi per affrontare il mare aperto della politica. Lo fa
richiamando la necessità di contrastare la deriva liberista che da anni
logora l’Italia; usa parole e concetti precisi. Sono “concetti” assai
ben conosciuti dal popolo della sinistra, tanto che non possono non
essere condivisi.
Però qualcosa stride… Non si dichiara antipartitico, tanto meno cavalca l’antipolitica, ma chiede ai politici presenti in platea di fare un passo indietro: “A Luigi De Magistris, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro e Angelo Bonelli chiedo di sostenere la nostra sfida, di esserci. Ma gli chiedo anche di fare un passo avanti verso la società confronti, e dunque di fare loro un passo indietro”. Forse non abbiamo afferrato bene il concetto, o forse c’è qualcosa che veramente non torna. Come si può, prima dire …”siete esempi di una politica pulita e alternativa che ha combattuto in questi anni battaglie contro Berlusconi prima e Monti poi..”, (operando quindi dei distinguo chiari, netti e indicativi dell’assoluta coerenza e credibilità di queste forze politiche, scorporandole dal resto della “galassia del settore”) e poi invitarle a fare un passo indietro dicendo che “per aiutare la società civile a fare un passo avanti, io credo che voi dobbiate fare un passo indietro”?! Si rivolge a queste, chiedendo loro di affiancarlo e lavorare attivamente in questa che, giustamente, chiama “battaglia”, in modo da “incoraggiare la società civile”.
Abbiamo e continuiamo ad avere rispetto e stima per l’uomo Ingroia, ma non possiamo non chiedergli se ha presente il significato dell’impegno di un militante o di un attivista politico… Vorremo tanto chiedergli se pensa che le migliaia (per non dire molto di più..) di persone impegnate a vari livelli in questi partiti abbiano qualcosa di diverso da quella che chiama “società civile”… Vorremo capire come, e con chi, vorrebbe gestire la res pubblica, se non con chi ha dimostrato di avere proposte, idee, coerenza e capacità per farlo(?). Siamo d’accordo (e lo siamo da tempo!) sul fatto di creare forme di alternanza operativa, di cambiare, di presentare volti nuovi, energie “fresche”, lontane dai “vecchi tromboni” che da decenni albergano in Parlamento, ma questo va fatto senza porre veti o pregiudizi di sorta! Crediamo che il nuovo debba essere rappresentato dall’impiego delle migliori competenze, siano esse appartenenti ad un genere o all’altro, così come crediamo che ci sia la necessità di attingere alle giovani generazioni, ma altrettanto che vi siano competenze rappresentate da persone più “mature” delle quali non possiamo fare a meno…
Ma c’è una sola cosa che non potremo mai accettare: che l’impegno e l’attivismo politico, o ancora più precisamente, partitico, rappresenti un discrimine! Fin dall’inizio abbiamo pensato e creduto che fosse necessario recuperare la massima partecipazione dei Cittadini, affiancandola a quella dei movimenti e dei partiti. L’abbiamo fatto nella consapevolezza che ciascuna di queste “componenti” avesse il diritto di organizzarsi e confrontarsi con le altre, ma non ci è mai balenato per la testa il fatto di chiedere a qualcuna di queste, di “fare un passo indietro”!
Ci permettiamo di sottolineare questo, in quanto siamo sempre stati contro i “padri-padroni”, contro il personalismo ed i “leader ad ogni costo”. Ma l’impegno, il sacrificio e le competenze di uomini e donne che hanno per anni combattuto, spesso e volentieri ad armi impari, contro ogni tipo di sopraffazione che ha generato disuguaglianza, disparità, discrimine, impoverimento e così via, non può essere liquidato con un generico invito “a prestare la manodopera” per favorire una nuova crescita di fiducia da parte della società civile. Non possiamo credere che Ingroia pensi a noi come fossimo “alieni” o una sorta di “replicanti”, piuttosto che Persone inserite a pieno titolo in quella stessa “società civile”!
Chi scrive non vuole ergersi a difensore di un gruppo dirigente che ha certamente la capacità autonoma di farlo (e sicuramente anche meglio..), ma semmai pone una questione di metodo. Le lotte fatte in questi anni sono state durissime, e se è stato possibile salvare qualcosa, lo si deve proprio a chi ha portato avanti queste lotte nelle realtà cittadine, nei “territori”, a fianco dei movimenti per i beni comuni, a fianco dei lavoratori, dei precari, dei giovani studenti, dei senza casa ed altro ancora. Chissà perché, qualcosa di tutto questo fa venire alla mente quel “vecchio” metodo di Blairiana memoria che, basandosi sui focus group e sui sondaggi, per lungo tempo consentì ai laburisti Inglesi di mantenersi al potere in quel paese.
Erano metodiche populiste, volte a costruire obbiettivi politici costruiti in base alla “richiesta” di volta in volta intercettata e individuata tra la Gente. Oggi sappiamo bene che fine ha fatto quel tipo di politica! Ci siamo sempre battuti per i più deboli, per i meno abbienti e l’abbiamo fatto con il riconoscimento degli stessi avversari politici. Siamo noi, oggi, a chiedere che si parli e si discuta di pari dignità, e non attraverso inviti a fare passi indietro che lascerebbero scoperto il fianco a populismi improvvisati. Se abbiamo capito male, siamo pronti a scusarci, ovviamente continuando quel sano quanto imprescindibile confronto, per il quale abbiamo dichiarato da tempo la nostra piena disponibilità.
Franco Frediani, www.esserecomunisti.itPerò qualcosa stride… Non si dichiara antipartitico, tanto meno cavalca l’antipolitica, ma chiede ai politici presenti in platea di fare un passo indietro: “A Luigi De Magistris, Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro e Angelo Bonelli chiedo di sostenere la nostra sfida, di esserci. Ma gli chiedo anche di fare un passo avanti verso la società confronti, e dunque di fare loro un passo indietro”. Forse non abbiamo afferrato bene il concetto, o forse c’è qualcosa che veramente non torna. Come si può, prima dire …”siete esempi di una politica pulita e alternativa che ha combattuto in questi anni battaglie contro Berlusconi prima e Monti poi..”, (operando quindi dei distinguo chiari, netti e indicativi dell’assoluta coerenza e credibilità di queste forze politiche, scorporandole dal resto della “galassia del settore”) e poi invitarle a fare un passo indietro dicendo che “per aiutare la società civile a fare un passo avanti, io credo che voi dobbiate fare un passo indietro”?! Si rivolge a queste, chiedendo loro di affiancarlo e lavorare attivamente in questa che, giustamente, chiama “battaglia”, in modo da “incoraggiare la società civile”.
Abbiamo e continuiamo ad avere rispetto e stima per l’uomo Ingroia, ma non possiamo non chiedergli se ha presente il significato dell’impegno di un militante o di un attivista politico… Vorremo tanto chiedergli se pensa che le migliaia (per non dire molto di più..) di persone impegnate a vari livelli in questi partiti abbiano qualcosa di diverso da quella che chiama “società civile”… Vorremo capire come, e con chi, vorrebbe gestire la res pubblica, se non con chi ha dimostrato di avere proposte, idee, coerenza e capacità per farlo(?). Siamo d’accordo (e lo siamo da tempo!) sul fatto di creare forme di alternanza operativa, di cambiare, di presentare volti nuovi, energie “fresche”, lontane dai “vecchi tromboni” che da decenni albergano in Parlamento, ma questo va fatto senza porre veti o pregiudizi di sorta! Crediamo che il nuovo debba essere rappresentato dall’impiego delle migliori competenze, siano esse appartenenti ad un genere o all’altro, così come crediamo che ci sia la necessità di attingere alle giovani generazioni, ma altrettanto che vi siano competenze rappresentate da persone più “mature” delle quali non possiamo fare a meno…
Ma c’è una sola cosa che non potremo mai accettare: che l’impegno e l’attivismo politico, o ancora più precisamente, partitico, rappresenti un discrimine! Fin dall’inizio abbiamo pensato e creduto che fosse necessario recuperare la massima partecipazione dei Cittadini, affiancandola a quella dei movimenti e dei partiti. L’abbiamo fatto nella consapevolezza che ciascuna di queste “componenti” avesse il diritto di organizzarsi e confrontarsi con le altre, ma non ci è mai balenato per la testa il fatto di chiedere a qualcuna di queste, di “fare un passo indietro”!
Ci permettiamo di sottolineare questo, in quanto siamo sempre stati contro i “padri-padroni”, contro il personalismo ed i “leader ad ogni costo”. Ma l’impegno, il sacrificio e le competenze di uomini e donne che hanno per anni combattuto, spesso e volentieri ad armi impari, contro ogni tipo di sopraffazione che ha generato disuguaglianza, disparità, discrimine, impoverimento e così via, non può essere liquidato con un generico invito “a prestare la manodopera” per favorire una nuova crescita di fiducia da parte della società civile. Non possiamo credere che Ingroia pensi a noi come fossimo “alieni” o una sorta di “replicanti”, piuttosto che Persone inserite a pieno titolo in quella stessa “società civile”!
Chi scrive non vuole ergersi a difensore di un gruppo dirigente che ha certamente la capacità autonoma di farlo (e sicuramente anche meglio..), ma semmai pone una questione di metodo. Le lotte fatte in questi anni sono state durissime, e se è stato possibile salvare qualcosa, lo si deve proprio a chi ha portato avanti queste lotte nelle realtà cittadine, nei “territori”, a fianco dei movimenti per i beni comuni, a fianco dei lavoratori, dei precari, dei giovani studenti, dei senza casa ed altro ancora. Chissà perché, qualcosa di tutto questo fa venire alla mente quel “vecchio” metodo di Blairiana memoria che, basandosi sui focus group e sui sondaggi, per lungo tempo consentì ai laburisti Inglesi di mantenersi al potere in quel paese.
Erano metodiche populiste, volte a costruire obbiettivi politici costruiti in base alla “richiesta” di volta in volta intercettata e individuata tra la Gente. Oggi sappiamo bene che fine ha fatto quel tipo di politica! Ci siamo sempre battuti per i più deboli, per i meno abbienti e l’abbiamo fatto con il riconoscimento degli stessi avversari politici. Siamo noi, oggi, a chiedere che si parli e si discuta di pari dignità, e non attraverso inviti a fare passi indietro che lascerebbero scoperto il fianco a populismi improvvisati. Se abbiamo capito male, siamo pronti a scusarci, ovviamente continuando quel sano quanto imprescindibile confronto, per il quale abbiamo dichiarato da tempo la nostra piena disponibilità.
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