Caro Antonio,
innanzitutto vogliamo darti il benvenuto al tuo ritorno in Italia e
ringraziarti della generosità con cui hai sostenuto, in quest’ultimo
mese, un progetto che, se riuscito, potrà davvero contribuire a fare
uscire il nostro Paese dal vicolo cieco in cui è finito.
L’opportunità è veramente straordinaria. In questa tornata elettorale
dal significato effettivamente “costituente” – dopo un vero e proprio
default della politica ufficiale e dello stesso Parlamento – si tratta
di offrire un’occasione di riscatto e di riavvicinamento alla cosa
pubblica a una parte ampia – forse più ampia di quanto noi stessi
immaginiamo – di elettorato disgustato e avvilito.
Le prossime elezioni possono davvero trasformarsi in una sorta di
Referendum sulla possibilità di “rifare la politica” e di ricostruire
questo Paese su basi più civili, ridando motivazione ed entusiasmo a
quel “popolo dei Referendum” che quasi due anni or sono si è messo in
cammino e si è espresso in modo perentorio. Non l’occasione per contarsi
tra i soliti noti, o per far sopravvivere settori ristretti di ceto
politico. Ma il momento in cui si possa prospettare a una potenziale
maggioranza un’alternativa di programma e di metodo al sistema “fallito”
che ci sta di fronte e che occupa monopolisticamente la scena.
Tutto questo è possibile, nonostante le enormi difficoltà che non ci
nascondiamo, a una condizione: che la proposta elettorale che si metterà
in campo segni davvero una discontinuità netta, visibile, sostanziale
rispetto al passato (quel passato su cui, a torto o a ragione, si è
accumulato uno strato spesso di discredito). Che si tiri una riga chiara
rispetto al vecchio metodo delle oligarchie e delle camarille, dei
giochi dietro le quinte e delle logiche autoreferenziali, dell’appello
al popolo e del gioco tra i pochi, della proclamazione del valore della
partecipazione e del sequestro delle decisioni da parte dei gruppi
dirigenti. E infine, diciamocelo chiaro, delle vecchie facce e degli
stagionati apparati, con tutta evidenza incompatibili con una lista di
“cittadinanza politica attiva” quale le circostanze imporrebbero.
Se sapremo dare un segno inequivocabile di distanza da quel passato,
nel linguaggio non gergale e nei simboli non frusti, nella chiarezza del
programma (su cui dovremo lavorare ancora a fondo) e nella pulizia dei
protagonisti, allora davvero potremo sperare che – come è stato detto di
recente – si torni ad “amare la politica” (una politica degna di “farsi
rispettare”). E, per questa via, avremo aperto uno spiraglio di
speranza per quell’altra Italia fino ad oggi umiliata.
E’ con questo spirito che ti invitiamo all’Assemblea di “Cambiare si
può”, sabato mattina a Roma al Teatro Quirino, per un confronto franco e
aperto sul progetto elettorale, individuando in te il possibile garante
del carattere radicalmente democratico, partecipativo e innovativo del
percorso da compiere consapevoli della necessità di quell’ “atto di
grande responsabilità” che ci chiedono i firmatari dell’Appello
“Facciamo presto”(anch’essi invitati all’Assemblea), rappresentanti
della migliore Italia.
Con stima e sincera amicizia
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