sabato 15 dicembre 2012

Benedetto razzista... di Walter Peruzzi, www.cattolicesimo-reale.it

Benedetto XVI condanna i matrimoni omosessuali. E benedice la deputata ugandese che propone, come da tradizione cattolica, la pena di morte per i gay.

Nonostante quel che scrivono alcuni cattolici fantasiosi, che vorrebbero far passare la Bibbia per un libro “progressista”, il Vecchio Testamento non lascia dubbi: «Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro» (Levitico 20, 13); e il Nuovo Testamento neppure: «le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini … si sono accesi di passione gli uni per gli altri … E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa» (Paolo, Lettera ai Romani, 1, 26-32).

Morte ai gay

Su questa linea, saldamente tracciata da Dio in persona, si muove Benedetto XVI che il 13 dicembre ha impartito la sua apostolica benedizione, nella Basilica di S. Pietro, a Rebecca Kadaga, portavoce del parlamento ugandese, autrice di una proposta di legge che vuole aggravare le pene contro i gay introducendo nei casi ritenuti più gravi l’ergastolo o la pena di morte.

Nel suo messaggio per la 46a Giornata mondiale della pace, il papa ha anche attaccato i matrimoni  fra persone dello stesso sesso definendoli «un’offesa contro la verità della persona umana» e «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace». Più grave evidentemente della politica di riarmo fatta a spese degli italiani dal suo prediletto governo Monti.

Furia omofoba

Questa furia omofoba è nel dna di Ratzinger che quando guidava la Congregazione per la fede, nella Lettera sulla cura delle persone omosessuali (1993), arrivò al razzismo aperto affermando: «La tendenza sessuale non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, etc., rispetto alla non-discriminazione… Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale; per esempio, nella collocazione di bambini in adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori sportivi, nel servizio militare.»

Nel 2003 Ratzinger ridusse allo stato laicale, per la sua apertura verso le coppie omosessuali, don Franco Barbero che si chiese se l’«ossessivo bombardamento cartaceo sui temi della sessualità» non derivi a Ratzinger, «almeno in parte, da qualche suo conflitto interiore non ben risolto». Nel 2005, appena diventato papa, Benedetto XVI escluse dall’ordinazione sacerdotale quanti, benché casti, hanno anche solo tendenze omosessuali.
Questo serve forse a spiegare come mai sotto il suo pontificato, per ben due volte, nel 2008 e nel 2010, il Vaticano si sia opposto all’ONU a mozioni per depenalizzare l’omosessualità. E sia fra le forze che impediscono di approvare in Italia una legge contro l’omofobia.

Una tradizione antica

Ma la tendenza a ritenere i gay degni di morte in quanto «è contro natura che il maschio seduca il maschio e la femmina la femmina» come per «ogni coito dal quale non possa risultare generazione» (Tommaso d’Aquino, Super ad Romanos) è ben radicata in tutta la pratica e la dottrina cattolica.

Nel VII secolo, papa S. Gregorio I ricordando «la pioggia di fuoco e zolfo versata su Sodoma dal Signore», afferma che era «giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero a un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo» (Commento morale a Giobbe). E nel suo editto castigliano il re cattolico Alfonso X il saggio (1252-84) stabiliva che «se qualcuno commette questo peccato, una volta provato, entrambi vengano castrati davanti a tutto il popolo e tre giorni dopo siano appesi per le gambe fino alla morte e i loro corpi non vengano mai deposti». Scrive Boswell nel suo studio su Cristianesimo, tolleranza, omosessualità, che «tra il 1250 e il 1300 l’omosessualità passò da una condizione di assoluta legalità nella maggior parte d’Europa a una in cui veniva punita con la pena di morte in quasi tutte le compilazioni di legge… Spesso era prevista la morte per un solo atto provato».

E nel 1566 il santo Pio V, grande persecutore di valdesi e altri eretici, di giornalisti e bestemmiatori, decreta nella Cum primum che «Se qualcuno commetterà il nefando crimine contro natura, a causa del quale l’ira di Dio si abbatte su coloro che gli resistono, sarà consegnato al braccio secolare».

Gli omicidi sugli altari, i gay sulla forca. Tale è la religione dell’amore del buon Benedetto.

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