domenica 5 gennaio 2014

Puro, purissimo proporzionale: semplice è bello di Matteo Pucciarelli, Micromega

La politica è bella, il politicismo molto meno. Per questo le paginate sui giornali e le intere pubblicazioni dedicate alle leggi elettorali non mi hanno mai appassionato. Perché si parla sempre del come e mai del cosa. La politica è semplice, è diretta, è genuina (se fatta bene). Il politicismo è machiavellico, macchinoso, pieno di trabocchetti e tradimenti. La politica è per tutti, il politicismo è per chi ha retropensieri anche quando dorme.
La politica in Italia la si è fatta poche volte, e a sprazzi. Ma c’è stato un momento in cui la politica ha trionfato e ha migliorato davvero le condizioni morali di un Paese. Ed è stato con la nascita della Costituzione, una costruzione di regole capace di mettere insieme tecnica e valori, indirizzo politico e ideale.
I costituenti facevano politica e allora avevano idee semplici per quanto riguarda il sistema elettorale da adottare. Una testa, un voto. Chiaro no? Il proporzionale è quanto di più democratico esista al mondo. A ognuno secondo la proporzione appunto, senza trucchi, senza premi, senza sbarramenti, senza vantaggi per nessuno, a garanzia di tutte le posizioni politiche, anche quelle cosiddette “minoritarie”. E quanto alla “governabilità”, questo mostro nel nome del quale si deve sovvertire la banalità del buon senso, non dipende tanto dalle leggi elettorali quanto dalla qualità della classe politica di un Paese. Di stregoni da codici e comma incomprensibili se ne sono visti molti negli ultimi venti anni e oltre; di statisti nessuno.
La nostra classe politica che ci fosse Mattarellum, Porcellum o altro ha dimostrato la propria inadeguatezza, l’incapacità di concepire la politica come qualcosa al servizio degli altri. In compenso però si è sovvertito un concetto elementare: che il mio voto deve valere quanto quello del vicino di casa. Eppure oggi io non ho rappresentanza, e lui magari ha una rappresentanza e mezzo in virtù del premio conferito a chi si conforma. Sono figlio di un dio minore? Può darsi, ovvio. Ma non possono essere delle leggi elettorali democratiche a decretarlo. Perché sennò la democrazia è diventata qualcos’altro.

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