giovedì 23 gennaio 2014

Una mattina mi sono svegliato e ho trovato il rottamator Di ilsimplicissimus


imagesSiamo la Repubblica degli alibi che sono ancor peggio delle banane. Un Paese delle chiacchiere nel quale i potentati non berlusconiani che hanno puntato sul cavallo Renzi per i loro interessi generali e specifici, tentano di far passare una strana tesi: essere contro il sindaco di Firenze, significa rischiare di far perdere ancora una volta la sinistra. Ma dai, non siamo ancora a carnevale: è del tutto evidente che vincere passando dalla parte del nemico è solo una presa in giro, un giochetto nominalistico nel migliore dei casi e può avere un qualche ha interesse solo per quelli che di politica direttamente o indirettamente ci campano. Dacci oggi il pane quotidiano e così sia. La stessa parola sinistra è ormai pronunciata come un intercalare di comodo che non significa più nulla, solo un pretesto per potersi guardare in faccia mentre si compiono i massacri sociali dettati dal liberismo.
Renzi, l’uomo del cambiamento, si è trasformato in un guappo di periferia, nell’odioso padroncino che non voleva riconoscere alcun diritto ai precari che lavoravano nella sua azienda (è vero, c’è una condanna in Cassazione) e comincia con una legge elettorale assai peggiore del porcellum, tesa a non cambiare nulla o meglio ancora a far regredire l’esistente e a salvare l’establishment dalla tempesta che si sta addensando. Non solo, ma quest’arca per i Noè e le bestiole della politica oltre che degli affari, è stata costruita appassionatamente insieme all’ex avversario, all’evasore fiscale condannato ed espulso che così risorge e può tornare a dettare legge e a massacrare la Costituzione. Eccola lì la sinistra che rischia di perdere se solo si obietta all’evangelio per hashtag di Matteo: una sinistra che sa di Ungheria di Orban il cui sistema elettorale è tragicomicamente assai vicino all’Italicum.
Per non parlare della riforma del lavoro di cui adesso si vorrebbe occupare anche la signorina Nessuno, serracchiani per gli amici e che – rozza e priva di qualsiasi senso economico – potrebbe essere sintetizzata dalle frasi dei nostri valorosi imprenditori che compaiono su #coglioneno: ‘Vabbe’ non ti posso pagare, ma piuttosto che stare a casa che poi ti abbrutisci sul divano… Invece vieni qui, ti dai un po’ da fare…”; “Tutto il tuo lavoro sarà apprezzato da Dio e dalla Madonna”; “Mi dispiace non ti pago, sono rimasto solo con 400 mila euro sul conto”. Qualcosa che manda in brodo di giuggiole Berlusconi come Ichino, Renzi come Sacconi.
Ma è evidente che è questo che vogliono gli elettori del Pd i quali si sentono fieri di aver democraticamente votato per ridurre la democrazia nel Paese e umiliare il lavoro. Dunque non si può sperare che finalmente finisca la farsa del Pd e si separi il grano dal loglio berlusconiano e vaticano: tutti si attaccheranno alle loro poltrone pur sapendo che una separazione ridurrebbe Renzi a un Casini più fantasioso, ma persino meno intelligente. Tutti vogliono trovare un posto garantito nell’arca e non hanno alcuna intenzione di prendere le armi contro un mare di affanni. Essere o non essere? La seconda che hai detto, compagno.

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