Cari amici tutti, attenzione che arriva un’altra fregatura. Con l’imprimatur del fuoribordo Matteo Renzi, del “delinquente abituale” Berlusconi, e forse, dei due diòscuri
del M5S. Parlo della cosiddetta “nuova” legge elettorale, di cui tanto
di parla, ma di cui nessuno, tra la gente, capisce niente.
Tenere il porcellum non possono. Perfino la Corte Costituzionale lo ha dichiarato incostituzionale: questo significa che da sette anni (dal 2005) noi viviamo in una completa illegalità. Con parlamenti e codazzo di infinite nomine, tutti illegali. Dunque via il porcellum
(che non fu solo di Calderoli, povero diavolo, ma degli stati maggiori
del centro sinistra e centro-destra, amorevolmente concordi, contro il
popolo italiano).
Ma sono sei mesi che il governo Napolitano-Letta
non riesce a liberarsene. Forse perché non vuole; sicuramente perché
non può, visto che le larghe intese preferirebbero tenerselo, e prendono
tempo. Ma – ecco la fregatura in arrivo – il candidato a tornare in
auge, il convitato di pietra: si chiama mattarellum.
Che evoca, di primo acchito, una bella bastonata in testa. A noi. Ma
che in sostanza, significa ritorno (rinforzato e blindato) al maggioritario.
Ora
qui è bene ricordare che l’Italia applicò il sistema proporzionale per
ben 45 anni, dal 1948 al 1993. Poi in un referendum popolare largamente
partecipato e consenziente, gl’italiani decisero che si dovesse passare a
un sistema elettorale uninominale, cioè maggioritario. Cioè si dettero da soli una mattarellata. A cosa si deve tanto autolesionismo? All’ignoranza.
Non sapevano, poverini, a cosa andavano incontro. Furono abbindolati dall’idea che si dovesse cambiare in nome della craxiana governance. Detto in italiano: governabilità.
Gli si spiegò, con l’intero apparato propagandistico di destra e di
sinistra, con tutti i giornali e le televisioni di Raiset, con tutti i
commentatori politici e gli opinionisti (quegli stessi che pontificano
ancora oggi, a 20 anni di distanza) che bisognava mettere fine al
proliferare dei partiti, all’instabilità della politica italiana, alle
crisi di governo continue. E, dunque, cosa bisognava fare?
Ma naturalmente imitare l’America e la Gran Bretagna: passare al bipartitismo.
Due soli partiti e alternanza del potere. Ora uno, ora l’altro. Tutto
molto semplice. Anche noi – come scrisse Gore Vidal – aquile con due
ali, entrambe destre. Ci voleva un governo stabile e forte, che non
perdesse troppo tempo con la democrazia e con il parlamento. Qualcuno
avrebbe dovuto spiegare a Veltroni, D’Alema, Scalfari ecc. che l’Italia
non è l’America e che la capitale d’Italia è Roma e non Londra, o
Washington. Ma nessuno lo fece, e gl’italiani, in maggioranza, fecero karakiri.
Non si accorsero che il sistema elettorale abbandonava il criterio democratico del “un cittadino= un voto”
e si passava a un altro criterio, che “correggeva” il suffragio
universale assegnando un enorme potere ai ceti moderati. Insomma quel
referendum sancì – scrive Luciano Canfora – il via libera “a una spedita gestione del potere da parte dei più forti”. Contro i più deboli, s’intende.
Ecco perché, quando sento parlare di referendum, in genere mi viene l’orticaria:
perché, salvo eccezioni, i referendum li vince chi ha in mano il
sistema della comunicazione e dell’informazione. Salvo l’ultimo, contro
il nucleare e la privatizzazione dell’acqua, che colse alla sprovvista i
forti e diede la vittoria ai deboli. Ma stiamo attenti che non è sempre
così. I miracoli non si ripetono.
Chiusa la parentesi. Adesso, 20 anni dopo il suicidio democratico degli italiani, possiamo vedere i risultati della governance.
I partiti si sono moltiplicati come le cavallette, la governabilità di
questo paese è stata azzerata. La legalità democratica e la decenza sono
state seppellite. Imprenditori e politici brindano sul ponte del
Titanic Italia che affonda.
E il Palazzo discetta sul ritorno al bipartitismo. In gara per la vittoria c’è il mattarellum, il mattarellum corretto, il modello spagnolo. Ciascuno dei lanzichenecchi al potere
cerca di fregare gli altri e, tutti insieme, cercano di fregare
gl’italiani. Ci sono i più furbi che pensano anche al proporzionale con
le preferenze ma – aggiungono – con il doppio turno di coalizione o di
lista. E con un bel premio di maggioranza dei 15% (visto che in un
sistema tripolare la sommatoria dei trucchetti potrebbe non bastare per
fregare il M5S). Così, dicono, si potrebbe eleggere direttamente il capo del governo e la maggioranza parlamentare.
Ma certo! Così, con un altro trucco si modifica la Costituzione e s’introduce il semipresidenzialismo
o il presidenzialismo. Perfetto. Ancora una volta nessuno ci capirà
niente e il potere passerà nelle mani, direttamente dei proprietari
universali e dei loro maggiordomi.
Ora, in cauda venenum,
mi viene da chiedere a Grillo: ma tu non eri di quelli che diceva che
“uno vale uno”? E questa regola – che dovrebbe valere per il Movimento 5
Stelle – non deve valere per gl’italiani quando vanno a votare? E
allora perché non dici chiaro, e subito, che bisogna tornare al
proporzionale puro, senza sbarramento? Che è poi l’unico sistema che
consente alle minoranze, anche quelle che “non stanno al gioco”, di essere rappresentate in parlamento?
Non credo, caro Beppe, che tu abbia bisogno che qualcuno venga a spiegarti che il mattarellum,
che questa gente ha in testa, servirà esattamente per liquidare tutte
le minoranze che non stanno al gioco. Anche il M5S è una minoranza che
non sta al gioco. Oppure, in questo caso, ha deciso di stare al gioco?
Se fosse così, allora non mi resterebbe che dirti: “buon suicidio”. Aspetto una risposta e non credo di essere il solo.
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