lunedì 27 gennaio 2014

Le ambiguità di Vendola e la linea politica di Rifondazione di Nando Mainardi, Liberazione.it


Le ambiguità di Vendola e la linea politica di Rifondazione


L’esito del congresso di Sinistra Ecologia e Libertà, a partire dalla collocazione per le imminenti elezioni europee, è stato contraddittorio. Non era un esito scontato, poiché l’intenzione di Nichi Vendola, fin dalla relazione introduttiva, era in tutta evidenza di confermare l’internità senza e senza ma del proprio partito nel centrosinistra. Non è emerso un ribaltamento della linea politica  – di questo bisogna essere consapevoli – ma una posizione confusa e un po’ nebulosa, che appunto contraddice la nettezza sin qui tenuta. Sel ha investito tutto nell’alleanza organica con il Partito Democratico: non a caso Vendola nella giornata di apertura, dopo aver dichiarato l’indisponibilità allo scioglimento nel Pd, ha aggiunto immediatamente che il Partito Democratico resta “l’alleato” per definizione. I fischi e gli sberleffi rivolti dalla platea congressuale a Bonaccini, componente della segreteria nazionale del Pd e intervenuto al posto di Renzi (che si è guardato bene dal presentarsi), hanno colpito sì in modo diretto “l’alleato”, ma in modo indiretto e forse non del tutto consapevole la stessa linea politica di Sel. Un ragionamento simile si può fare a proposito delle elezioni europee: è evidente che la scelta del sostegno a Tsipras non sta, sul piano politico, con l’adesione rinnovata al campo del socialismo europeo e la descrizione di Schultz come di un avversario delle politiche di austerità. Opzioni evidentemente antitetiche – lo stare o non lo stare con il Pd, lo stare con la sinistra di alternativa o con i socialisti europei – non sono diventate, nel dibattito interno a Sel, opzioni forti ed esplicite su cui scegliere in un senso o nell’altro in modo netto, ma sono state tenute insieme in uno zig-zag dialettico (“con Tsipras verso Schultz” eccetera), nel tentativo di toppare le “falle” evidenti della linea sin qui praticata. Zig-zag che al primo tornante rischia di mostrare di nuovo tutta la sua fragilità. Se è emersa una posizione contraddittoria e confusa, che racchiude anche una potenzialità, questo è anche perché – in questi anni – c’è chi ha lavorato, pure a costo di sconfitte elettorali, per mantenere in piedi l’opzione della sinistra di alternativa, impedendo che rimanesse in campo soltanto l’opzione dell’omologazione al centrosinistra. Se qualche anno fa Rifondazione Comunista avesse scelto la strada del sostegno a Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra, come pure veniva sostenuto da alcuni nel nostro dibattito interno, siamo sicuri che il congresso di Sel avrebbe avuto il medesimo esito? Se Rifondazione Comunista fosse stata più cauta e meno determinata nel promuovere la candidatura di Tsipras, o addirittura se non lo avesse appoggiato per niente – anche questo ha attraversato la nostra discussione nei mesi scorsi – oggi saremmo allo stesso punto? Il tema di fondo mi pare essere questo: esistono modi diversi per provare a costruire una proposta unitaria di sinistra.  Uno consiste nel rincorrere il proprio interlocutore, nell’indebolire la propria prospettiva strategica per renderla la più compatibile possibile con quella dell’altro. Con il rischio che, quando arrivi alla realizzazione dell’unità, tu sia entrato in un progetto diverso dal tuo quasi senza accorgertene. Un altro consiste nel lavorare sulla propria opzione strategica, sapendo che più questa si rafforza più è possibile che si aprano contraddizioni, e quindi possibilità unitarie coerenti con la propria linea politica, nel campo altrui. Rifondazione Comunista, che non ha appoggiato Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra ed è stata la prima forza politica italiana a dichiarare il proprio sostegno a Tsipras, continua il proprio lavoro per una lista anti-austerità alle prossime europee, aperta ma chiara nei contenuti e nella prospettiva.

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