Siamo attivisti di alcune fra le tante associazioni, organizzazioni, gruppi, reti, movimenti di base che nel nostro paese da sempre lottano nei territori e nella società per la difesa e la riappropriazione dei diritti, dei beni comuni e della democrazia.
Ciascuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie pratiche e il proprio campo di azione, sperimentiamo ogni giorno le conseguenze devastanti del più grande attacco neoliberista di tutti i tempi nel nostro continente.
La nostra Europa è occupata. Un blocco di potere forte e ramificato — banche, finanza, tecnocrati, grandi interessi economici e politici — è da tempo impegnato a smantellare democrazia, diritti e lavoro, a privatizzare e mercificare i beni comuni, a distruggere le garanzie sociali, per rendere tutte e tutti sudditi silenti al servizio di una gigantesca redistribuzione di ricchezza al contrario.
Austerità, obbligo al pareggio di bilancio e al pagamento forzoso del debito, controllo della Commissione Europea sulle leggi finanziarie, privatizzazioni generalizzate sono gli strumenti utilizzati non per risolvere la crisi la crisi, ma per nuove accumulazioni di profitto nelle mani di pochi.
Le nostre esperienze di resistenza, mobilitazione sociale e costruzione di alternative devono quotidianamente fare i conti anche con una verticale crisi della rappresentanza, della politica e della sinistra, che rischia di vanificare ogni passo avanti nella società, seminando rassegnazione e alimentando nuove guerre fra poveri.
Proprio partendo dalla riaffermazione dell’autonomia delle reti e dei movimenti sociali, prendiamo parola per dire che la possibilità di costruire in Italia una lista unitaria di cittadinanza per un’altra Europa a sostegno di Alexis Tripras, contro il Fiscal Compact e l’austerità, è una occasione importantissima e da non sprecare.
Confidiamo nella volontà di tutte le persone e le organizzazioni finora coinvolte a fare ogni sforzo necessario perché l’impresa diventi possibile e siamo grati soprattutto a Tsipras e a Syriza per la sensibilità e l’impegno a favorire le migliori condizioni perché anche in Italia si riesca a realizzare un laboratorio innovativo di riconnessione fra politica e sociale, attraverso la costruzione uno spazio unitario, plurale e partecipato, senza vincoli escludenti, raccolto intorno a una piattaforma chiara e a pratiche e metodologie coerenti.
Sappiamo che non è una impresa facile in un paese come il nostro, dove la debolezza e la fragilità della sinistra è talmente grande da non essere stati capaci di mettere in campo neanche una mobilitazione davvero unitaria contro il fiscal compact e l’austerità, dove la sinistra politica è ai minimi termini e dove anche le forze del sociale — incluse quelle capaci di importanti resistenze e fondamentali vittorie — vivono una fase di frammentazione.
E proprio dalla Grecia e dall’esperienza di Syriza vengono alcune grandi lezioni, che a nostro modesto parere costituiscono le possibili basi per poter riuscire nell’impresa.
Non c’è ricostruzione di rappresentanza senza investimento vero e forte nel sociale. La democrazia o è saldamente ancorata nella partecipazione e nella cittadinanza attiva, o non è. Persone, comunità e territori devono poter riprendere la politica nelle loro mani altrimenti, comunque la si presenti, rimarrà gioco di palazzo.
Syriza è forte in Grecia non solo per la sua piattaforma politica, ma perché ha riconosciuto la dignità e il primato dell’autonomia delle lotte, delle buone pratiche, del pensiero del sociale organizzato, con esse si relaziona in modo paritario e le considera — nella loro indipendenza — parte integrante del proprio percorso.
Syriza non si è accontentata di un buon risultato elettorale, ma ha investito le energie di dirigenti e militanti nel creare e rafforzare esperienze indipendenti di mutuo soccorso e di solidarietà sociale nelle città e nei quartieri, per offrire alla popolazione un’altra opzione: la solidarietà, il mutuo aiuto, la fiducia che insieme si può resistere e vincere.
I deputati eletti da Syriza versano una parte del loro stipendio alle esperienze territoriali indipendenti: mense popolari, botteghe a prezzo zero, mercati di filiera corta, doposcuola gratuiti, ambulatori sociali, campagne per la difesa dell’acqua pubblica e del territorio e dei beni comuni.
Noi a questo pensiamo, quando pensiamo a una possibile lista per Tsipras.
Questa è la lista di cui c’è bisogno.
Per costruirla pensiamo che, così come suggerito dai compagni greci, tutti debbano fare un passo indietro, per farne molti avanti insieme. Sperimentiamo tutti i giorni che questo è l’unico modo per vincere: creare spazi pubblici e sociali accoglienti, condivisi e paritari, dove ciascuno si senta pienamente parte dell’impresa comune.
Sappiamo che alle forze politiche è richiesto sacrificio, ma siamo convinti che dalla ricostruzione di un campo unitario a sinistra, fondato sul sociale, potranno essere ampiamente ripagati. Sappiamo di chiedere ai promotori dell’appello un di più di pazienza e di disponibilità all’ascolto.
Sono giorni cruciali, vanno fatti tutti gli sforzi perché il processo maturi. Vanno fatti tutti i passi necessari perchè tutti i soggetti già in campo, e quelli che arriveranno, condividano in modo unitario e in sedi collettive la costruzione del percorso. E, per quello che si può, siamo pronti a fare la nostra parte per liberare, dal basso e insieme, la nostra Europa.
Andrea Baranes, Raffaella Bolini, Domenico “Megu” Chionetti, Domenico Chirico, Carlo De Angelis, Renato Di Nicola, Tommaso Fattori, Grazia Naletto, Corrado Oddi, Rosario Rappa, Francesca Re David, Filippo Sestito, Riccardo Troisi, Lorenzo Zamponi, Alberto Zoratti
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