Le
motivazioni della Consulta non sono certo sorprendenti e se si eccettua
il riferimento alle liste bloccate corte, apertura a un sistema
spagnolo peraltro di difficile e ambigua adozione da noi, i dati del
problema rimangono quelli di prima: il rispetto di una Costituzione
orientata alla rappresentatività piuttosto che alla governabilità. Dando
per accertato che un sistema elettorale può facilmente avvilire la
prima, senza per questo ottenere l’altra. E difatti l’Italia è stata
governata – nel bene e nel male – assai più stabilmente quando aveva un
sistema che avrebbe dovuto favorire l’instabilità ed è divenuta invece
instabile quando si è cominciato a marciare sulla strada del
bipolarismo, sia pure anomalo e disastrato dai conflitti di interesse.
Del resto a voler essere furbi bisognerebbe notare che il Paese in
assoluto più stabile e di successo nel continente è proprio quello che
ha il sistema più proporzionale di tutti. Che dire, è forse proprio per
questo che il sistema tedesco non è nemmeno esposto sulle bancarelle
delle varie leggi proposte: forse potrebbe essere il migliore per il
Paese, ma è di certo il peggiore per le attuali caste dirigenti che
ormai non vedono altro che il proprio ombelico e la propria auto
referenzialità. In ogni caso il bipolarismo sta ormai esaurendo le sue
carte un po’ dappertutto e per vari motivi.
Il principale è che la dialettica tra governabilità e
rappresentatività ha assunto un significato diverso rispetto al passato
nel quale si scontravano visioni politiche realmente alternative: oggi
governabilità ha sostanzialmente il significato di obbedienza al mercato
e ai suoi desiderata, diktat, ricatti e potentati, esaurendo in questa
adesione al pensiero unico gran parte del suo significato politico al di
là delle sigle e delle collocazioni tradizionali, mentre la
rappresentanza assume spesso quello della resistenza a tutto ciò sia
pure da posizioni diversissime e spesso contrastanti. La prima ha tutto
il sapore di una stabilità etero guidata da interessi che definirei
globali e ideologici prima ancora che europei, la seconda è invece assai
più radicata negli interessi nazionali che tuttavia, a dispetto di
certi internazionalismi a scatto automatico, sono ancora portatori unici
dei diritti effettivi di cittadinanza e in definitiva della democrazia.
Dunque la scelta di un sistema elettorale orientato alla
governabilità o alla rappresentatività a parte ogni altra
considerazione, è in questo contesto, anche un modo per “diminuire la
democrazia” escludendo di fatto gli elettori o al contrario per
mantenerne una qualche sostanza oltre alle forme. E non so da un punto
di vista pragmatico quanto una scelta di tipo bipolare possa garantire i
suoi stessi scopi, almeno quelli ufficiali. Ma in ogni caso non è solo
una legge elettorale ciò di cui si discute, ma dopo quasi un quarto di
secolo di illusioni e inganni, una scelta di campo.
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