“Non sono disposto ad accettare questi attacchi a lei, perché in realtà sono attacchi ai tedeschi». Lei è la signora Merkel, chi parla è il “socialdemocratico” Martin Schulz, candidato della cancelliera alla Commissione Ue, gli attacchi sono quelli all’austerità. Cade perciò ogni scusa, alibi, pretesto, o illusione residua per pensare che il voto alle formazioni cosiddette di centro sinistra o pallido socialiste possa in qualche modo cambiare le carte in Europa: centro destra e centrosinistra si avviano a fare larghe intese sulle filosofie che stanno distruggendo la periferia del continente.
Del resto proprio oggi la Spd presenta il suo programma per le elezioni continentali ed è un zibaldone dove si chiedono le ben note spoliazioni di diritti del lavoro e di sicurezze, che vanno sotto il capitolo di “riforme per una maggiore competitività” e che naturalmente impongono “da parte di tutti gli stati membri ulteriori sforzi, che devono essere sottoposti a verifica”. Cioè attentamente controllati e diretti. Il resto sono le solite buone intenzioni, anzi le solite chiacchiere prive di senso sulla mitica crescita che non si sa bene da dove dovrebbe nascere in queste condizioni e su un’Europa più sociale contraddetta però dalle medesime premesse.
Insomma ci troviamo di fronte a un documento indistinguibile se non per qualche inciso retorico dai lavori preparatori del centro destra e che per giunta niente dice sul famoso e incombente accordo di libero scambio col Nord America nel quale è previsto un meccanismo grazie al quale multinazionali e centri finanziari potranno contestare in nome del profitto le leggi dei singoli stati e i gli stessi regolamenti europei in materia di sanità, di sicurezza, di scelte energetiche. Qualcosa a cui i potentati tengono molto e su cui non vogliono cedimenti. Visto che la Germania presenta Schulz, un candidato che di fatto è allo stesso tempo quello della Merkel e dei socialdemocratici, il Partito popolare (si fa per dire, ovviamente) europeo, si sta scervellando su chi candidare alla presidenza della Commissione. In un primo tempo si era pensato al capo della Fmi, la francese Cristine Lagarde, quella che aveva ricattato il Parlamento greco perché ubbidisse ai dikat con un Dvd pieno di operazioni finanziarie dei deputati di Atene. Però con la Germania che fa da sé diventa rischioso presentare la Lagarde che dovrebbe essere votata soprattutto nei Paesi in crisi rischiando inutilmente di bruciarla. Ma nell’ambito di larghe intese la questione è divenuta secondaria: un qualche vecchio burocrate parafascista come Junker o qualche sconosciuto irlandese come Enda Kenny vanno benissimo.
Ormai è chiaro: chi pensasse che votando qualche avanzo di socialdemocrazia ci sia la possibilità di cambiare qualcosa, sta allevando soltanto una chimera pensando che sia una gallina dalle uova d’oro. E francamente viene anche un po’ di ribrezzo a sentire l’aedo della sinistra narrata e tradita, il Vendola sempre più fumoso come l’Ilva che si profonde in grandi inchini: “Voglio con tutto il cuore ringraziare il capo della socialdemocrazia europea Martin Schulz per la lettera bellissima che ci ha spedito. Noi nel compito difficile e gravoso di liberare il socialismo europeo da qualunque forma di connivenza e subalternità nei confronti del liberismo, noi gli saremo accanto”. Eh sì, alle volte le uova servirebbero per essere lanciate.
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