Oggi è uscito un appello (vedi sotto) per fare in Italia una lista di appoggio a
Tsipras – che porti i propri eventuali eletti nel GUE - firmato da
Camilleri, Spinelli e altri. Non può che farci piacere il consenso
intorno a Alexis Tsipras che è stato candidato a Presidente della UE dal
Partito della Sinistra Europea di cui fa parte Rifondazione Comunista.
Questo appello segna un fatto positivo: la candidatura di Tsipras sta
catalizzando attenzioni e consensi anche oltre i confini della Sinistra
Europea. Si tratta di un fatto significativo e da valorizzare a pieno,
perché è il segnale di una inversione di tendenza e di una potenzialità.
Di fronte al palese fallimento delle
politiche di austerità vi è una perdita di consenso ed egemonia del
Partito Socialista Europeo e dei suoi corrispettivi nazionali.
Parallelamente, la forza anche simbolica della candidatura di Tsipras,
in un contesto in cui Syriza è stata l’emblema della volontà di riscatto
del popolo greco, può determinare l’aggregazione di nuove forze e
l’allargamento del consenso in nuove aree intellettuali e sociali.
Accanto a questo elemento positivo fondamentale, registriamo in quest’appello anche dei limiti profondi, a partire dalla sottovalutazione della pesantezza della crisi dell’Unione Europea per arrivare ad una declinazione scarsamente democratica e di classe dei percorsi di costruzione della lista stessa.
Le differenze però non ci spaventano e di tutto questo, noi riteniamo necessario discutere, superando steccati e diffidenze senza perdere altro tempo prezioso. La costruzione di una lista unitaria è un compito impegnativo quanto necessario. Per questo abbiamo proposto nei giorni scorsi e riproponiamo oggi un confronto e una discussione tra le varie forze che vogliono sostenere Tsipras e aderire al GUE, a partire da coloro che hanno firmato l’appello odierno.
Accanto a questo elemento positivo fondamentale, registriamo in quest’appello anche dei limiti profondi, a partire dalla sottovalutazione della pesantezza della crisi dell’Unione Europea per arrivare ad una declinazione scarsamente democratica e di classe dei percorsi di costruzione della lista stessa.
Le differenze però non ci spaventano e di tutto questo, noi riteniamo necessario discutere, superando steccati e diffidenze senza perdere altro tempo prezioso. La costruzione di una lista unitaria è un compito impegnativo quanto necessario. Per questo abbiamo proposto nei giorni scorsi e riproponiamo oggi un confronto e una discussione tra le varie forze che vogliono sostenere Tsipras e aderire al GUE, a partire da coloro che hanno firmato l’appello odierno.
di Paolo Ferrero
Oggi rendiamo pubblico questo appello corredato dalle sole firme dei
suoi estensori. Nei prossimi giorni renderemo pubblica anche la lista
delle adesioni che stiamo raccogliendo, e che sono già ora, prima ancora
del suo lancio, molto numerose e qualificate.
La lista per le elezioni europee a cui proponiamo di dar vita con questo documento sarà una lista di cittadinanza assolutamente autonoma,
promossa da personalità della cultura, dell’arte e della scienza e da
esponenti di comitati, associazioni, movimenti e organismi della società
civile che ne condividono gli obiettivi e i contenuti, e che non verrà
“negoziata” con alcun partito. Questo sia per segnare una netta
discontinuità con il passato, sia per sottolineare la novità di questa
proposta: l’adesione a questa lista elettorale non deve essere confusa
con l’affiliazione ad alcuno dei partiti esistenti o in fieri e non ha alcuna pretesa identitaria.
Questa lista avrà un comitato di garanti formato tra i firmatari dell’appello, che non si candideranno. Avrà un comitato promotore, con compiti operativi.
Su
questa base le realtà organizzate come i partiti, o loro strutture, le
associazioni politiche o culturali, i centri sociali – che vorranno
sostenere questo progetto sono le benvenute e possono contribuire al suo
successo anche presentando proposte di candidatura di propri iscritti,
purché rispondenti alle caratteristiche indicate nell’appello. E
potranno sostenere la lista, la raccolta delle firme e
le attività connesse alla campagna elettorale, costituendosi in uno o
più comitati di sostegno dotati della più ampia autonomia, seguendo il
modello già adottato nella campagna per i referendum contro la
privatizzazione dell’acqua e dei sevizi pubblici locali, modalità che ha
garantito il successo in quella iniziativa referendaria.
L’Europa al bivio
L’Europa
è a un bivio, i suoi cittadini devono riprendersela. Dicono i cultori
dell’immobilità che sono solo due le risposte al male che in questi anni
di crisi ha frantumato il progetto d’unità nato a Ventotene nell’ultima
guerra, ha spento le speranze dei suoi popoli, ha risvegliato i
nazionalismi e l’equilibrio fra potenze che la Comunità doveva
abbattere. La prima risposta è di chi si compiace: passo dopo passo, con aggiustamenti minimi, l’Unione sta guarendo grazie alle terapie di austerità. La seconda risposta è catastrofista:
una comunità solidale si è rivelata impossibile, urge riprendersi la
sovranità monetaria sconsideratamente sacrificata e uscire dall’Euro.
Noi siamo convinti che ambedue le risposte siano conservatrici, e
proponiamo un’alternativa di tipo rivoluzionario. È nostra convinzione
che la crisi non sia solo economica e finanziaria, ma essenzialmente
politica e sociale. L’Euro non resisterà, se non
diventa la moneta di un governo democratico sovranazionale e di
politiche non calate dall’alto, ma discusse a approvate dalle donne e
dagli uomini europei. È nostra convinzione che l’Europa debba restare
l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare
sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che
l’economia-mondo non esista, impoverirsi sempre più. Solo attraverso
l’Europa gli europei possono ridivenire padroni di sé.
Per questo facciamo nostre le proposte di Alexis Tsipras, leader del partito unitario greco Syriza,
e nelle elezioni europee del 25 maggio lo indichiamo come nostro
candidato alla presidenza della Commissione Europea. Il suo paese, la
Grecia, è stato utilizzato come cavia durante la crisi ed è stato messo a
terra: in quanto tale è nostro portabandiera. Tsipras
ha detto che l’Europa, se vuol sopravvivere, deve cambiare
fondamentalmente. Deve darsi i mezzi finanziari per un piano Marshall
dell’Unione, che crei posti di lavoro con comuni piani di investimento e
colmi il divario tra l’Europa che ce la fa e l’Europa che non ce la fa,
offrendo sostegno a quest’ultima. Deve divenire unione politica, dunque
darsi una nuova Costituzione: scritta non più dai governi ma dal suo
Parlamento, dopo un’ampia consultazione di tutte le organizzazioni
associative e di base presenti nei paesi europei.
Deve respingere il fiscal compact
che oggi punisce il Sud Europa considerandolo peccatore e addestrandolo
alla sudditanza, e che domani punirà, probabilmente, anche i paesi che
si sentono più forti. Al centro di tutto, deve mettere il superamento
della disuguaglianza, lo stato di diritto, la comune difesa di un
patrimonio culturale e artistico che l’Italia ha malridotto e
maltrattato per troppo tempo. La Banca centrale europea dovrà avere
poteri simili a quelli esercitati dalla Banca d’Inghilterra o dalla FED,
garantendo non solo prezzi stabili ma lo sviluppo del reddito e
dell’occupazione, la salvaguardia dell’ambiente, della cultura, delle
autonomie locali e dei servizi sociali, e divenendo prestatrice di
ultima istanza in tempi di recessione. Non dimentichiamo che la Comunità nacque per debellare le dittature e la povertà. Le due cose andavano insieme allora, e di nuovo oggi.
Oggi
abbiamo di fronte una grande questione ambientale di dimensioni
planetarie, che può travolgere tutti i popoli, e un insieme di politiche
tese a svalutare il lavoro, mentre una corretta politica ambientale può
essere fonte di nuova occupazione, di redditi adeguati, di maggiore
benessere e di riappropriazione dei beni comuni. È il motivo per cui
contesteremo duramente il mito della crescita economica così come
l’abbiamo fin qui conosciuta. Esigeremo investimenti su ricerca, energie
rinnovabili, formazione, trasporti comuni, difesa del patrimonio
culturale. Sappiamo che per una riconversione così vasta avremo bisogno
di più, non di meno Europa.
Proprio come Tsipras dice riferendosi
alla Grecia, in Italia tutto questo significa rimettere in questione due
patti-capestro. Primo, il fiscal compact: il pareggio
di bilancio che esso prescrive è entrato proditoriamente nella nostra
costituzione, l’Europa non ce lo chiedeva, limitandosi a indicare sue
«preferenze». Secondo, il patto di complicità che lega il nostro sistema politico cleptocratico alle domande dei mercati:
chiediamo una politica di contrasto contro le mafie, il riciclaggio,
l’evasione fiscale, la protezione e l’anonimato di capitali grigi, la
corruzione, in un’Europa dove non sia più consentito opporre il segreto
bancario alle indagini della magistratura. Significa infine difendere la
Costituzione nata dalla Resistenza, e non violarne i principi base come
suggerito dalla JP Morgan in un rapporto del 28 maggio 2013, cui i
governanti italiani hanno assentito col loro silenzio. Significa metter
fine ai morti nel Mediterraneo: i migranti non sono un peso ma il sale
della crescita diversa che vogliamo. Significa darsi una politica
estera, non più al rimorchio di un paese– gli Stati Uniti– che perde
potenza ma non prepotenza. La pax americana produce guerre, caos, stati
di sorveglianza. È ora di fondare una pax europea.
Le
larghe intese, le rifiutiamo in Italia e in Europa: sono fatte per
conservare l’esistente. Per questo diciamo no alla grande coalizione
parlamentare che si prepara fra socialisti e democristiani europei,
presentandoci alle elezioni di maggio con una piattaforma di sinistra
alternativa e di rottura. Nostro scopo: un Parlamento costituente,
che si divida fra immobilisti e innovatori. Siamo sicuri fin d’ora che
gran parte dei cittadini voglia proprio questo: non l’Unione mal
ricucita, non la fuga dall’Euro, ma un’altra Europa, rifatta alle
radici. La chiediamo subito: il tempo è scaduto e la casa di tutti noi è
in fiamme, anche se ognuno cercasse rifugio nella sua tana minuscola e
illusoria.
L’Italia al bivio
Questo
è l’orizzonte. A partire da qui avanziamo la proposta di dare vita in
Italia a una lista che alle prossime elezioni europee faccia valere i
principi e i programmi delineati.
Una lista promossa da movimenti e personalità della società civile,
autonoma dagli apparati partitici, che sia una risposta radicale alla
debolezza italiana. Una lista composta in coerenza con il programma, che
candidi persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano
avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo
decennio.
Una lista che sostiene Tsipras ma non fa parte del
Partito della Sinistra Europea che lo ha espresso come candidato. I
nostri eletti siederanno nell’europarlamento nel gruppo con Tsipras
(GUE-Sinistra Unitaria europea). Una lista che potrà essere sostenuta,
come nel referendum acqua, dal più grande insieme di realtà organizzate e
che non si manterrà con i rimborsi elettorali.
Una lista che con Tsipras candidato mobiliti cittadine e cittadini verso un’Altra Europa.
Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale
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