domenica 5 gennaio 2014

Renzi, il baro della porta accanto Di ilsimplicissimus


204810613-67ef3cb7-a81a-4f8f-ae3e-f84c4c9302bfC’è un baro al tavolo da gioco. Si è visto chiaramente passare l’asso dalla manica alla mano, ma nessuno degli altri giocatori o del pubblico osa denunciare l’inganno.  Eppure tutti o quasi avranno sentito  il nuovo segretario del Pd nella riunione di partito tenutasi nella sede padronale di Firenze e che ha innescato il caso Fassina, dire l’incredibile. E cioè accusare imprecisati personaggi e forze, di voler fare distrazione di massa con il tema delle unioni civili per evitare di prendere in mano la questione della legge elettorale.
Ora va bene che siamo in un paese senza memoria , però la questione dei matrimoni gay è stata lanciata proprio tre giorni fa proprio da Renzi. A che gioco giochiamo? Allo stesso di sempre, interpretato però alla Panariello, con quella improntitudine sfacciata e vacua allo stesso tempo, che è la cifra della “renzitudine”. Il sindaco di Firenze, che da buon topo di sacrestia, si guarderà bene dal fare davvero qualcosa per le coppie di fatto e per gli omosessuali, lanciando questa esca che poi ha subito ritirato, ha voluto soltanto mettere in difficoltà i poveri naufraghi ultra cattolici di Alfano, e, tramite loro, Letta.
Fuoco sulla Croce Rossa, si potrebbe dire, è fin troppo chiaro che Renzi ha una fretta dannata di arrivare alle elezioni, prima che un consistente numero di italiani cominci a sgamarlo e a capire che razza di baro  sia il nuovo segretario scelto nel segreto dei gazebo.
Di certo un anno di sparate, slogan, trucchetti e battute sarebbe fatale al personaggio, alla nuova maschera gattopardesca  lanciata dai potentati e dal perno rugginoso di Napolitano.
Il personaggio e la sua inconsistenza finirebbero inesorabilmente per venire alla luce qualcosa si dovesse dire e fare qualcosa di serio. Ma con una campagna elettorale di pochi mesi e un sistema mediatico plebiscitario che spaccia per oro colato le estemporanee uscite del Panariello democratico, Renzi potrebbe anche farcela a non svelare l’aura di vuoto che lo circonda e la sostanziale appartenenza a un berlusconismo nativo.
Una commedia di fronte alla quale tutti applaudono ma che fa ridere solo l’attor giovane, non può durare troppo a lungo. Per questo Renzi tenta di vincere le mani della partita col trucco. E chi accetta di farsi ingannare, Renzi se lo merita proprio.

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