Corciano, con le sue case tutte rifatte con la pietra a vista, guarda
senza alcun imbarazzo la valle dove continua a crescere la sua zona
commerciale. Il paese domina le ultime appendici degli Appennini, è qui
che si perde il paesaggio umbro, con i suoi boschi di lecci. Poi si
comincia a riconoscere la Toscana e le sue colline dal profilo più dolce
e affusolato. E' lì, proprio sotto Corciano che il paesaggio traccia la
sua linea di confine naturale, è lungo la strada che porta verso il
Trasimeno che l'Umbria è meno Umbria ed è qui che continua a crescere un
altro lago fatto di tettoie, vetro e cemento, l'acqua stagnante del
consumismo umbro, il più grande agglomerato di capannoni di tutta la
regione. Una volta le chiamavano zone industriali ma oggi si produce
molto poco. Si vende, invece, si vende di tutto nei grandi store del
nostro tempo senza memoria e senza progetto.
E' qui che è rinato il Quasar dei nostri verdi anni
settanta, il sogno celeste della nostra modernità, la discoteca dove
tutto era grande e nuovo e che ci indicava la via delle stelle, il
nostro domani pieno di luci. Il Quasar, in fondo, non ha fatto altro che
nobilitare con le sue musiche di un'epoca ormai lontana una delle più
massicce speculazioni fondiarie della nostra regione nella valle che
tocca Perugia, Corciano e Magione prima di collassare su se stesso, come
una stella nova.
Se torniamo oggi in quel luogo del passato possiamo
entrare nella macchina del tempo e scoprire che il Quasar c'è ancora.
Solo che si può ballare sotto luci senza calore, in corridoi che ci
disorientano. Dove siamo, al Gherlinda, all'Ipercoop, all'Emisfero?
Questi spazi così freddi e anonimi non si fanno riconoscere e la
sensazione è quella di trovarci in un luogo che somiglia a tanti altri
luoghi già conosciuti, già frequentati, già, in fondo, consumati. E'
come non fossimo mai usciti da queste cattedrali dalla stessa luce e
dallo stesso odore.
Il mondo dei supermercati è ormai senza più idee e
il valore aggiunto è solo quello del gigantismo. Come nelle grandi
savane il grande mangia il piccolo che aveva a suo tempo mangiato quello
più piccolo di lui. Per costruire questo nuovo tempio del commercio
dove c'è tutto e quasi nulla di nuovo hanno speso cento milioni. In
Umbria una cifra simile non si investe in nessuna azienda industriale.
Alle acciaierie di Terni dove si produce la fetta più cospicua della
ricchezza umbra cento o magari anche duecento milioni vengono spesi
seguendo un programma diluito negli anni. Che peccato buttare tanti
soldi dentro il cratere di un vulcano che brucia ricchezza e produce,
alla fine del suo ciclo, i consueti rifiuti. Perché costruiscono
ipermercati nel tempo dell'austerità e della crisi? Perché espongono
questi coloratissimi bouquet di frutta, bellissima e invitante come la
mela di Eva, quando la maggioranza delle famiglie, di fronte al
prodotto, guarda prima di tutto il suo prezzo dovendo scegliere, alla
fine, quello più basso? Al Quasar Village, ci dicono, offrono la qualità
e un pezzetto del mulino bianco della nostra infanzia, cioè alcuni
prodotti freschi di laboratorio. In questa grande corsa verso il consumo
che non cresce vincerà il più forte, guadagneremo qualche posto di
lavoro da una parte per perderne qualcun altro da qualche altra parte,
ma non faremo un solo passo in avanti. Non saremo né più ricchi né più
felici ma solo più soli e disincantati, un po' persi nei sentieri della
vita così come ci capita nei grandi corridoi senza identità, nei non
luoghi di queste cattedrali che odorano di formaggio e di detersivi. A
Corciano, intanto, si chiedono dove costruire altre strade e altre
rotonde per far fronte al traffico di quindicimila persone al giorno,
come bruciare altro territorio e incassare nuovi tributi. Nelle zone
commerciali lo spazio è il valore aggiunto di ogni cosa e qui non si
butta via nulla, come nella lavorazione del maiale. Quindi, solo strade,
parcheggi e recinzioni per le cattedrali del consumo. Per questo si
deve occupare ogni terreno rimasto vuoto mentre le insegne fanno
l'occhiello a quelle vicine. Tutto si regge così, in questo labirinto.
Al Quasar si balla ancora quando la musica è finita da un pezzo.
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