Si
fa un gran parlare di armi e misure non convenzionali creando tra
l’altro una disgraziata confusione con i venti di guerra imposti dal
premio nobel per la pace Obama. Una moda che ha lanciato Draghi e che
adesso dilaga dovunque al punto che persino gli albergatori le
reclamano per superare la crisi conclamata del turismo. Ma che si tratti
del governatore appollaiato sulla torre della Bce a Francoforte, degli
spot mediatici del guappo di Rignano o del gestore della pensione
Rosetta a Riccione, la minestra è sempre la stessa, le ricette sempre
uguali ormai da 40 anni e si sostanziano in tre parole: umiliare il
lavoro.
Si, il lavoro è stato colpito rendendo ufficiali, stringenti,
ossessive le dottrine contro l’ inflazione come se quest’ultima fosse
portatrice di tutti i mali, cosa del resto vero se la si guarda dal
punto di vista dei potentati economici per i quali tutto ciò che
favorisce il debitore è satanico. Questo insieme di teorie e di
interessi collegati in maniera da non poter distinguere tra causa ed
effetto, in un primo tempo ha portato all’abolizione dei meccanismi di
adeguamento delle retribuzioni e delle pensioni, poi ha consigliato il
milieu politico non a risanare il Paese, ma a scegliere la scorciatoia
dell’adesione all’euro come garante di bassi interessi sul debito
pubblico, senza pensare alle conseguenze di non poter stampare e
gestire la moneta. Poi si è cominciato ad aggredire il welfare e le
tutele, quando si è visto che l’insieme non solo non bastava ma rendeva
stentata la crescita tanto da farla sembrare stagnazione. E naturalmente
anche i proprietari degli alberghi non vedono altra soluzione. altra
arma non convenzionale se non quella della diminuzione del costo del
lavoro. Che invece è del tutto convenzionale, anzi ritrita e sbagliata
perché affronta il problema solo e soltanto dal punto di vista
dell’offerta e mai della domanda.
Ora che tutto questo ha portato alla deflazione rischiando di erodere
i profitti e di aumentare il debito, si cerca qualche rimedio per
rianimare l’inflazione, chissenefrega se i salari calano e i pressi
aumentano. Ma si continuano a produrre job act con il compito di
abbassare i salari e dunque ancora una volta si pensa all’offerta e si
dimentica la domanda. Solo gli idioti non cambiano parere e dobbiamo
concludere che viviamo in un Paese e in un continente governato da utili
idioti dei potentati finanziari. Per di più in questa grande trappola
di pensieri ammuffiti, giustificati spesso con ricerche truffaldine ed
errori voluti sulle linde schermate dei fogli di calcolo per contraddire
il mondo reale, Draghi cerca di barcamenarsi con formule tardive e
insufficienti che tra l’altro hanno messo sul piede di guerra un certo
numero di Paesi attorno alla Germania che temono operazioni rischiose
sui titoli privati, simili a quelle della grande bolla che mandò
all’aria la Lehman Brothers. La moneta è comune, dunque niente azzardi
che nel tentativo di salvare un Paese ne possono mandare a bagno altri.
Perciò Germania, Olanda, Austria, Slovacchia e Finlandia hanno già
costituito un cartello del no. Su questa strada – avverte il Frankfurter
Allgemeine giornale che occupa in Germania il ruolo del Corriere da
noi – l’euro non si salva, ” è ancora a rischio anche se a molti
politici piace affermare il contrario. Dipende soprattutto da Paesi con
Italia e Francia”. Il che suona come una minaccia di morte per l’euro.
Insomma dalle politiche e dal retroterra dottrinale dell’anti
inflazionismo funzionale ai profitti non si esce sia che esso si
presenti come flessibilità dei parametri, sia come “flessibilità” ovvero
precarietà del lavoro, sia come flessibilità delle regole della Bce. Ma
queste non sono per nulla armi non convenzionali, sono la solita
minestra con aggiunta di qualche spezia monetarista. Dentro l’euro si
può fare poco o nulla se non sacrificare ancora di più i ceti popolari e
quelli medi, dall’euro non si può uscire perché questo rianimerebbe le
battaglie sociali oggi schiacciate: il potere finanziario e bancario che
agita i burattini politici non può tolleralo.
La vera arma non convenzionale sarebbe accartocciare tutto questo e
buttarlo dove si merita per andare in direzione contraria con massicci
investimenti pubblici, ritrovata libertà del denaro, ritorno alla
dignità del lavoro, ricostituzione delle dinamiche democratiche e
ricostruzione dell’Europa lontano dalle morbose confricazioni con l’Fmi e
con le guerre americane. Ma naturalmente in questo caso scatta
immediatamente il trattato finanziario contro la proliferazione delle
idee. Per loro sono come la bomba atomica.
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