Documento approvato dalla Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista del 19 settembre 2014
Nelle
ultime settimane e mesi, assistiamo ad una più sempre preoccupante
escalation a livello globale. E’ il segno di come la crisi economica
porti con se una profonda ridefinizione dei rapporti geopolitici a
livello internazionale, con una crisi dell’egemonia del blocco
imperialista occidentale e l’ascesa delle nuove potenze che, con il
recente incontro dei Brics, hanno definito un livello ulteriore di
integrazione politico economica.
La situazione in Ucraina, Iraq e Siria, Libia, la recente nuova
aggressione israeliana a Gaza e al popolo palestinese, l’aumento delle
tensioni nel sud est asiatico, sono i segnali di una preoccupante e
generalizzata tendenza alla guerra.
In particolare in Ucraina, gli Usa e l’UE continuano nell’opera
irresponsabile e guerrafondaia di sostegno al governo di Poroshenko e
dei suoi alleati neonazisti, puntando ad una integrazione dell’Ucraina
nella Nato e ad una nuova strategia anti russa approvata nel recente
vertice del Galles, fatta di sanzioni e accerchiamento economico
militare, che rischia di portare ad un punto di non ritorno. Il PRC
condanna la politica di Ue e Usa di deliberato sostegno alla guerra
lanciata dal governo ucraino contro le popolazioni del sud est ucraino,
la politica di sanzioni alla Russia e di annessione a Ue e Nato
dell’Ucraina. Solo un’Ucraina federale, libera dalle forze neofasciste e
fuori dalla Nato può rappresentare la base di una soluzione politica
alla crisi in atto, Esprimiamo la nostra solidarietà ai movimento
antifascisti ucraini e al partito comunista ucraino che in questi mesi
si oppongono al fascismo e alla guerra. Sosteniamo le iniziative come la
carovana antifascista lanciata dalla “Banda Bassotti” e le
mobilitazioni per la pace e contro la guerra di queste settimane.
In Medio oriente, la strategia del caos costituente
applicata da oltre un decennio dagli Usa, sta portando ad una diffusa e
crescente instabilità, in Iraq come in Libia, e al consolidamento dei
movimenti reazionari come l’Isis. Questo è il frutto delle politiche
imperialiste, ed è ipocrita la nuova coalizione lanciata in queste
ultime ore. Una coalizione senza alcun mandato delle Nazioni Unite, di
cui fanno parte gli stessi regimi reazionari del golfo come Qatar e
Arabia Saudita, la Turchia, che sono i primi responsabili del sostegno
logistico, militare e organizzativo alle forze islamiche reazionarie
nell’area. Con la scusa della guerra contro l’Isis, in realtà gli Usa
rilanciano i loro obiettivi strategici regionali, di un alleanza con le
forze reazionarie per produrre il cambio di regime in Siria, riprendere
il controllo dell’Iraq e isolare l’Iran. Lo stesso sostegno ai curdi
avviene solo nei confronti di quelli irakeni, mentre il PKK, che è in
prima fila nella lotta contro l’oscurantismo islamista dell’Isis è
inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche. Per isolare
l’Isis va interrotto il sostegno che avviene da parte di Qatar, Arabia
saudita e Turchia attraverso la Siria, che invece viene rafforzato e
ribadito attraverso fantomatici gruppi ribelli moderati. Esprimiamo il
nostro sostegno alle forze kurde del YPG e proponiamo di costruire una
campagna a sostegno del PKK, delle esperienze di autogoverno Curde in
Siria e per la liberazione del compagno Ocalan.
In Palestina la nuova aggressione israeliana ha prodotto una nuova
strage con migliaia di vittime innocenti e danni incalcolabili.
Rimangono irrisolti tutti i nodi della decennale guerra. Il problema è e
rimane l’occupazione israeliana, la sua politica di apartheid e
violazione dei diritti umani dei palestinesi, a cui contribuisce il
colpevole silenzio di Usa e Ue. Sosteniamo la campagna BDS di
boicottaggio dei prodotti israeliani, per la fine dell’occupazione, per
il diritto del popolo palestinese al proprio stato , con Gerusalemme est
come capitale, per il diritto al ritorno dei profughi, secondo quanto
previsto dal diritto internazionale. Va isolato il governo reazionario
israeliano e la sua politica di colonizzazione e di negazione dei
diritti palestinesi, attraverso la revoca degli accordi di cooperazione
commerciale e militare di Ue e Italia. Va rilanciata la campagna per la
liberazione di Marwan Barghouti, Amhed Saadat e dei prigionieri politici
palestinesi, per favorire quell’unità palestinese difficilmente
raggiunta e che l’aggressione israeliana voleva compromettere.
Il PRC è impegnato al successo e alla partecipazione alle
manifestazioni di Firenze il 21 p.v contro tutte le guerre e di Roma il
27 p.v. il con il popolo palestinese. La lotta contro la guerra è una
priorità di questa fase politica internazionale. Per la pace, contro la
NATO e l’imperialismo, sono le parole d’ordine con cui partecipiamo, in
quanto la guerra non è un caso della storia, ma il prodotto concreto
delle politiche imperialiste di questi anni e della crisi della
globalizzazione capitalista.
Costruire l’opposizione al governo di destra
In Italia, l’obiettivo di Renzi di abolire l’articolo 18 e
distruggere lo Statuto dei lavoratori per decreto, riassume più di ogni
altro elemento la fase politica attuale.
Pochi mesi fa Renzi si è presentato come il nuovo
uomo della provvidenza in grado di risolvere la crisi italiana. Al
contrario il governo ha proseguito le politiche di austerità che
producono e aggravano la crisi sociale ed economica. Come se non
bastasse Renzi –sempre sbandierando la discontinuità – ha contribuito
in modo decisivo a dar vita ad un esecutivo europeo iperliberista, più
filo tedesco di prima e guerrafondaio
Il vero salto di qualità Renzi non lo produce
nell’uscita del paese dalla crisi ma nell’utilizzo della crisi come
scusa per demolire la democrazia e i diritti dei lavoratori. In piena
sintonia con Berlusconi, in nome della lotta alla casta vuole impedire
ai cittadini di eleggere i senatori e varare una legge elettorale
peggiore del porcellum. Così come in nome della lotta alle
diseguaglianze vuole abolire i pochi diritti che rimangono a chi lavora,
mettendo tutti i lavoratori in condizioni di parità: nella situazione
peggiore.
Le politiche di Renzi, denominate “riforme
strutturali” costituiscono in realtà la nuova fase dell’offensiva
neoliberista decisa a livello europeo tra tutti i governi dell’Unione:
dopo i tagli al welfare arriva la cancellazione dei diritti dei
lavoratori, della democrazia, e le privatizzazioni. Non a caso il paese
che viene additato come modello è la Spagna, che in questi ultimi anni
ha introdotto piena libertà di licenziamento: quella che vogliono
raggiungere anche in Italia. Nel disegno politico di Renzi si sommano
dunque prosecuzione delle politiche neoliberiste , una spiccata tendenza
al regime con la compressione della democrazia, la distruzione del
sindacato e la sistematica ricerca di un consenso passivo fondato sul
rapporto diretto capo/masse, e favorito da un utilizzo pervasivo dei
mezzi di comunicazione di massa televisivi.
Quando Renzi si presenta come il leader di tutto il
popolo fa infatti leva sul senso comune accumulatosi nel paese negli
ultimi 20 anni, sommando il peggio del berlusconismo e
dell’antiberlusconismo in una miscela antidemocratica che si nutre e
alimenta la passivizzazione sociale. E’ infatti evidente che il senso di
impotenza che rappresenta il tratto essenziale della condizione
popolare oggi è il punto fondamentale su cui fa leva Renzi per proporsi
come uomo della provvidenza.
L’assenza di una reazione sociale visibile al grave
attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici costituisce per
ora la caratteristica fondamentale e peggiore della situazione italiana.
Dobbiamo quindi operare con determinazione e intelligenza per
trasformare il disagio sociale passivizzato in una vivace opposizione
politica e sociale alle politiche del governo Renzi e dell’Unione
Europea.
Il compito di Rifondazione: costruire una soggettività antagonista, di alternativa
Il principale problema politico di questa fase
consiste quindi nella costruzione di soggettività antagonista: sociale,
sindacale, culturale, politica. Una soggettività determinata quanto
unitaria: per indicare la strada in modo chiaro, ma anche per rompere il
senso di impotenza che deriva dalla divisione. Se la tendenza al regime
trova il suo alimento nella passività di massa della folla impotente
che aspetta il miracolo, la costruzione di soggettività, di un percorso
concreto di alternativa è il punto da cui partire, il passaggio decisivo
e la condizione per modificare i rapporti di forza.
Non è un caso che il movimento No Tav, diventato in
questi anni un punto di riferimento generale per le lotte nel nostro
paese ben al di la’ dei confini della Val di Susa, abbia proprio queste
caratteristiche: obiettivi chiari, capacità di critica, ma anche di
proposte concrete, un movimento unitario nutrito da una forma
democratica e partecipata.
Nella direzione della costruzione di una soggettività
antagonista, tre sono i terreni di iniziativa politica immediata:
innanzitutto occorre operare per costruire la più vasta mobilitazione
sociale contro i provvedimenti del governo e la politica della
commissione europea. Si tratta del punto decisivo di lavoro nelle
prossime settimane, al fine di rovesciare le politiche del governo a
partire dall’allargamento dei diritti del lavoro, dal blocco delle
privatizzazioni per arrivare alla proposta della piena occupazione da
raggiungersi attraverso un piano pubblico del lavoro. In questo contesto
la richiesta sciopero generale contro la manomissione dello statuto
lavoratori e la mobilitazione del pubblico impiego sono punti decisivi;
non diciamo solo no ma abbiamo una posizione chiara: reperimento delle
risorse trasferite alla rendita, estensione dei diritti a tutti i
lavoratori, abolizione riforma Fornero e reddito sociale per i
disoccupati.
In questo quadro è importante la manifestazione della Fiom di metà ottobre e dobbiamo impegnarci da subito per preparare la manifestazione promossa dalla lista Tsipras per il 29 di novembre. La nostra azione politica è finalizzata a rompere la passività sociale e a costruire concretamente il conflitto di classe nel paese. Solo nello sviluppo di questo conflitto è possibile costruire elementi di chiarificazione delle cause della crisi e delle strade attraverso cui uscirne.
In questo quadro è importante la manifestazione della Fiom di metà ottobre e dobbiamo impegnarci da subito per preparare la manifestazione promossa dalla lista Tsipras per il 29 di novembre. La nostra azione politica è finalizzata a rompere la passività sociale e a costruire concretamente il conflitto di classe nel paese. Solo nello sviluppo di questo conflitto è possibile costruire elementi di chiarificazione delle cause della crisi e delle strade attraverso cui uscirne.
In secondo luogo occorre fare un vero e proprio salto
di qualità dell’azione culturale nella demistificazione dell’ideologia
dominante e nella proposizione di una alternativa praticabile. Oggi ogni
scelta politica viene giustificata in nome dell’emergenza economica che
a sua volta viene presentata come un dato oggettivo e immodificabile.
Si tratta di una vera e propria menzogna, di una ideologia che copre la
realtà falsificandola. Rendere inefficace questa narrazione fatta dal
potere – ed oggi egemone – sia mostrandone gli elementi menzogneri, sia
avanzando proposte alternative concretamente praticabili è un compito
non rinviabile. Senza la rottura del velo dell’ideologia dominante
rischiamo di essere relegati in un ruolo di pura e sterile propaganda. Da questo punto di
vista la formazione politica dei compagni e delle compagne così come la
riorganizzazione della comunicazione del partito deve produrre un deciso
salto di qualità.
In terzo luogo dobbiamo operare per trasformare la
lista Tsipras – che rappresenta il punto può avanzato di unità e
proposta politica realizzato a sinistra dopo gli anni della sconfitta –
in una vera e propria soggettività politica di sinistra antiliberista in
sintonia con la Sinistra Europea.
Questo salto di qualità non è per nulla semplice né
automatico e non tutti i soggetti che hanno dato vita alla lista
condividono questa prospettiva. Per quanto ci riguarda Rifondazione ha
esplicitamente avanzato ,dopo il positivo risultato elettorale di
avviare la costruzione di una “Syriza” italiana fondata sul principio di
una testa un voto. Riteniamo che ogni attendismo rischi di disperdere
le energie e l’attenzione che L’Altra Europa ha suscitato e su questo
invitiamo alla riflessione tutte le soggettività che con noi hanno
lavorato a costruirla.
Costruire la sinistra
Per riuscire a trasformare la lista Tsipras nel soggetto unitario della sinistra, occorre agire a più livelli:
- Innanzitutto consolidare e l’allargare l’area della lista attraverso pratiche democratiche e partecipate dei Comitati locali della lista. I Comitati devono divenire il punto di aggregazione degli uomini e delle donne di sinistra presenti sul territorio.
- Addivenire ad una esplicita dichiarazione d’intenti relativa alla volontà di costruire un soggetto politico di sinistra. L’esigenza di costruire questo soggetto politico unitario non è solo dettata dalla condizione della politica italiana: è la vera domanda politica che alberga tanto tra i votanti della Lista Tsipras quanto all’interno dei Comitati. Si tratta quindi di trovare un percorso che riesca a costruire questa soggettività in modo inclusivo, democratico e partecipato. A tal fine il passaggio della manifestazione nazionale del 29 novembre è fondamentale. Infatti il passaggio dall’essere uno spazio di aggregazione ad essere un soggetto che fa politica non può avvenire solo attraverso una discussione interna a tratti estenuante e autoreferenziale ma deve passare attraverso atti politici che parlino al paese. Da questo punto di vista è evidente che la convocazione di una manifestazione di massa, pone immediatamente il problema della prospettiva politica, della risposta alla domanda di chi viene in piazza. Il pieno successo della manifestazione nazionale contro il governo è quindi il punto di passaggio obbligato per costruire l’opposizione politica al governo ma anche per dar vita sui territori ad un lavoro politico e di aggregazione della lista e per favorire la rottura degli indugi ad avviare un processo costituente che parta subito dopo la manifestazione.
ll rapporto tra Rifondazione Comunsita e la Syriza italiana
Quindi il lavoro politico del partito deve quindi
articolarsi su questi tre livelli, sociale, politico e culturale,
finalizzato alla costruzione e all’alimentazione del conflitto sociale,
alla trasformazione della lista Tsipras in un soggetto unitario della
sinistra antiliberista e alla battaglia culturale contro il pensiero
unico e per proporre una alternativa.
Particolarmente rilevante è la discussione – dentro e
fuori il partito – su quali rapporti debbano intercorrere tra la
costruzione del soggetto unitario della sinistra e l’esistenza del
Partito della Rifondazione Comunista. Per anni abbiamo infatti detto che
Rifondazione era necessaria ma non sufficiente: oggi siamo alla prova
dei fatti e dobbiamo approfondire questo nodo.
Partiamo da una prima approssimazione condivisa: il
nostro progetto politico deve viaggiare su due gambe, il partito e la
sinistra unita. Si tratta di una prima formulazione importante: tra
partito della rifondazione comunista e soggetto unitario della sinistra
non esiste contrapposizione, non esiste giustapposizione ma deve
esistere una relazione in cui lo sviluppo di uno aiuti lo sviluppo
dell’altro e viceversa.
E’ la registrazione di ciò che è avvenuto: senza
Rifondazione non si sarebbero mai raccolte le firme per presentare alle
elezioni Europee la lista Tsipras ma senza il percorso unitario
Rifondazione non avrebbe mai superato lo il 4%. Lo stesso vale per la
manifestazione di novembre: senza l’azione del PRC probabilmente non
sarebbe mai stata decisa ma senza un contesto unitario Rifondazione da
sola non sarebbe in grado di costruire una manifestazione di massa.
Ora vanno approfondite le condizioni e i termini
della relazione fra rilancio di Rifondazione e nascita e sviluppo del
soggetto unitario della sinistra.
Bisogna individuare innanzitutto quali sono i compiti
di un soggetto unitario della sinistra affichè possa essere tale. Noi
riteniamo che questo debba essere un soggetto politico plurale e
democratico, dotato di un programma di fase, in grado di prefigurare una
fuoriuscita dalle politiche neoliberiste e dalla crisi e di prefigurare
l’alternativa. Un soggetto cioè in grado di presentarsi unitariamente
alle elezioni e nel contempo di costruire attorno alla propria proposta
politica la necessaria battaglia sociale, politica e culturale. Si
tratta di costruire un polo politico della sinistra antiliberista, che
sia chiaramente distinguibile nel panorama politico italiano e che sia
in grado di dar luogo ad un processo di aggregazione. Un polo politico
della sinistra antiliberista e quindi autonomo politicamente e portatore
di un progetto alternativo alle altre proposte politiche oggi in campo.
Questo polo politico della sinistra non dovrebbe in
nessun modo essere caricato di richieste ulteriori relativamente a
caratterizzazioni culturali od ideologiche: non è un nuovo partito e non
si basa su una comune ideologia. Nel polo della sinistra debbono poter
lavorare insieme sulla base di un progetto comune non solo i diversi
soggetti della sinistra ma devono convivere fisiologicamente diverse
ideologie e appartenenze politiche, culturali e organizzative. A partire
da un progetto politico e da regole condivise, il pluralismo e il
rispetto delle differenze deve essere l’elemento costitutivo e
fisiologico del soggetto politico della sinistra che vogliamo costruire.
In questo contesto qual’è il ruolo del Partito della
Rifondazione Comunista oltre al partecipare con grande spirito unitario
alla costruzione e allo sviluppo del soggetto unitario della sinistra?
Qual’è il senso profondo, storico, che rende necessario il rilancio del processo della rifondazione comunista e il PRC?
A nostro parere i punti fondamentali sono i seguenti:
1) La necessità di avere una organizzazione politica
comunista, un intellettuale collettivo, che contribuisca alla
definizione di una analisi marxista della società sia per quanto
riguarda il capitale sia per quanto riguarda la costruzione di una
soggettività antagonista al capitale. In questo quadro il tema della
formazione politica e dell’informazione sono punti assolutamente
decisivi.
2) La necessità di avere una organizzazione politica
comunista che affronti il nodo del superamento del capitalismo come
punto fondamentale e necessario per permettere all’umanità di compiere
un passo in avanti sulla strada della liberazione. Infatti l’attuale
crisi segnala l’incapacità del capitalismo di usare positivamente la
ricchezza che pure è in grado di produrre. Solo la fuoriuscita dal
capitalismo e dalla logica del profitto può determinare le condizioni
per una uscita compiuta dalla crisi intesa come pieno utilizzo della
ricchezza economica e sociale per garantire a tutti e tutte una
esistenza libera e dignitosa in un contesto non distruttivo della
natura. Serve insomma una organizzazione politica che oltre a porre il
problema dell’uscita da sinistra dal liberismo, avanzi la prospettiva
della fuoriuscita dal capitalismo, cioè del comunismo.
3) La comprensione da parte di Rifondazione che
l’attuale sistema politico elettorale – che giornalisticamente va sotto
il titolo di Seconda Repubblica – è un avversario sistemico del
movimento operaio e della costruzione dell’alternativa. Il bipolarismo
come l’incorporazione del pareggio di bilancio in costituzione
costituiscono fattori costituenti di questa seconda repubblica. La lotta
per l’alternativa non si riduce quindi alla prospettiva della conquista
di una maggioranza parlamentare ma prevede la battaglia per il
superamento dell’attuale assetto istituzionale così come si è venuto
definendo in contrapposizione alla lettera e allo spirito della
Costituzione nata dalla Resistenza.
4) La comprensione da parte di Rifondazione Comunista
che la rappresentanza politica è solo una parte dell’azione politica
comunista. Il tema della costruzione del soggetto dell’alternativa,
dello sviluppo dell’autorganizzazione sociale e di una cultura altra, è
il punto fondamentale della politica comunista. Questo riguarda
l’individuazione delle contraddizioni del sistema capitalistico,
l’analisi e la valorizzazione dei percorsi attraverso cui si può
costituire ed esprimere una soggettività anticapitalista, la definizione
di una battaglia politico culturale sui modelli sociali e sulla
costruzione di un immaginario alternativo a quello prodotto dal mercato.
In questo quadro il terreno elettorale deve essere delegato
all’aggregazione unitaria della sinistra mentre il partito deve
concentrarsi sugli altri aspetti sopra definiti.
Fare le cose sopra descritte non richiede solo la
continuazione di Rifondazione Comunista ma richiede un deciso
avanzamento del progetto politico della rifondazione comunista. Infatti
oggi nonostante una analisi corretta e condivisa che vede lo spostamento
del potere reale dal piano della democrazia rappresentativa ad altre
istituzioni, troppo sovente il partito è concentrato per larga parte
sulle sole dinamiche istituzionali. Si tratta quindi di modificare in
profondità il nostro modo di funzionare sapendo che il punto
fondamentale per un partito comunista non è quello di rappresentare un
soggetto sociale già formato ma piuttosto quello di contribuire alla
costruzione di un soggetto della trasformazione che riesca a scardinare
ed a superare lo stato di cose esistenti.
A tal fine è necessario rilanciare con forza la
campagna di tesseramento e di autofinanziamento del Partito e chiediamo a
tutte le strutture di prodursi nel massimo impegno. In questo quadro la
Direzione nell’auspicare che si tenga rapidamente la Conferenza
nazionale dei Giovani Comuniste/i, decide che la Conferenza di
organizzazione nazionale si tenga nei primi mesi del prossimo anno e che
nel corso del mese di novembre si tengano su tutto il territorio
nazionale le riunioni interregionali dei segretari di circolo e degli
organismi dirigenti.
Appuntamenti nazionali di mobilitazione e di lotta
E’ chiaro che l’obiettivo della riuscita della
manifestazione di novembre è anche legata alla nostra capacità di
costruire l’opposizione sociale,di valorizzare e collegare le lotte . Di
fronte all’ attacco del Governo alla Costituzione, al lavoro alla
scuola, al pubblico impiego, ai diritto all’abitare si stanno profilando
scadenze e mobilitazioni che sono importanti in sé,ma anche come tappe
di una possibile uscita dalla rassegnazione e dalla passività:
21 settembre – manifestazione a Firenze contro le guerre.
27 settembre – manifestazione nazionale a Roma in appoggio alle rivendicazioni del popolo palestinese.
4 ottobre convegno su “Crisi del Capitalismo e rifondazione del comunismo”.
8 ottobre – mobilitazione nazionale sindacale su pubblico impiego.
10 0ttobre – sciopero degli studenti e dei coordinamenti precari e dei sindacati di base contro la riforma Renzi Giannini.
10 ottobre – giornata internazionale contro gli sfratti per il diritto all’abitare.
11 ottobre – giornata di mobilitazione STOP TTIP diciamo no in tutta Italia.
18 ottobre – manifestazione Fiom.
29 novembre – manifestazione nazionale lista Tsipras contro politiche governo e UE
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
DIREZIONE NAZIONALE
DIREZIONE NAZIONALE
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