Il nostro Presidente del Consiglio aveva iniziato il suo
mandato di Presidente per sei mesi della Unione europea, promettendo che
sarebbe andato subito in Europa per battere i pugni sul tavolo affinché
all'Italia venisse concessa quella flessibilità che le sarebbe
necessaria per uscire da uno stato di deflazione, da lui stesso negato,
ma certificato dalle ultime rilevazioni dell'Istat.
Invece Matteo Renzi si è recato al vertice della Nato a Cardiff
per battere i tamburi altrui. Tamburi di guerra. Visto che il documento
finale del summit invita i 28 membri della Nato, a "invertire la
tendenza al declino dei bilanci della difesa". In questo modo sciagurato
la Nato intenderebbe affrontare la questione ucraina, della cui
creazione essa è in larga misura responsabile. Persino l'ammonimento del
vecchio Henry Kissinger, che di guerre e di conflitti interstatali se
ne intende, a non allargare ad Est la Nato non è stato ascoltato. E i
danni sono evidenti, tranne che alle élite europee e naturalmente al
segretario generale della Nato, il danese Rasmussen.
Di fronte a questa richiesta Renzi - riferisce la stampa internazionale - ha dichiarato che
il suo governo sarebbe ben felice di accondiscendere, a patto però che
le spese per l'incremento delle dotazioni d'arma non faccia numero ai
fini del mantenimento del rapporto deficit/Pil entro il 3%. In sostanza
l'Italia aumenta il bilancio della difesa se la Ue ci permette di
sforare i vincoli di Maastricht. Gli altri partecipanti al vertice hanno
subito definito Renzi un "simpatico provocatore".
Provocatore certamente - d'altro canto ognuno ha il suo stile -
simpatico un po' meno. Non credo che chi nel pubblico impiego vede i
propri contratti bloccati ancora una volta trovi molto spiritosa questa
esternazione.
La ministra Madia aveva solennemente affermato che i
soldi per il rinnovo contrattuale nel settore pubblico non ci sono,
perché ci sono vincoli europei di spesa da osservare. Invece per
avventure belliche questi vincoli potrebbero essere bypassati! Ecco la
famosa 'flessibilità' con l'elmetto!" Indignarsi è giusto. Purtroppo lo
fanno solo i sindacati delle forze dell'ordine, seppure con qualche
ambiguità politica rispetto alle motivazioni. Mentre il resto del
movimento sindacale balbetta o si limita alla minaccia.
Se
indignarsi è giusto, anche se non tutti lo fanno, stupirsi delle scelte
del governo sarebbe del tutto ingenuo o da chi ama imitare il
comportamento degli struzzi. In realtà esistono continuità tra le
politiche dei diversi governi, come quelli di Berlusconi e di Renzi,
passando per Monti e Letta, poiché tutte sono sovra determinate dagli
orientamenti assunti dalla governance della Ue.
Sarà bene
ricordare cosa diceva la celebre lettera della Bce, inviata al governo
Berlusconi il 5 agosto 2011, firmata da Jean-Claude Trichet e Mario
Draghi. Tra le altre misure per contenere il debito e riformare in senso
fortemente regressivo le relazioni sociali e la normativa del mercato
del lavoro, veniva esplicitato al punto 2a) : "Inoltre, il Governo
dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico
impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se
necessario, riducendo gli stipendi". Era chiaro fin d'allora quindi che
il pubblico impiego avrebbe avuto poco di che sperare se non rovesciando
il diktat europeo.
D'altro canto avevamo visto giusto quando
scrivevamo, anche in questo blog, che la famosa misura degli 80 euro,
uno dei fattori principali che hanno garantito a Renzi un notevole
successo elettorale, non avendo coperture finanziarie adeguate e
credibili, soprattutto per diventare stabile e non una tantum, avrebbe
finito per cercarle nei tagli di spesa e di posti di lavoro della
spending review e nella perpetuazione del blocco dei contratti. In ciò
favorito da un sistema sindacale che ormai è diventato un'articolazione
del governo allargato dell'economia (con le dovute eccezioni,
naturalmente, come la Fiom). In altri tempi una simile dichiarazione da
parte di un ministro "non ci sono soldi" per rinnovare contratti attesi
da troppi anni avrebbe provocato un'immediata dichiarazione di sciopero
generale. Non solo quello delle forze dell'ordine.
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