venerdì 10 ottobre 2014

QUALCOSA DI NUOVO di G.Angelo Billia

Tristemente osservo la borghesia fare ciò che sa fare meglio, cioè continuare ad arricchirsi sulle spalle di lavoratori e contemporaneamente prepararsi alla guerra, ognuno per la sua cordata, perché i poveri, anche quando non hanno più niente, hanno pur sempre la vita da “donare”, per trasformarla in nuovo potere e denaro sonante per lor signori.
Ascolto i portavoce che si è scelta nelle istituzioni del mio paese e li vedo procedere come rulli compressori. E’ universalmente riconosciuto, più si è spietati e solerti, più alte sono le prebende.
Nulla di nuovo, si dirà e in effetti la sostanza non è cambiata nei secoli. Certamente le forme sono diverse, oggi un semplice “Dio è con noi” non sarebbe bastevole ad indorare il massacro sociale e a farlo credere qualcosa di diverso.
Ecco allora che lo stesso Dio si piega alle esigenze moderne, tant’è che l’ultima versione è quella di un Dio che strepita contro la disoccupazione, al pari di Renzi il quale la usa per giustificare lo sterminio di quel poco che, in termini di principi sanciti, solo sanciti, per carità, ancora arginavano la barbarie dei suoi committenti.
Aggiungiamo a questo la pletora dei cortigiani, parte nelle istituzioni, parte nel mondo dei media, che fanno da cassa di risonanza e trasformano con uno stillicidio di “arricchimenti” le fole del potere in verità assolute.
Come si vede, il nuovo su questo versante, in quanto semplicemente coperto da una patina sovrastrutturale, è tutt’altro che tale e neanche poteva essere altro che così.
A tristezza si aggiunge tristezza se solo si fa tanto d’allungare lo sguardo a sinistra, a quello che un tempo veniva considerato orgogliosamente, a torto o a ragione, il “mondo comunista”, intendendo con questo coloro che vivevano, si organizzavano e lottavano per cambiare davvero la società, relegando in un angolo della storia i suoi parassiti.
Alle metodiche culturali della borghesia, tutte tese a mistificare la sua rapina sempre uguale nella sostanza, a sinistra ha corrisposto, invece, un cambiamento sostanziale.
Nulla di particolarmente clamoroso, s’intende. Se si chiede ad ognuno di esprimersi nelle linee generali, la risposta sarà sempre confacente alle aspettative, ma quando, fuori dagli slogan, si scende sul piano della concretezza, si nota spesso l’incapacità profonda di comprendere il ruolo insostituibile del partito comunista nel processo rivoluzionario. Sto parlando del partito, non di cenacoli intellettualistici, né tanto meno di corti rivoluzionarie costruite attorno al capo.
Non voglio soffermarmi su categorie morali che a volte si è tentati di usare. Svierebbero il problema dalla sua essenza profonda: la penetrazione delle favole della borghesia anche nella parte più avanzata della classe operaia. Esse vanno demolite come condizione preliminare ad ogni processo rivoluzionario credibile, pena il perpetuarsi all’infinito di questa società iniqua.

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