Cara cittadina, caro cittadino, abbiamo
redatto questo appello con il metodo della partecipazione deliberativa di
persone, movimenti e partiti, metodo che pensiamo essere la “nuova politica” di
cui necessita il governo degli enti locali, per superare l’astensionismo e
l’esclusione, per combattere lo strapotere della finanza e dei gruppi che
ne detengono il controllo.
Ti chiediamo di unirti a noi con la
sottoscrizione di questo appello e con l’impegno a partecipare attivamente
nella co-costruzione della nostra proposta e nell’adesione alla mobilitazione
democratica sulle quali vogliamo siano ricostruite le istituzioni della nostra
Regione.
MANIFESTO PER LE ELEZIONI REGIONALI
“Siamo radicali perché la realtà è
radicale”
(Alexis Tsipras)
(Alexis Tsipras)
L’Emilia Romagna è attraversata da una profonda
crisi economica, sociale e ambientale che precarizza le nostre esistenze e
soffoca l’economia un tempo florida. Una crisi scatenata dall’economia
neoliberista degli ultimi trent’anni e dagli “aggiustamenti strutturali”
imposti dalla Troika, assunti dai governi nazionali e trasferiti ai territori
con vincoli di bilancio, tasse e riduzione degli investimenti. Una crisi che i
governi regionali non sono stati capaci di arginare a sufficienza.
Tutto ciò che nel tempo ha esaltato
l’Emilia Romagna oggi è messo in discussione: il suo sistema scolastico
e formativo, la qualità del welfare (sanitario e sociale),
il suo patrimonio culturale e paesaggistico. E’ in crisi profonda
il nostro sistema produttivo, quel modello emiliano-romagnolo un
tempo invidiato in tutto il mondo e che oggi stenta a produrre e distribuire
equamente ricchezza.
Viviamo ormai in un territorio “inquinato”:
la cappa delle polveri sottili che incombe sulla pianura padana è alimentata da
uno sviluppo superato e distorto, dominato dal “ciclo del cemento”, da un
traffico veicolare privato insostenibile, da un sistema di smaltimento dei
rifiuti arretrato, dal degrado conseguente l’abbandono della montagna, dalla
devastazione degli alvei fluviali e dall’inadeguata manutenzione del
territorio. Una regione inquinata anche dal clientelismo e dalla criminalità
organizzata, di cui troppo tardi si è percepita l’estesa infiltrazione nel
tessuto economico e sociale.
È in crisi la democrazia in
tutte le sue articolazioni, dai consigli di quartiere alle Province
destrutturate senza un chiaro progetto, ai consigli comunali ridotti al
silenzio da leggi che concentrano tutto il potere nelle mani dei sindaci e
delle giunte. Una tendenza pienamente recepita dalle riforme del governo Renzi
che, in nome della “governance”, mira a rendere anche le istituzioni statali
organi non elettivi, senza un reale controllo democratico.
L’ideologia della “governance” nella nostra
regione si è estesa da tempo alle società partecipate come Iren ed Hera,
diventate vere e propri conglomerati che agiscono fuori dal nostro territorio,
più dedite al conseguimento di ricchi dividendi per i soci privati e lauti
stipendi al proprio management che all’interesse pubblico, scaricando i costi
sulle bollette che pagano le persone. Una situazione insostenibile che
porta all’indebitamento e alla privatizzazione di fatto, che è il
vero fallimento della politica che ha reso questi soggetti società per azioni a
suo tempo.
Eppure esiste un’altra Emilia-Romagna che
in questi anni non è stata a guardare. Un’altra Emilia-Romagna che
ha difeso i diritti e i beni comuni come acqua, scuola, casa, lavoro e
salute. Che ha vinto i Referendum, ma ha visto la peggior
politica ignorare quei risultati. Che è impegnata nella difesa della Costituzione nata
dallaResistenza, capace di tessere reti di solidarietà e mutuo
aiuto. Che ha prodotto singolari esperienze locali di produzione
socialmente e ambientalmente sostenibile eliste civiche che stanno
amministrando bene alcuni territori. Che è consapevole dell’attacco agli spazi
democratici e agli strumenti di partecipazione popolare. Che crede
che quegli spazi e quegli strumenti vadano non solo difesi, ma ampliati e
ridefiniti, e da tempo chiede forme di partecipazione reali e riconosciute
dalle istituzioni. Che mette a fondamento del suo agire i principi
costituzionali di eguaglianza e solidarietà, che crede che l’istruzione
sia un diritto e non un servizio a pagamento, che crede nella laicità e
nelmulticulturalismo. Che valorizza la cultura.
La ricchezza di lotte, proposte e buone
pratiche amministrative, in rete tra loro, è un patrimonio importante per
uscire dalla crisi diversi e migliori, per raggiungere l’obiettivo di rendere
la nostra regione la meno diseguale e la più solidale d’Europa.
La Regione che vogliamo guarda al futuro con gli occhi dei precari, delle donne che non riescono a conciliare lamaternità con una vita dignitosa, delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, degli artigiani e delle partite IVA a cui viene negato il credito per poter continuare ad essere produttivi, delle giovani coppie che non hanno accesso per i loro figli alla scuola dell’infanzia pubblica e non possono permettersi una casa, deigiovani single e di chi vive solo, di chi difende i propridiritti all’autodeterminazione nelle scelte riguardanti la vita, l’orientamento sessuale, la maternità e il fine vita, di chi è sprofondato nelle nuove povertà, dei terremotati e alluvionati, dei migranti che ci raggiungono fuggendo da fame e guerre.
La Regione che vogliamo guarda al futuro con gli occhi dei precari, delle donne che non riescono a conciliare lamaternità con una vita dignitosa, delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, degli artigiani e delle partite IVA a cui viene negato il credito per poter continuare ad essere produttivi, delle giovani coppie che non hanno accesso per i loro figli alla scuola dell’infanzia pubblica e non possono permettersi una casa, deigiovani single e di chi vive solo, di chi difende i propridiritti all’autodeterminazione nelle scelte riguardanti la vita, l’orientamento sessuale, la maternità e il fine vita, di chi è sprofondato nelle nuove povertà, dei terremotati e alluvionati, dei migranti che ci raggiungono fuggendo da fame e guerre.
Noi, in primo luogo, diciamo NO
all’austerità e ai tagli alla spesa pubblica.
Vogliamo rilanciare gli investimenti per un nuovo modello di società e di sviluppo che rafforzi il sistema di welfare e gestisca i beni comuni in forma pubblica e partecipata; che scommetta su una conversione ecologica dell’economia per contrastare la precarietà,difenda il lavoro, crei nuova occupazione di qualità. E’ indispensabile lavorare per una nuova società realmente solidale anche con l’introduzione del reddito minimo garantito.
Vogliamo rilanciare gli investimenti per un nuovo modello di società e di sviluppo che rafforzi il sistema di welfare e gestisca i beni comuni in forma pubblica e partecipata; che scommetta su una conversione ecologica dell’economia per contrastare la precarietà,difenda il lavoro, crei nuova occupazione di qualità. E’ indispensabile lavorare per una nuova società realmente solidale anche con l’introduzione del reddito minimo garantito.
Diciamo No alle grandi opere
inutili che devastano il territorio.
Vogliamo un’economia fondata sul risparmio energeticoe l’uso di energie pulite e rinnovabili, sulla difesa dell’ambiente e della salute, sulla salvaguardia del suolo, sui trasporti pubblici efficienti a supporto di un nuovo modello di mobilità, su un’agricoltura ecologica e biologica, sulla ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e la formazione per sostenere e qualificare il sistema delle imprese locali, riconoscendo l’immensa ricchezza di quelle piccole e medie che, rinnovate e coordinate fra loro, potrebbero garantire la qualità della produzione e la dignità del lavoro.
Vogliamo un’economia fondata sul risparmio energeticoe l’uso di energie pulite e rinnovabili, sulla difesa dell’ambiente e della salute, sulla salvaguardia del suolo, sui trasporti pubblici efficienti a supporto di un nuovo modello di mobilità, su un’agricoltura ecologica e biologica, sulla ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e la formazione per sostenere e qualificare il sistema delle imprese locali, riconoscendo l’immensa ricchezza di quelle piccole e medie che, rinnovate e coordinate fra loro, potrebbero garantire la qualità della produzione e la dignità del lavoro.
Un modello che, ripartendo
dai cittadini e dai loro bisogni, ritorni al centro dell’innovazione
sociale in un nuovo patto tra democrazia, partecipazione e
sostenibilità e riporti la nostra altra Emilia
Romagna ad essere protagonista nel dibattito nazionale ed internazionale.
Le prossime elezioni regionali possono
essere l’occasione per un percorso che, a partire dall’esperienza alle europee
de “L’Altra Europa con Tsipras” e della sua presenza attiva, faccia nascere
una lista aperta, dicittadinanza e di forti competenze
che mobiliti persone, comitati, movimenti, esperienze
civiche e forze organizzate, verso un’altra Regione che
parli con chiarezza il linguaggio della partecipazione, della democrazia e
dell’equità e del benessere sociale. Una Regione che
non vuole lasciare indietro più nessuno, perché le persone
vengono prima dei profitti.
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