giovedì 2 luglio 2015

Gli effetti dell'austerity dell'Europa: Cinque milioni e mezzo di italiani sono sotto alimentati

Secondo una ricerca presentata all’Expo dal Banco Alimentare, in Italia 14 famiglie su 100 non possono permettersi un’alimentazione equilibrata con cibo proteico ogni due giorni. A patire di più sono i minorenni, 1 milione e 300 mila soffrono di “povertà alimentare”. Il dato è più che raddoppiato nel giro di otto anni. Per contrastare la povertà in via di cronicizzazione, scrivono i curatori della ricerca, bisognerebbe pensare a una misura strutturale per il reddito delle persone più povere
italiani-poveri-03-300x263In cascina Triulza si parla di povertà ali­men­tare. Di ita­liani sotto ali­men­tati. Di nuovi poveri. E’ una di quelle ini­zia­tive vir­tuose per cui biso­gne­rebbe rin­gra­ziare Expo, ma sarebbe come ral­le­grarsi per la pre­sen­ta­zione delle opere di San Fran­ce­sco in una bou­ti­que di Car­tier. I dati pre­sen­tati da Banco Ali­men­tare però meri­tano di essere esa­mi­nati con cura — sono rac­colti nel volume “Food poverty Food bank” a cura di Gian­carlo Rovati e Luca Pesenti (Uni­ver­sità Cat­to­lica di Milano). Si tratta di un’indagine rea­liz­zata dopo la crisi, dun­que con sta­ti­sti­che aggior­nate al 2014 (il primo rap­porto ana­logo è stato rea­liz­zato nel periodo ante­ce­dente il 2008). In que­sto lasso di tempo, dicono i rela­tori, la dimen­sione della povertà ali­men­tare in Ita­lia è rad­dop­piata: sono 5 milioni e mezzo le per­sone, di cui ben 1,3 sono mino­renni, che non hanno la pos­si­bi­lità di assi­cu­rarsi un’alimentazione equilibrata.
Signi­fica che 14 fami­glie su 100 non hanno soldi a suf­fi­cienza per garan­tirsi cibo pro­teico ogni due giorni (il dato è più che rad­dop­piato dal 2007, quando erano 6 su 100). Il con­fronto con altri paesi è disar­mante: in Fran­cia sono 7,3 e in Spa­gna 3,5 le fami­glie altret­tanto povere. L’Italia – scri­vono Rovati e Pesenti — sem­bra aver pagato più di tutti i paesi il prezzo amaro della crisi”, tanto che oggi sol­tanto i paesi dell’ex blocco sovie­tico pre­sen­tano cifre più pre­oc­cu­panti rispetto alla dif­fi­coltà di pro­cu­rarsi una dieta equi­li­brata. C’è un altro dato urgente che il Banco Ali­men­tare sot­to­li­nea. Le oltre 15 mila asso­cia­zioni cari­ta­tive che ope­rano in Ita­lia, gra­zie alle quali non ci sono (troppe) per­sone che vivono sotto i ponti, dicono di non essere in grado di aiu­tare un numero mag­giore di per­sone. L’appello, con modi gar­bati, è rivolto al mondo poli­tico, e ha tutta l’aria di una sfida che il governo non sem­bra inten­zio­nato a rac­co­gliere: “Appare auspi­ca­bile ora aggiun­gere il tas­sello, pre­sente in quasi tutti i paesi euro­pei, di una misura strut­tu­rale di soste­gno al red­dito dei più poveri”, si legge nell’introduzione del volume pre­sen­tato ieri. Il mini­stro per le poli­ti­che agri­cole, Mau­ri­zio Mar­tina, in video, però ha rispo­sto pic­che al mode­ra­tore del dibat­tito che ha fatto rife­ri­mento anche alla pro­po­sta del Movi­mento 5 Stelle:Sono per valu­tare qual­siasi stru­mento pra­ti­ca­bile, ma que­sto mi sem­bra dif­fi­cil­mente soste­ni­bile dal punto di vista finan­zia­rio. Mi sem­bra dove­roso pro­vare nuove spe­ri­men­ta­zioni, ma senza fare una bat­ta­glia ideo­lo­gica e senza appog­giare ipo­tesi velleitarie”.
Alla luce delle sta­ti­sti­che però non si tro­vano tracce di bat­ta­glia ideo­lo­gica tra que­gli adulti ita­liani — per­sone disoc­cu­pate, inde­bi­tate o sepa­rate — che chie­dono di rice­vere un pacco ali­men­tare (la prin­ci­pale causa di povertà nel 2014 è stata nell’80% dei casi la per­dita del lavoro). Inol­tre, sot­to­li­neano i ricer­ca­tori, “è pro­prio tra chi ha meno di 18 anni che si nasconde il vero dramma della povertà in Ita­lia”. Quasi 14 bam­bini su 100 tra i 6 e i 14 anni “spe­ri­men­tano pro­blemi” di man­canza di cibo. Nel sud le cifre sono ancora più “impres­sio­nanti”: 19,3 bam­bini della fascia 6–14 anni su 100 sono poveri “anche dal punto di vista ali­men­tare”; e sono aumen­tati in modo “ver­ti­gi­noso”, erano 3 ogni 100 prima della crisi.
La ricerca, come sostiene il pre­si­dente del Banco Ali­men­tare Andrea Gius­sani, rende ancora più per­si­stente (e scan­da­loso) il para­dosso dello spreco di ali­menti nella filiera ali­men­tare. L’incentivo alla ridu­zione e alla redi­stri­bu­zione degli spre­chi, pro­ba­bil­mente, sarà uno dei lasciti dell’Expo, gra­zie ad ini­zia­tive che sono già “spon­so­riz­zate” da alcune grandi catene della distri­bu­zione. La carità, in fondo, rende tutti più utili. Anche Expo, per esem­pio, com­batte lo spreco gra­zie a un accordo sti­pu­lato con la cascina Triulza: nei primi due mesi sono stati recu­pe­rati oltre 5 mila chili di ali­menti, poi distri­buiti ad alcune delle 250 strut­ture cari­ta­tive di Milano con­ven­zio­nate con il Banco Ali­men­tare (che assi­stono 54 mila per­sone). Anche il mini­stro Mar­tina vanta un dato rela­tivo al soste­gno che il governo dà agli indi­genti: “100 mila ton­nel­late di cibo distri­buito quest’anno”. Una cosa giu­sta, anche se non è così che si affronta la povertà (anche ali­men­tare). Ma oggi non si butta via niente.
di Luca Fazio

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