Come tutti sanno in qualunque democrazia le leggi elettorali sono sacre ed inviolabili. E possono essere cambiate solo in presenza di un accordo condiviso tra tutte le forze in campo. Una volta stabilite le regole tutti devono attenersi ad esse.
Di fronte al caos delle liste del PDL in Lombardia e nel Lazio, Il governo ha optato per una soluzione «all’italiana»: un decreto che dice di interpretare la legge elettorale, senza cambiarla ottenendo la riammissione delle sue liste escluse. Era l’unico modo col quale il centrodestra poteva sperare di ottenere non il «placet» impossibile dell’opposizione, ma la non ostilità del Quirinale. E infatti il Presidente Napolitano è subito accorso in aiuto al Governo controfirmando il decreto truffa.
Di fronte al caos delle liste del PDL in Lombardia e nel Lazio, Il governo ha optato per una soluzione «all’italiana»: un decreto che dice di interpretare la legge elettorale, senza cambiarla ottenendo la riammissione delle sue liste escluse. Era l’unico modo col quale il centrodestra poteva sperare di ottenere non il «placet» impossibile dell’opposizione, ma la non ostilità del Quirinale. E infatti il Presidente Napolitano è subito accorso in aiuto al Governo controfirmando il decreto truffa.
Non è la prima volta che il Presidente della Repubblica acconsente a firmare decreti incostituzionali (vedi Lodo Alfano) o di dubbia opportunità (come lo Scudo fiscale). Noi abbiamo un grande rispetto per il ruolo della Presidenza della Repubblica e per la persona di Giorgio Napolitano. Ma tale rispetto non può esimerci dal prendere una posizione chiara a difesa del rispetto delle regole e della Costituzione.
L’articolo 72, comma 4 della nostra Costituzione stabilisce che le leggi in materia costituzionale, elettorale, di approvazione dei bilanci e di ratifica dei trattati internazionali non possono essere emanate o modificate dal governo tramite decreti ma sono di competenze delle Camere attraverso la normale procedura legislativa. E allora il Presidente della Repubblica non può acconsentire agli escamotage del Governo che aggirano il dettato costituzionale per cui da oggi, la legge si applica solo per gli avversari, mentre per noi stessi la si può "interpretare", accomodandola
Il Governo si giustifica affermando che la sostanza (il diritto degli elettori del partito di maggioranza ad esprimersi) deve prevalere sulla forma (le regole elettorali) il che è come dire che nella prossima partita di calcio Milan-Agrigento se al 90° minuto il Milan è in svantaggio la Lega Calcio potrà allungare la durata della partita di 15 minuti in modo da permettere alla squadra più forte di raggiungere il risultato atteso e far felice la tifoseria più numerosa.
D’altra parte non è la prima volta che delle liste elettorali non sono state ammesse alle elezioni per vizi formali (timbri mancanti, ritardi…) o sostanziali (mancanza di firme). Mai nella storia repubblicana si sono cambiate le regole in corsa. Per esempio, nelle precedenti elezioni regionali del 2005, sempre nel Lazio si scoprì che la lista di Alessandra Mussolini (Alternativa Sociale) aveva presentato delle firme false. In quell’occasione gli attuali esponenti del PDL che oggi sbraitano a difesa della sostanza del processo elettorale e contro i cavilli burocratici avevano un’altra posizione:
Giovanardi:”Procure ed uffici preposti escludano le liste presentate in modo irregolare”
Tajani:”Le autorità competenti facciano controlli a campione sull’autenticità delle firme”
La Russa: “Posso capire due o tre firme irregolari, ma qui si parla di centinaia”
Gasparri: “Non è una vicenda politica ma giudiziaria. La democrazia è in pericolo. Vanno cancellate le liste con firme false e vanno perseguiti quelli che le hanno facilitate”
Formigoni: “Le regole vanno sempre rispettate. Gli organi preposti verifichino se le firme sono corrette o false”
Maroni: “Voglio sanzioni ancor più gravi della semplice esclusione delle liste. Chi raccoglie firme false fa una truffa elettorale”
Il risultato di tanto rigore “formalistico” da parte degli esponenti del centrodestra fu l’esclusione dalla competizione della lista della Mussolini. Allora mi domando perché quello che ieri valeva per la Mussolini non vale oggi per Formigoni e per Polverini?
Evidentemente è solo questione di opportunità. Allora la Mussolini era una concorrente del candidato del centrodestra Storace, oggi Formigoni e Polverini sono i rappresentanti del centrodestra.
Non c´è alcun dubbio che una competizione elettorale senza il principale partito è anomala. Ma se il problema interpella tutti, le responsabilità di questa anomalia sono di qualcuno che ha un nome preciso: il PDL. È lo sfascio della destra che produce il suo disastro. Ora chi chiede alle altre forze politiche di farsi carico del problema non ha mai nemmeno pensato di assumersi preliminarmente le sue responsabilità, ammettendo gli errori commessi, chiamandoli per nome, prendendosi la colpa.
Nulla di tutto questo. Soltanto lo scarico delle responsabilità sugli altri (il complotto, i “magistrati rossi”…), la tentazione della piazza, la forzatura al Quirinale. Infine, l´abuso notturno del decreto, mascherato dalla forma "interpretativa", che va a leggere a posteriori le intenzioni di quando il legislatore dettò le norme elettorali di procedura, ritagliando a piacere una soluzione su misura per gli errori commessi dalla destra a Roma e a Milano. A Berlusconi non è venuto in mente di dire la verità, riconoscere che il PDL ha sbagliato egli non ammette errori propri ma solo soprusi altrui, mentre prepara abusi quotidiani.
Tutte le forze democratiche si debbano mobilitare da subito contro questo scempio delle regole e della sovranità popolare, contro la destra dei corrotti e dei corruttori, contro il governo dei condoni e degli evasori.
L’articolo 72, comma 4 della nostra Costituzione stabilisce che le leggi in materia costituzionale, elettorale, di approvazione dei bilanci e di ratifica dei trattati internazionali non possono essere emanate o modificate dal governo tramite decreti ma sono di competenze delle Camere attraverso la normale procedura legislativa. E allora il Presidente della Repubblica non può acconsentire agli escamotage del Governo che aggirano il dettato costituzionale per cui da oggi, la legge si applica solo per gli avversari, mentre per noi stessi la si può "interpretare", accomodandola
Il Governo si giustifica affermando che la sostanza (il diritto degli elettori del partito di maggioranza ad esprimersi) deve prevalere sulla forma (le regole elettorali) il che è come dire che nella prossima partita di calcio Milan-Agrigento se al 90° minuto il Milan è in svantaggio la Lega Calcio potrà allungare la durata della partita di 15 minuti in modo da permettere alla squadra più forte di raggiungere il risultato atteso e far felice la tifoseria più numerosa.
D’altra parte non è la prima volta che delle liste elettorali non sono state ammesse alle elezioni per vizi formali (timbri mancanti, ritardi…) o sostanziali (mancanza di firme). Mai nella storia repubblicana si sono cambiate le regole in corsa. Per esempio, nelle precedenti elezioni regionali del 2005, sempre nel Lazio si scoprì che la lista di Alessandra Mussolini (Alternativa Sociale) aveva presentato delle firme false. In quell’occasione gli attuali esponenti del PDL che oggi sbraitano a difesa della sostanza del processo elettorale e contro i cavilli burocratici avevano un’altra posizione:
Giovanardi:”Procure ed uffici preposti escludano le liste presentate in modo irregolare”
Tajani:”Le autorità competenti facciano controlli a campione sull’autenticità delle firme”
La Russa: “Posso capire due o tre firme irregolari, ma qui si parla di centinaia”
Gasparri: “Non è una vicenda politica ma giudiziaria. La democrazia è in pericolo. Vanno cancellate le liste con firme false e vanno perseguiti quelli che le hanno facilitate”
Formigoni: “Le regole vanno sempre rispettate. Gli organi preposti verifichino se le firme sono corrette o false”
Maroni: “Voglio sanzioni ancor più gravi della semplice esclusione delle liste. Chi raccoglie firme false fa una truffa elettorale”
Il risultato di tanto rigore “formalistico” da parte degli esponenti del centrodestra fu l’esclusione dalla competizione della lista della Mussolini. Allora mi domando perché quello che ieri valeva per la Mussolini non vale oggi per Formigoni e per Polverini?
Evidentemente è solo questione di opportunità. Allora la Mussolini era una concorrente del candidato del centrodestra Storace, oggi Formigoni e Polverini sono i rappresentanti del centrodestra.
Non c´è alcun dubbio che una competizione elettorale senza il principale partito è anomala. Ma se il problema interpella tutti, le responsabilità di questa anomalia sono di qualcuno che ha un nome preciso: il PDL. È lo sfascio della destra che produce il suo disastro. Ora chi chiede alle altre forze politiche di farsi carico del problema non ha mai nemmeno pensato di assumersi preliminarmente le sue responsabilità, ammettendo gli errori commessi, chiamandoli per nome, prendendosi la colpa.
Nulla di tutto questo. Soltanto lo scarico delle responsabilità sugli altri (il complotto, i “magistrati rossi”…), la tentazione della piazza, la forzatura al Quirinale. Infine, l´abuso notturno del decreto, mascherato dalla forma "interpretativa", che va a leggere a posteriori le intenzioni di quando il legislatore dettò le norme elettorali di procedura, ritagliando a piacere una soluzione su misura per gli errori commessi dalla destra a Roma e a Milano. A Berlusconi non è venuto in mente di dire la verità, riconoscere che il PDL ha sbagliato egli non ammette errori propri ma solo soprusi altrui, mentre prepara abusi quotidiani.
Tutte le forze democratiche si debbano mobilitare da subito contro questo scempio delle regole e della sovranità popolare, contro la destra dei corrotti e dei corruttori, contro il governo dei condoni e degli evasori.
PECS
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