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L'esclusione di alcune liste del centrodestra, in Lombardia e nel Lazio, dalla competizione del 28 marzo, sarà comunque in parte ammortizzata dalla propaganda unica della tv finalmente libera di dispiegarsi senza l'intralcio di quel rompiscatole di Michele Santoro, vero obiettivo dell'impar-condicio decretata dai berlusconiani del consiglio di amministrazione di viale Mazzini. La sfida regionale potrà svolgersi senza il disturbo delle telecamere di Annozero piazzate sul campo della battaglia politica, all'incrocio tra il telespettatore-elettore e le veline (intese anche, ma non solo, come metafora della propaganda).Saranno soprattutto i telegiornali (con le testate regionali saldamente schierate) ad avere la linea diretta con il pubblico votante, sarà specialmente il Tg1 di Minzolini a raccontare cosa sta succedendo nel paese. Il direttore amico dei Balducci e degli Anemone, come rivelano le ultime intercettazioni delle loro affettuose conversazioni, deciderà di "assolvere" chi vuole, libero di offrire (come ha fatto) al figlio di Balducci i potenti mezzi del telegiornale per promuoverne il suo film. E pazienza se dovrà sopportare la satira del bravo Max Paiella che ne fa una divertente imitazione a Parla con me (il talk della Dandini non lo hanno spento perché è rubricato alla categoria "varietà"). L'altra sera il finto Minzolini cantava la nuova sigla del tg «...in questo servizietto che si chiama assoluzione, fatti grande Tg1 non parlare di prescrizione». Qualche problema il vero direttore potrebbe invece averlo dall'iniziativa dei 120 mila firmatari di un appello su Facebook che chiede, all'Ordine dei giornalisti e al presidente della Rai, di intervenire con un ordine di rettifica sulla falsa notizia dell'assoluzione dell'avvocato Mills. Che ci sia bisogno di raccogliere le firme per un atto dovuto dice a che punto siamo. Oltretutto non è detto che la richiesta venga accolta.
Norma Rangeri, Il manifesto 04.03.2010
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