Il centrodestra è nei guai per le liste elettorali, ma la casa madre del Pdl, l'azienda, la "ditta" festeggia il pienone d'ascolti di Canale5, con Zelig e Matrix, campioni della serata. Senza nulla togliere ai bravi comici degli Arcimboldi, né al valore del talk-show lasciato in eredità da Enrico Mentana, quei 6 milioni e mezzo del varietà di Canale5 e quel 20 per cento di share al programma di attualità sono il risultato della scomparsa di Ballarò e di Porta a Porta. Raiset ha centrato due risultati con un colpo solo: censura e soldi. Domani misureremo quanto ha guadagnato Mediaset con la cancellazione di Annozero. Intanto, come era prevedibile, il documentario di Raitre sulla dittatura fascista, mandato in onda in alternativa a Floris, ha fatto precipitare l'audience della rete di due milioni di telespettatori e il film Ricette d'amore, nella seconda serata di Raiuno, ha dimezzato il pubblico di Vespa. Danno non solo d'immagine, ma salasso finanziario stimato attorno ai 4 milioni di euro per il mese del black-out se nessuna autorità di controllo del pluralismo televisivo interverrà per riaccendere l'informazione del servizio pubblico.
L'esclusione di alcune liste del centrodestra, in Lombardia e nel Lazio, dalla competizione del 28 marzo, sarà comunque in parte ammortizzata dalla propaganda unica della tv finalmente libera di dispiegarsi senza l'intralcio di quel rompiscatole di Michele Santoro, vero obiettivo dell'impar-condicio decretata dai berlusconiani del consiglio di amministrazione di viale Mazzini. La sfida regionale potrà svolgersi senza il disturbo delle telecamere di Annozero piazzate sul campo della battaglia politica, all'incrocio tra il telespettatore-elettore e le veline (intese anche, ma non solo, come metafora della propaganda).Saranno soprattutto i telegiornali (con le testate regionali saldamente schierate) ad avere la linea diretta con il pubblico votante, sarà specialmente il Tg1 di Minzolini a raccontare cosa sta succedendo nel paese. Il direttore amico dei Balducci e degli Anemone, come rivelano le ultime intercettazioni delle loro affettuose conversazioni, deciderà di "assolvere" chi vuole, libero di offrire (come ha fatto) al figlio di Balducci i potenti mezzi del telegiornale per promuoverne il suo film. E pazienza se dovrà sopportare la satira del bravo Max Paiella che ne fa una divertente imitazione a Parla con me (il talk della Dandini non lo hanno spento perché è rubricato alla categoria "varietà"). L'altra sera il finto Minzolini cantava la nuova sigla del tg «...in questo servizietto che si chiama assoluzione, fatti grande Tg1 non parlare di prescrizione». Qualche problema il vero direttore potrebbe invece averlo dall'iniziativa dei 120 mila firmatari di un appello su Facebook che chiede, all'Ordine dei giornalisti e al presidente della Rai, di intervenire con un ordine di rettifica sulla falsa notizia dell'assoluzione dell'avvocato Mills. Che ci sia bisogno di raccogliere le firme per un atto dovuto dice a che punto siamo. Oltretutto non è detto che la richiesta venga accolta.
L'esclusione di alcune liste del centrodestra, in Lombardia e nel Lazio, dalla competizione del 28 marzo, sarà comunque in parte ammortizzata dalla propaganda unica della tv finalmente libera di dispiegarsi senza l'intralcio di quel rompiscatole di Michele Santoro, vero obiettivo dell'impar-condicio decretata dai berlusconiani del consiglio di amministrazione di viale Mazzini. La sfida regionale potrà svolgersi senza il disturbo delle telecamere di Annozero piazzate sul campo della battaglia politica, all'incrocio tra il telespettatore-elettore e le veline (intese anche, ma non solo, come metafora della propaganda).Saranno soprattutto i telegiornali (con le testate regionali saldamente schierate) ad avere la linea diretta con il pubblico votante, sarà specialmente il Tg1 di Minzolini a raccontare cosa sta succedendo nel paese. Il direttore amico dei Balducci e degli Anemone, come rivelano le ultime intercettazioni delle loro affettuose conversazioni, deciderà di "assolvere" chi vuole, libero di offrire (come ha fatto) al figlio di Balducci i potenti mezzi del telegiornale per promuoverne il suo film. E pazienza se dovrà sopportare la satira del bravo Max Paiella che ne fa una divertente imitazione a Parla con me (il talk della Dandini non lo hanno spento perché è rubricato alla categoria "varietà"). L'altra sera il finto Minzolini cantava la nuova sigla del tg «...in questo servizietto che si chiama assoluzione, fatti grande Tg1 non parlare di prescrizione». Qualche problema il vero direttore potrebbe invece averlo dall'iniziativa dei 120 mila firmatari di un appello su Facebook che chiede, all'Ordine dei giornalisti e al presidente della Rai, di intervenire con un ordine di rettifica sulla falsa notizia dell'assoluzione dell'avvocato Mills. Che ci sia bisogno di raccogliere le firme per un atto dovuto dice a che punto siamo. Oltretutto non è detto che la richiesta venga accolta.
Norma Rangeri, Il manifesto 04.03.2010
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