giovedì 4 marzo 2010

Tremonti pensa ancora "positivo", ma l'Italia va a rotoli

Nel 2009 il Pil è diminuito del 5%
e il deficit pubblico è schizzato al 5,3%. A gennaio senza lavoro all'8,6% e aumentano i fallimenti




Nel biennio 2008-2009 il Pil italiano è diminuito del 6,3%: -1,3% nel 2008 e, secondo la revisione comunicata ieri dall'Istat, 5% lo scorso anno, il maggior crollo dalla fine della seconda guerra mondiale. Di più: lo scorso anno c'è stato una debacle dei conti pubblici: il deficit è salito al 5,3% del Pil dal 2,7% del 2008 e il debito pubblico a fine anno sfiorava il 116% del Pil e, i dati sono di Bankitalia, era superiore e 1.761 miliardi.
Di questi dati (salvo alcune correzioni) già sapevamo tutto: la «novità» è rappresentata dalla disoccupazione che seguita a crescere anche nel 2010. In gennaio il tasso di disoccupazione è salto all'8,6% (l'1,3% in più rispetto al gennaio 2008) e le persone in cerca di occupazione erano 2,144 milioni, con un incremento di 334 mila senza lavoro in 12 mesi, pari al 18,5%.Particolarmente pesante si sta facendo il tasso di disoccupazione giovanile: in gennaio era pari al 26,8%, con una crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,6 punti rispetto a gennaio 2009. Quanto al numero di inattivi (di età compresa tra 15 e 64 anni), a gennaio, è pari a 14 milioni 871 mila unità, con un aumento dello 0,2% (+28 mila unità) rispetto a dicembre 2009 e dell'1,2% (+172 mila unità) rispetto a gennaio 2009. Il tasso di inattività è pari al 37,7 per cento (invariato rispetto al mese precedente e in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a gennaio 2009).
Tornando ai conti economici nazionali, la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) nel 2009 è salita al 43,2% per cento, 3 decimi di punto in più rispetto al valore del 2008 (42,9%). Le imposte dirette, però, sono diminuite del 7,2% e le indirette del 4,2%. La entrate totale sono diminuite dell'1,9%. Le uscite totali sono risultate pari al 52,5% del Pil (49,4 per cento nel 2008), con una variazione del +3,% rispetto all'anno precedente.Da sottolineare come il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) è risultato negativo per 9,5 miliardi, lo 0,6% del Pil, contro un attivo del 2,% del prodotto nel 2008. Negativo anche il saldo delle partite correnti: -31 miliardi in caduta dall'attivo di 12 miliardi dell'anno precedente. Altro dato interessante riguarda l'interscambio con l'estero: nel 2009 le importazioni sono scese del 14,5% e le esportazioni del 19,1%. Forte anche la caduta degli investimenti: -12,1%. Le retribuzioni lorde nell'industria sono diminuite del 5,7%.
Ieri il Cerved ha fatto sapere che nel 2009 le imprese che sono fallite hanno fatto un balzo del 23% e che anche l'ultimo trimestre è stato nero: tra ottobre e dicembre sono state aperte quasi 2.900 procedure fallimentari, +15% rispetto allo stesso periodo del 2008, trimestre nel quale si era già registrato un aumento di fallimenti del 43% rispetto al 2007. Dopo la brusca caduta delle procedure seguita alla riforma della disciplina sulla crisi d'impresa - spiega il Cerved - dall'aprile del 2008 i fallimenti hanno iniziato una corsa che dura da sette trimestri consecutivi, con tassi di crescita sempre a due cifre.


di Galapagos
su il manifesto del 02/03/2010

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