Il rialzo di ieri nei corsi della borsa e dei titoli di stato agonizzanti dimostra – meglio di qualsiasi discorso – chi sono i responsabili della crisi finanziaria, qual è la sua natura, e come si risolve.
E’ bastato che Draghi e Novotny (membro del Consiglio direttivo della BCE) parlassero, senza fare nulla, senza spendere un Euro, perché i mercati finanziari passassero dall’ennesimo crollo all’euforia.
Figuriamoci cosa succederà se dalle parole lor signori si degneranno di passare ai fatti. Sta lì, nella BCE,
il potere di risolvere o meno la crisi. Il che implica una
responsabilità morale enorme: finora non lo hanno fatto. Potevano farlo,
ma non lo hanno fatto.
Bce all’origine della speculazione
commento di Paolo Ferrero, L’unità di venerdì 18 novembre
La
nascita del governo Monti è giustificata dalla lotta alla speculazione
finanziaria. A mio parere si tratta di una gigantesca mistificazione
perché la speculazione finanziaria sui titoli di stato italiani (e di
altre nazioni europee) è dovuta in primo luogo alle politiche della UE e
della BCE. In altri termini non è possibile fermare la speculazione
sull’Euro, se non si cambiano le politiche europee.
La
speculazione ha origine nella deregolamentazione prodotta dalle
politiche neoliberiste. In particolare l’attività speculativa sui debiti
sovrani avviene in Europa – e non in altre parti del mondo – perché
l’Europa è l’unico aggregato economico in cui la banca centrale (la BCE)
finanzia le banche private ma non gli stati sovrani, finanzia gli
speculatori e non coloro che sono colpiti dalla speculazione. Infatti la
BCE non compra i titoli degli stati europei al mercato primario (cioè
direttamente alla loro emissione e al tasso di interesse base) come
invece fanno la Federal Reserve negli USA, la Banca centrale
d’Inghilterra, e tutte le altre banche centrali. In pratica la BCE è
all’origine della speculazione finanziaria sui titoli degli stati
europei perché dà i soldi agli assassini e non li dà alle vittime.
Infatti la BCE compra titoli – pochi – solo sul mercato secondario (cioè
sul mercato, al prezzo già definito dalle pratiche speculative) e a
condizione che l’Italia applichi le politiche dettate dall’Unione
Europea che ipotizzano la sostanziale distruzione elle conquiste che il
movimento dei lavoratori ha fatto nel secondo dopoguerra. In pratica la
BCE si rifiuta di intervenire nella fase in cui è possibile impedire che
si formi il meccanismo speculativo (come fanno invece le altre Banche
centrali mondiali) e invece interviene nella fase successiva a garantire
l’ossigeno al moribondo a condizione che il moribondo accetti politiche
di taglio drastico dei diritti dei lavoratori e del welfare. Il ruolo
della BCE è quindi completamente politico ed è un ruolo che utilizza la
minaccia della speculazione al fine di obbligare gli stati europei a
tagliare il welfare e i diritti dei lavoratori.
Le politiche
dettate dall’Europa non determineranno quindi la fine della speculazione
finanziaria ma recessione economica, regressione sociale e compressione
della democrazia. Questo è il vero punto politico: la speculazione
finanziaria – presentata come un fenomeno naturale, come una maledizione
degli dei – viene utilizzata dalla BCE, dalla Germania e dai governanti
europei, come “vincolo esterno” per obbligare i paesi europei a ridurre
drasticamente i livelli di vita nei rispettivi stati. La speculazione
non viene combattuta alla radice, ma viene usata per imporre – paese per
paese – drastiche manovre antioperaie che non sarebbero altrimenti
accettate socialmente.
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