martedì 31 luglio 2012

La ritirata ordinata, orchestrata dalla Bce di PierGiorgio Gawronski, Il Fatto Quotidiano

Stiamo assistendo alla ritirata dei neoliberisti, davanti all’incalzare… della realtà. Di fronte a questa mera eventualità, i mercati esultano, ed io con loro. Ricordo le previsioni ‘neolib’: 
(1) L’austerità riporterà la fiducia nei mercati finanziari e reali, cancellando gli spread, e rilanciando la crescita. 
(2) L’avvio delle “riforme strutturali” avrà lo stesso effetto. 
(3) Le banche centrali non possono fare molto contro la crisi. 
Infatti (4) l’aumento della moneta provocherà iperinflazione; il rischio vero da cui bisogna guardarsi è finire “come lo Zimbabwe”; l’aumento dei prezzi delle materie prime non è temporaneo ma segnala l’avvio di un processo inflattivo globale. 
(5) Le politiche di sostegno alla domanda, finalizzate a compensare la caduta della spesa privata e a sostenere le vendite delle imprese, saranno inefficaci. (6) Una delle ragioni è la seguente: la crescita dei debiti pubblici in tutto il mondo spingerà i tassi d’interesse reali alle stelle al netto degli spread – cioè nei paesi privi di ‘rischio default’: USA; Germania, Giappone, UK, ecc.

Tutte queste previsioni sono state smentite dai fatti; invito i lettori a verificare. Gente in buona fede concluderebbe: il modello che utilizziamo non funziona, dobbiamo cambiarlo. Si, cominciano a farlo: ma di nascosto, confondendo le acque. Come nelle dittature, dove la realtà è quella indicata dal Potere, le situazioni comiche si moltiplicano. Un esempio sono le contorte motivazioni con cui Draghi prepara l’opinione pubblica tedesca alla “svolta” della BCE (speriamo) in arrivo.
Draghi avrebbe finalmente trovato un pretesto per “aggirare il mandato” della BCE, e “salvare l’Euro” abbattendo gli spread: “Spread elevati riducono l’efficacia dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria”. Quindi la BCE ha il diritto di abbatterli; l’efficacia della politica monetaria – il cui unico obiettivo, per la BCE, è “la stabilità dei prezzi” – deve essere preservata ad ogni costo!
Qualche sommessa domanda. Perché gli spread ora disturbano la politica monetaria, e prima no? Perché ieri gli interventi della BCE non potevano che essere “limitati e temporanei”, e ora no: la BCE farà “tutto il necessario per salvare l’Euro”? Perché prima “i poteri della BCE” erano deboli e “limitati… abbiamo solo guadagnato tempo… Tocca ai governi…”; mentre ora Draghi assicura: quel che faremo “…credetemi: sarà abbastanza!”? Perché la BCE si preoccupa del meccanismo di trasmissione ora, quando vede un’inflazione “vicina e sotto al 2% a fine 2012”, non quando cresceva ben oltre il 3%? Infine: se il mandato della BCE è inadeguato, perché non dirlo? Lo stesso Draghi non ha forse più volte invocato (p.es. Dicembre 2011) altre modifiche ai Trattati EU? E poi, basterà abbattere gli spread per “salvare l’Euro”?
I veri motivi della svolta sono altri: la strategia liberista é fallita. Le barzellette di Draghi meriterebbero di essere seppellite da una risata, se l’ideologia in ritirata non fosse ancora pericolosa! Gli Eurocrati guidati dalla BCE si apprestano a:
  1. Abbassare gli spread ma, temo, solo un po’, e con meccanismi “costosi”. Così mantengono la pressione su Governi e Parlamenti, e allarme fra la gente. Se qualcuno non avesse ancora capito che gli spread sono una variabile politica, c’è sempre tempo!
  2. Conservare il più possibile gli attuali meccanismi istituzionali dell’Eurozona. è la loro Europa: la vogliono sufficientemente “flessibile” da consentire ai loro modelli di funzionare. Il che è impossibile. Non succede neanche in America.
In poche parole: dopo averla fatta grossa, di fronte al mondo allibito, questi signori sono nell’angolo. O usano le ‘famigerate’ politiche keynesiane per uscirne – inclusa la banca centrale prestatrice di ultima istanza - o distruggono l’Euro. Dall’angolo cominciano a uscire, ma lentamente, coprendosi con foglie di fico, confondendo le carte. Per salvare non solo l’orgoglio personale, ma anche le riforme tecnocratiche, e la forma attuale delle difettose istituzioni europee, a fronte dell’ormai prevedibile ondata di ritorno dei popoli Europei, che chiederanno conto di una crisi ormai chiaramente ‘europea’ e ‘monetaria’. Ed allora: ben vengano le aperture della BCE. Ma se credono che siamo disposti ad accettare altri dieci anni di deflazione, depressione, e disoccupazione, secondo me si sbagliano.

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