martedì 24 luglio 2012

Spaccare il Pd? Si può e si deve di Fabio Marcelli, Il Fatto Quotidiano

Sono in molti a chiedersi come faccia il Partito democratico a continuare a esistere, nonostante si diano, al suo interno, approcci e impostazioni fortemente differenti, per non dire opposti, su praticamente tutti gli argomenti possibili dell’azione politica. Una possibile spiegazione, non particolarmente lusinghiera per i diretti interessati, è che il collante autentico sia la salvaguardia del potere di cui questo partito e i suoi membri continuano a disporre.
Come che sia, la dichiarazione di Civati, il più a sinistra fra i rottamatori, secondo il quale l’alleanza con Casini renderebbe impossibile la convivenza nel partito, sembra aprire una fase nuova. Sarà vero? Alle parole seguiranno finalmente i fatti o si tratta dell’ennesima mossa tattica interna? Staremo a vedere. 
Quello che è certo è che al Paese non serve assolutamente questo Partito democratico, specie tenendo conto dell’eccezionalità del momento che stiamo attraversando. Non serve perché ha poche idee, di scarsa qualità, confuse e contraddittorie. Ha finito per avallare il massacro delle pensioni, l’affossamento dell’articolo 18, i tagli indiscriminati della spesa pubblica, il rifiuto di politiche fiscali finalmente eque, il Fiscal Compact che appalta alla Banca centrale europea la sovranità democratica del popolo italiano, delegando a Monti e alla sua équipe di discutibile bravura qualsiasi scelta di politica economica. Non serve perché neanche su questioni fondamentali come i diritti civili è riuscito a determinare alcun avanzamento,come dimostra la triste polemica tra la bacchettona Bindi e i settori del partito più sensibili alle giuste istanze del movimento gay. Non serve perché assume posizioni opportunistiche, a seconda delle situazioni locali, avversando sulla carta a Roma le politiche di privatizzazione dei servizi pubblici che invece porta avanti in prima persona a Torino come altrove. Non serve perché, su questioni strategiche come la guerra e la pace, mostra la sua totale subalternità ai venti di guerra, provenienti da Occidente, che potrebbero ben presto tornare a spirare imperiosamente.E si potrebbe continuare.
Questo partito inutile e nocivo va quindi rottamato al più presto. Recuperando le sue energie migliori, le tradizioni democratiche che fanno capo a talune componenti storiche della politica italiana, i tessuti popolari, le buone idee che pure albergano a volte in taluni dei suoi esponenti, un corpo di militanti, tesserati ed elettori in grandissima parte aventi interessi materiali contrapposti a quelli delle cricche che governano l’Italia, l’Europa e il mondo.
Anche da un punto di vista banalmente istituzionale, a prescindere cioè dai contenuti della proposta politica, ma limitandosi alle forme, che pure in democrazia sono essenziali, risulta dannoso un partito dove c’è tutto e il suo contrario, impedendo a cittadini ed elettori finanche di capire chi e che cosa votano. Forse anche per questo il Pd si ostina nella difesa dei peggiori aspetti della legge porcata, dall’impossibilità di esprimere preferenze al premio di maggioranza.
Sarebbero invece più che mai necessarie e urgenti scelte nette, sia sul piano delle forme, ripristinando una sana democrazia parlamentare basata sul proporzionale, unico sistema che consente a tutti i voti di pesare ugualmente, sia su quello dei contenuti, dando finalmente modo all’elettorato di capire e di scegliere.
Risulta al momento che  una parte, probabilmente maggioritaria, del gruppo dirigente di questo partito vuole andare ad oltranza con l’Udc per garantire continuità a Monti e alla sua équipe di tecnici a volte un po’ raffazzonati e comunque sempre ispirati dalla necessità di salvaguardare, anzi aggravare, l’attuale iniquo sistema, che fa acqua da tutte le parti, e non solo in Italia.
Ma coloro che invece non la pensano così, esprimano invece la loro volontà alternativa, andando alle necessarie ed urgenti convergenze con chi vuole un’Italia differente, perché solo trasformando in modo più equo e democratico quella attuale riusciremo ad uscire dalla crisi. Salvando l’Italia, la democrazia e la politica, tutte oggi egualmente a grave rischio e non certo per colpa di chi tira la carretta e ha diritto a una rappresentanza seria, coerente ed adeguata.
E’ quindi necessario e urgente anche formare un polo effettivamente alternativo, che abbia le idee chiare sulle questioni cui ho accennato e su altre ancora, come la salvaguardia ambientale contro le grandi opere inutili e devastatrici come la Tav. Formarlo con chi ci sta, a partire da FdS, IdV, SeL, aprendosi all’interlocuzione in positivo, su molti temi, con il Movimento 5 Stelle, le masse che via via usciranno fuori dall’ectoplasma PD, la grande galassia dell’astensione e della comprensibile sfiducia. Un’area ampia ma qualificata che conta già, politicamente, e soprattutto socialmente, con l’appoggio della maggioranza del popolo italiano.

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