Sono in molti a chiedersi come faccia il Partito democratico
a continuare a esistere, nonostante si diano, al suo interno, approcci e
impostazioni fortemente differenti, per non dire opposti, su
praticamente tutti gli argomenti possibili dell’azione politica. Una
possibile spiegazione, non particolarmente lusinghiera per i diretti
interessati, è che il collante autentico sia la salvaguardia del potere di cui questo partito e i suoi membri continuano a disporre.
Come che sia, la dichiarazione di Civati, il più a sinistra fra i rottamatori,
secondo il quale l’alleanza con Casini renderebbe impossibile la
convivenza nel partito, sembra aprire una fase nuova. Sarà vero? Alle
parole seguiranno finalmente i fatti o si tratta dell’ennesima mossa
tattica interna? Staremo a vedere.
Quello che è certo è che al
Paese non serve assolutamente questo Partito democratico, specie tenendo
conto dell’eccezionalità del momento che stiamo attraversando. Non
serve perché ha poche idee, di scarsa qualità, confuse e contraddittorie. Ha finito per avallare il massacro delle pensioni, l’affossamento dell’articolo 18, i tagli indiscriminati della spesa pubblica, il rifiuto di politiche fiscali finalmente eque, il Fiscal Compact che appalta alla Banca centrale europea la sovranità democratica del popolo italiano, delegando a Monti e alla sua équipe
di discutibile bravura qualsiasi scelta di politica economica. Non
serve perché neanche su questioni fondamentali come i diritti civili è
riuscito a determinare alcun avanzamento,come dimostra la triste
polemica tra la bacchettona Bindi e i settori del partito più sensibili
alle giuste istanze del movimento gay. Non serve perché assume
posizioni opportunistiche, a seconda delle situazioni locali, avversando
sulla carta a Roma le politiche di privatizzazione dei servizi pubblici
che invece porta avanti in prima persona a Torino come altrove. Non
serve perché, su questioni strategiche come la guerra e la pace, mostra
la sua totale subalternità ai venti di guerra, provenienti da Occidente,
che potrebbero ben presto tornare a spirare imperiosamente.E si
potrebbe continuare.
Questo partito inutile e nocivo va quindi rottamato al più presto. Recuperando le sue energie migliori, le tradizioni democratiche
che fanno capo a talune componenti storiche della politica italiana, i
tessuti popolari, le buone idee che pure albergano a volte in taluni dei
suoi esponenti, un corpo di militanti, tesserati ed elettori
in grandissima parte aventi interessi materiali contrapposti a quelli
delle cricche che governano l’Italia, l’Europa e il mondo.
Anche
da un punto di vista banalmente istituzionale, a prescindere cioè dai
contenuti della proposta politica, ma limitandosi alle forme, che pure
in democrazia sono essenziali, risulta dannoso un partito dove c’è tutto
e il suo contrario, impedendo a cittadini ed elettori finanche di
capire chi e che cosa votano. Forse anche per questo il Pd si ostina
nella difesa dei peggiori aspetti della legge porcata, dall’impossibilità di esprimere preferenze al premio di maggioranza.
Sarebbero
invece più che mai necessarie e urgenti scelte nette, sia sul piano
delle forme, ripristinando una sana democrazia parlamentare basata sul proporzionale,
unico sistema che consente a tutti i voti di pesare ugualmente, sia su
quello dei contenuti, dando finalmente modo all’elettorato di capire e
di scegliere.
Risulta al momento che una parte, probabilmente
maggioritaria, del gruppo dirigente di questo partito vuole andare ad
oltranza con l’Udc per garantire continuità a Monti e alla sua équipe
di tecnici a volte un po’ raffazzonati e comunque sempre ispirati dalla
necessità di salvaguardare, anzi aggravare, l’attuale iniquo sistema,
che fa acqua da tutte le parti, e non solo in Italia.
Ma coloro
che invece non la pensano così, esprimano invece la loro volontà
alternativa, andando alle necessarie ed urgenti convergenze con chi
vuole un’Italia differente, perché solo trasformando in modo più equo e
democratico quella attuale riusciremo ad uscire dalla crisi.
Salvando l’Italia, la democrazia e la politica, tutte oggi egualmente a
grave rischio e non certo per colpa di chi tira la carretta e ha
diritto a una rappresentanza seria, coerente ed adeguata.
E’ quindi necessario e urgente anche formare un polo effettivamente alternativo,
che abbia le idee chiare sulle questioni cui ho accennato e su altre
ancora, come la salvaguardia ambientale contro le grandi opere inutili e
devastatrici come la Tav. Formarlo con chi ci sta, a partire da FdS,
IdV, SeL, aprendosi all’interlocuzione in positivo, su molti temi, con
il Movimento 5 Stelle, le masse che via via usciranno
fuori dall’ectoplasma PD, la grande galassia dell’astensione e della
comprensibile sfiducia. Un’area ampia ma qualificata che conta già,
politicamente, e soprattutto socialmente, con l’appoggio della maggioranza del popolo italiano.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua