Ho letto con grande attenzione il post del professor Bagnai; alla sua interessante analisi vorrei aggiungere qualche elemento ricollegandomi alla discussione sulla disuguaglianza che ho intrapreso negli ultimi giorni con i lettori del Fatto.
Troppo spesso nel dibattito pubblico non si considera come la crisi
abbia colpito con maggiore forza quei paesi (quelli mediterranei e
anglosassoni primariamente) che negli ultimi decenni hanno adottato politiche regressive di tassazione. Per politiche regressive di tassazione si deve intendere un sistema fiscale che avvantaggia chi ha un reddito
o un patrimonio alto a discapito di chi ha un reddito medio-basso. A
questo si aggiunge che nei paesi mediterranei l’incidenza dell’evasione
ha contribuito in modo determinante a ridurre il gettito fiscale.
In Spagna
per esempio, un lavoratore dal reddito medio-basso paga in media il 74%
delle tasse versate dal suo omologo svedese, mentre i più ricchi (l’1%
della popolazione) pagano solamente il 20% dei loro cugini scandinavi (come sottolineato da Navarro).
D’altro
canto, contrariamente ai paesi mediterranei e anglosassoni, lì dove le
entrate provenienti dalla tassazione sono più elevate (perché le tasse
le pagano tutti, specie i più ricchi), la crisi si è avvertita con meno
intensità. Questo perché l’investimento pubblico e la maggior redistribuzione hanno avuto un effetto stabilizzante sull’economia
(la Svezia e la Germania sono un chiaro esempio), permettendo a questi
paesi di essere più solidi di fronte alle fluttuazioni del mercato senza
gravare sul debito pubblico. Infatti, in un’economia
dove non c’è grande crescita, la redistribuzione favorisce il
mantenimento di un livello sufficiente di consumi, che a loro volta sostengono il settore produttivo.
Seguire
la strada dei paesi egualitari allora, dove la redistribuzione aiuta in
periodo di crisi a sostenere la domanda della popolazione con redditi medio-bassi,
sarebbe un modo per mettersi al riparo preventivamente dagli effetti
più indesiderati delle crisi economiche. Per questo motivo, politiche
redistributive e lotta all’evasione fiscale dovrebbero essere proposte nel nostro paese, non per ragioni ideologiche, ma per renderlo più solido rispetto agli shock esterni (come la crisi attuale).
In assenza di crescita non ci salverà l’austerità (per quanto necessaria) ma la redistribuzione.
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