
Qui di seguito l'articolo del Manifesto a cura di Daniela Preziosi
«Un asse privilegiato con Casini e Fini sarebbe un asse neomoderato incapace di liberare l’Italia dal neoliberismo». Sinistra ecologia e libertà in quell’alleanza non ci sarà. Ieri Nichi Vendola lo ha ribadito alla direzione nazionale del suo partito. «Il tema dell’alleanza è mettere il punto all’esperienza del governo dei tecnici. È finita l’epoca dell’alternanza. Deve iniziare l’epoca dell’alternativa». I temi «non negoziabili» di un programma comune in realtà non suonano così lontani dalle priorità del Pd: lavoro, (ma Vendola si è impegnato in una battaglia con i movimenti, le associazioni e alcuni sindacati per il reddito minimo garantito), un piano straordinario di manutenzione e cura del territorio, formazione e ricerca e diritti civili. Su quest’ultimo punto per Vendola «c’è un clima sanfedista in giro». E così esclude di fatto l’alleanza con Casini. Tanto più quella con i futuristi di Gianfranco Fini, da sempre fuori discussione, «hanno nel loro programma il legittimo progetto di un nuovo centrodestra».
Dopo una settimana di corteggiamento da parte dell’Unità verso
Vendola (la lettera a lui indirizzata del professor Mario Tronti del
Crs, poi quella di Nicola Latorre, dirigente democratico molto vicino
alla sinistra pugliese), il leader di Sel riassume la sua posizione: se
il Pd dovesse allearsi con i moderati e addirittura con i finiani, Sel
cercherà di «costruire un vero centrosinistra di governo con chi ci
sta», formula cara anche a Bersani.
Ma a chi da sinistra invoca ogni giorno la costruzione di una Syriza italiana tutta orientata nella sinistra radicale – leggasi gli ex compagni di Prc e Pdci – Sel risponde così: un eventuale fallimento dell’alleanza con il Pd «non deve essere la giustificazione per un rinculo verso posizioni minoritarie ed estremiste. Noi proveremo comunque a ribadire, con chi ci sta, la stessa posizione, con le forze del centrosinistra e molto oltre le forze del centrosinistra». Sembra una chiusura, ma chi ha discusso con il presidente di Sel assicura che non lo è. Certo, l’appello a movimenti e società civile è chiaro; Di Pietro sarebbe uno dei cardini di questa eventuale alleanza. La ‘sinistra sinistra’ però è avvisata. «Se il Pd deciderà di suicidarsi noi non lo seguiremo, ma perseguiremo l’obiettivo di un’alleanza competitiva, non quella di una mini-coalizione protestataria», spiega Nicola Fratoianni, giovane braccio destro di Vendola. «E non rinunceremo ad essere innovativi, com’è nell’atto fondativo del nostro movimento».
Ora c’è da capire l’esito dell’accelerazione del dibattito sulla legge elettorale impresso ieri dal presidente Napolitano, un esito che potrebbe rendere superfluo qualsiasi discorso sulle alleanze.Sel, nel frattempo, aspetta un segnale anche dall’assemblea nazionale del Pd, sabato a Roma. Dove Bersani spingerà soprattutto sulla linea politica. In quell’occasione non verrà proporrà la famosa «registrata» delle primarie, ovvero il cambio di regole per aprirle all’eventuale candidatura di Renzi (secondo molti toccherebbe al sindaco di Firenze e ai suoi – pochi – presenti in quell’organismo di fare una proposta di modifica dello statuto). Non verrà lanciata nessuna data delle primarie («le faremo», continua a dire Bersani, ma non in autunno com’era circolato né in ogni caso prima di fine anno).
Nella relazione introduttiva invece il segretario esporrà, per punti, le linee essenziali della carta di intenti che verrà poi sottoposta agli eventuali alleati. Sempreché una nuova legge elettorale non consigli di tornare «a correre soli». E lì, in quel discorso, Bersani indicherà il ‘tasso di montismo’ che dovrà contenere la futura coalizione. E Vendola e i suoi da lì potranno misurare se questo è compatibile con la loro linea politica e il loro elettorato. Non solo. All’assemblea di sabato sarà discusso e forse votato il controverso documento sui diritti civili licenziato dalla commissione. Potrebbe essere «l’ora della verità», almeno su questi temi, per il Pd. E per i suoi aspiranti alleati di sinistra e di centro.
Ma a chi da sinistra invoca ogni giorno la costruzione di una Syriza italiana tutta orientata nella sinistra radicale – leggasi gli ex compagni di Prc e Pdci – Sel risponde così: un eventuale fallimento dell’alleanza con il Pd «non deve essere la giustificazione per un rinculo verso posizioni minoritarie ed estremiste. Noi proveremo comunque a ribadire, con chi ci sta, la stessa posizione, con le forze del centrosinistra e molto oltre le forze del centrosinistra». Sembra una chiusura, ma chi ha discusso con il presidente di Sel assicura che non lo è. Certo, l’appello a movimenti e società civile è chiaro; Di Pietro sarebbe uno dei cardini di questa eventuale alleanza. La ‘sinistra sinistra’ però è avvisata. «Se il Pd deciderà di suicidarsi noi non lo seguiremo, ma perseguiremo l’obiettivo di un’alleanza competitiva, non quella di una mini-coalizione protestataria», spiega Nicola Fratoianni, giovane braccio destro di Vendola. «E non rinunceremo ad essere innovativi, com’è nell’atto fondativo del nostro movimento».
Ora c’è da capire l’esito dell’accelerazione del dibattito sulla legge elettorale impresso ieri dal presidente Napolitano, un esito che potrebbe rendere superfluo qualsiasi discorso sulle alleanze.Sel, nel frattempo, aspetta un segnale anche dall’assemblea nazionale del Pd, sabato a Roma. Dove Bersani spingerà soprattutto sulla linea politica. In quell’occasione non verrà proporrà la famosa «registrata» delle primarie, ovvero il cambio di regole per aprirle all’eventuale candidatura di Renzi (secondo molti toccherebbe al sindaco di Firenze e ai suoi – pochi – presenti in quell’organismo di fare una proposta di modifica dello statuto). Non verrà lanciata nessuna data delle primarie («le faremo», continua a dire Bersani, ma non in autunno com’era circolato né in ogni caso prima di fine anno).
Nella relazione introduttiva invece il segretario esporrà, per punti, le linee essenziali della carta di intenti che verrà poi sottoposta agli eventuali alleati. Sempreché una nuova legge elettorale non consigli di tornare «a correre soli». E lì, in quel discorso, Bersani indicherà il ‘tasso di montismo’ che dovrà contenere la futura coalizione. E Vendola e i suoi da lì potranno misurare se questo è compatibile con la loro linea politica e il loro elettorato. Non solo. All’assemblea di sabato sarà discusso e forse votato il controverso documento sui diritti civili licenziato dalla commissione. Potrebbe essere «l’ora della verità», almeno su questi temi, per il Pd. E per i suoi aspiranti alleati di sinistra e di centro.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua