Il
Presidente boliviano Evo Morales è intervenuto davanti ai rappresentanti
di oltre 190 paesi presenti al Vertice della Terra, Rio+20 in Brasile,
rendendo noto il progetto di legge per la cura della Madre Terra.
“L’ambientalismo
dell’economia verde” è il nuovo colonialismo per sottomettere i popoli e
i Governi anticapitalisti”. Sono state queste le parole usate dal
presidente Evo Morales durante la sua partecipazione al Vertice della
Terra, Rio+20, in Brasile. In un discorso molto d’impatto, ha presentato
la proposta boliviana della Legge della Madre Terra per uno sviluppo
integrale ed equilibrato con la natura. Ha consigliato agli Stati di
nazionalizzare le proprie risorse naturali per ottenere il progresso dei
loro popoli.
Qui di seguito il discorso di Evo Morales a Rio.
“Approfitto di questa opportunità
per ricordare che noi popoli del sud oggi festeggiamo il nostro
capodanno andino amazzonico. Festeggiamo l’Inti Raymi, in quechua Festa
del Sole, Willka kuti in aymara, il ritorno del padre Sole. Sono gli
orologi cosmici che, ci insegnano, marcano i secoli della Madre Terra.
Oggi in Bolivia è giorno festivo. Festeggiamo il Capodanno Andino
Amazzonico. Auguri ai popoli del sud e specialmente ai movimenti
indigeni originari.
20 anni fa il vertice organizzato
qua in Brasile è stato importante per fare una profonda riflessione
sulla vita, sull’umanità, tenendo conto del nostro pianeta Terra.
Mi ricordo, come dirigente
sindacale, il grande messaggio di un grande saggio, Fidel Castro,
presidente e comandante di Cuba rivoluzionaria. Che ci diceva? Ci diceva
di far finire la fame. No alla fame. Esistono i debiti ecologici, non i
debiti esteri.
Passano 20 anni, ora bisogna
condonare i debiti del sistema capitalista e quell’uomo aveva proprio
ragione ad affermare che si devono pagare i debiti ecologici e non i
debiti esteri.
A questo punto sentiamo che (nei)
paesi del sistema capitalista i debiti sono impagabili, mentre nei
paesi cosiddetti poveri o in via di sviluppo abbiamo una situazione
migliore di prima.
Perciò in questa conferenza sento
che è importante fare profonde riflessioni tenendo in considerazione le
generazioni future. Ne stiamo discutendo. Ieri già abbiamo ascoltato
sull’ “economia verde”. In sintonia con i movimenti sociali del mondo,
specie del movimento indigeno: che intendiamo per “economia verde”?
L’ambientalismo dell’”economia verde” è il nuovo colonialismo per
sottomettere i nostri popoli e i governi anticapitalisti.
L’ambientalismo del capitalismo è
un nuovo colonialismo a partita doppia, è un colonialismo verso la
natura che rende merci le fonti naturali di vita ed è un colonialismo
verso i paesi del sud che caricano sulle loro spalle la responsabilità
di proteggere l’ambiente distrutto dall’economia capitalista industriale
del nord.
L’ambientalismo rende merce la
natura, ogni albero, ogni pianta, ogni goccia d’acqua ed ogni essere
della natura diventa merce sottoposta alla dittatura del mercato. La
dittatura del mercato privatizza la ricchezza e socializza la povertà.
L’ambientalismo usurpa la
creatività della natura, che è un patrimonio comune di tutti gli esseri
viventi che esistono, e lo espropria per lucro privato.
In nome della cura della natura,
l’ambientalismo è una strategia imperiale che quantifica ogni fiume,
ogni lago, ogni pianta, ogni prodotto naturale e lo traduce in denaro,
in guadagno imprenditoriale e lo mette temporaneamente da parte in
attesa del momento migliore in cui quell’appropriazione privata può dare
maggior reddito economico. L’ambientalismo, misurando l’utilità della
natura in denaro, colonizza la natura stessa, dal momento che converte
la fonte di vita di tutte le generazioni in un bene privato a beneficio
di alcune persone.
Perciò l’ambientalismo è solo un
modo di realizzazione del capitalismo distruttore, un modo graduale e
scaglionato di distruzione mercificata della natura, ma l’ambientalismo
del capitalismo è pure un colonialismo predatore perché permette che gli
obblighi che hanno i paesi sviluppati di preservare la natura per le
future generazioni siano imposti ai paesi in via di sviluppo, mentre i
primi si dedicano in modo implacabile a distruggere mercificando
l’ambiente, i paesi del nord si arricchiscono in mezzo a un’orgia
depredatrice delle fonti naturali di vita e obbligano noi paesi del sud a
essere i loro guardaboschi poveri.
Vogliono eliminare la nostra
sovranità sulle nostre risorse naturali limitando e controllando i
nostri utilizzi e sfruttamenti. Vogliono creare meccanismi
d’intromissione per monitorare, giudicare e controllare le nostre
politiche nazionali, vogliono giudicare e punire l’uso delle nostre
risorse naturali con argomenti ambientalisti.
Vogliono uno Stato debole con
istituzioni deboli e sottomesse affinché gli regaliamo le nostre risorse
naturali com’è sempre stato nella nostra storia.
Perciò è importante questa
profonda riflessione in questa conferenza internazionale in cui ci sono
rappresentanti del mondo. Siccome il capitalismo promuove la
privatizzazione e la mercificazione della biodiversità e l’affare delle
risorse energetiche, arrivo alla seguente conclusione: per il
capitalismo e per il colonialismo che usano l’ecologismo in questa
conferenza, la vita non è un diritto.
Signori presidenti, non è
possibile che la cosiddetta civiltà di 200 o 300 anni possa distruggere
la vita armonica che hanno vissuto i popoli indigeni per oltre
cinquemila anni. Questa è la profonda differenza che esiste tra
l’occidente e i paesi del sud e in particolare i movimenti sociali che
vivono in armonia con la Madre Terra.
Un piccolo contributo dalla
Bolivia: in Senato, due giorni fa, è stata approvata la Legge della
Madre Terra e dello Sviluppo Integrale per Vivere bene. L’obiettivo è
vivere bene per mezzo dello sviluppo integrale e in armonia con la Madre
Terra per costruire un società giusta, imparziale, solidale e senza
povertà.
Per raggiungere lo sviluppo
integrale abbiamo bisogno di realizzare in modo complementare i seguenti
diritti: i diritti della Madre Terra, i diritti dei popoli indigeni, il
diritto dei poveri a superare la povertà e il diritto del popolo
boliviano a vivere bene, il diritto e l’obbligo dello Stato allo
sviluppo sostenibile, non possiamo svilupparci senza toccare la natura
né svilupparci distruggendo le natura.
Per questo la nostra legge
propone la complementarità dei diritti. Oltre a questo, la nostra legge
crea anche l’Ente Plurinazionale di Giustizia Climatica per gestire
l’adattamento, la mitigazione climatica e creare un fondo nazionale di
giustizia climatica.
Una piccola esperienza vissuta
fin ora, di recupero delle nostre risorse naturali, e che in Bolivia ci
ha fatto migliorare abbastanza la nostra economia.
Tre esempi: l’impresa più grande
dei boliviani, la Giacimenti Petroliferi Nazionali Boliviani (YPFB), nel
2005 rendeva solo 300 milioni di dollari; dopo la nazionalizzazione
degli idrocarburi, in brevissimo tempo ha migliorato la nostra economia,
e quest’anno la nostra impresa YPFB vale circa 3.500 milioni di
dollari. Grazie alla lotta del popolo boliviano e grazie all’obbedire
all’ordine di nazionalizzare le nostre risorse naturali. Sappiamo di
essere un paese piccolo, chiamato paese povero, in via di sviluppo, che
le nostre riserve internazionali nel 2005 erano di 1.700 milioni di
dollari, quest’anno stiamo arrivando a 13.000 milioni di dollari di
riserve internazionali.
Gli investimenti pubblici in
Bolivia nel 2005, prima che io arrivassi alla Presidenza, erano di 600
milioni di dollari, e il 70% dei 600 milioni di dollari erano crediti o
donazioni. Quest’anno gli investimenti pubblici sono programmati per
oltre 5.000 milioni di dollari.
Potrete immaginarvi come sia
cambiata l’economia dopo che abbiamo recuperato o nazionalizzato gli
idrocarburi, da 600 a oltre 5.000 milioni di dollari.
È così importante recuperare le
nostre risorse naturali! Con molto rispetto per i Paesi, Stati Africani e
di tutto il mondo: recuperino o nazionalizzino le loro risorse
naturali, le risorse naturali dei popoli che sono sotto la pressione
degli Stati e non possono essere un affare delle multinazionali.
Oltre a questo, altra esperienza
vissuta è che i servizi di base non possono essere affare privato. In
Bolivia erano privatizzate anche le telecomunicazioni, l’acqua. Dopo
essere arrivati alla Presidenza, abbiamo iniziato a recuperare. E questa
forma di recupero è un obbligo dello Stato e non una privatizzazione,
un affare delle multinazionali. Ci aiuta a risolvere i problemi più
importanti in Bolivia.
Care compagne e cari compagni qua
presenti, sarebbe importante pensare veramente alle future generazioni e
questo lo vedo solo facendola finita con modelli di saccheggio,
depredatori, facendola finita con il sistema capitalista. Il capitalismo
non è affatto una soluzione, ora mi dispiace molto dire che ho
analizzato seriamente e ho seguito seriamente la cosiddetta “economia
verde”, e ripeto ancora una volta che è il nuovo capitalismo per
sottomettere i popoli antimperialisti e anticapitalisti. Per questo
bisogna riflettere molto per il bene delle future generazioni.
Moltissime grazie”.
Traduzione a cura di RosaMaria Coppolino
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