Difficile trovare la notizia di oggi, dopo un week end così denso di tanto e di nulla. Potremmo parlare della telefonata fatta dalla Merkel a Draghi per chiedergli se per caso stia dubitando dell’austerità, ma finiremmo per pestare l’acqua nel mortaio visto che le telefonate sono state quasi settimanali in questi anni e l’unica novità consiste nel fatto che la cancelleria di Berlino ha voluto far trapelare di proposito l’indiscrezione nel quadro del braccio di ferro sui nomi della nuova commissione Ue. Peraltro da ciò che si legge sullo Spiegel, Draghi si sarebbe difeso dicendo che qualunque flessibilità sui conti, anche minima deve derivare dalle riforme strutturali sul lavoro. Insomma ben che vada l’eventuale piccola flessibilità dei conti verrà pagata con la “flessibilità” del lavoro e della vita delle persone. Un’allettante cornice.
Potremmo riparlare dell’elezione della Mogherini ad alto rappresentante eccetera eccetera, invitando tutti ad accertare quali poteri o facoltà sono attribuiti a questa carica, l’unica in assoluto che non ha visto alcuna cessione di sovranità degli stati membri e che nel migliore dei casi non è che una carta carbone della Nato: Si fa presto ad elencarne le competenze: nessuna. E si potrebbe anche fare il conto di quanto ci è costata questa medaglia di cartapesta che permette a Renzi di fare lo squallido narciso e di liberare un posto per un amico fidato: anche qui la risposta è facile: 2 miliardi e 700 milioni. A tanto ammonta il conto (annuale) delle mancate esportazioni in Russia di prodotti agroalimentari e del settore moda per il blocco dell’import dalla Ue con cui Mosca ha risposto alle sanzioni. Naturalmente considerata la natura del nostro export ci si sarebbe potuti ritagliare uno spazio di manovra dentro questo assurdo scontro geopolitico, come del resto hanno fatto altri Paesi, ma il ministro degli esteri Mogherini per poter aspirare alla poltrona di Pesc ha dovuto fare la voce grossa e mettersi l’elmetto e impugnare il fucile in prima linea contro Mosca. Ottimo e abbondante, però è poi la Merkel che telefona a Putin cercando un qualche compromesso sul conflitto, magari strappando dei vantaggi per la Germania.
Ma forse la notizia di oggi è la comparsa di un nuovo spot governativo che prepara il job act e nel quale, tra malafede e retorica da bar, è sfuggito agli spin doctor del premier un lapsus freudiano gigantesco perché il maggior vantaggio delle nuove regole del lavoro sarebbe quello di “dare maggiore sicurezza alle aziende”. Capito? Non ai lavoratori, ma alle aziende, come se un’assunzione fosse un’imprudenza o un disgraziato colpo di testa o un rischio insostenibile, mentre la precarietà rimane una condizione naturale per chi deve remare. E’ chiaramente un segno dei tempi, di quella ottusità al potere che dopo gli anni del berlusconismo si arricchisce di fatuità ed evanescenza al punto in cui sbaglia talmente la comunicazione da dire la verità senza accorgersene. .
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua