C'è qualcosa che può fare più male di una gragnuola di
manganellate ed è la cinica presa in giro messa in atto l'altro giorno a
Bruxelles dai 73 eurodeputati italiani, fra i quali chi scrive, ai
danni dei lavoratori delle acciaierie di Terni.
Dopo le cariche di Roma, era partita l'idea dalla presidenza della regione Umbria di far incontrare una delegazione di lavoratori Ast con gli europarlamentari italiani,
in parte per emendare l'ignobile episodio e in parte per riportare
all'attenzione del parlamento di Bruxelles le ripetute violazioni delle
norme comunitarie da parte della Thyssen. Gli operai
si sono sorbiti 40 ore di pullman, fra andata e ritorno, per il piacere
di incontrare una foltissima rappresentanza guidata dai due vice
presidenti del parlamento europeo, Antonio Tajani e David Sassoli, Forza
Italia e Pd, e per sottoporre agli eurodeputati nazionali una letterina
di una decina di righe, assai cauta nei toni, di sostegno alla vertenza
dei lavoratori e per il mantenimento di produzione e posti di lavoro.
Con la preghiera di far uscire la presa di posizione prima dell'incontro
di ieri fra sindacati, esponenti della Thyssen e il ministro Guidi.
È seguita davanti alle telecamere e ai taccuini una sfilata commovente e unanime d'interventi solidali,
dalla destra alla sinistra, da Forza Italia, in testa lo stesso Tajani
(il quale pure da commissario dell'industria non ha mai mosso un dito
per difendere l'acciaio italiano) e Sassoli, ma poi senza distinzione di
parte politica: grillini e alfaniani, il leghista Mario Borghezio come
il capo dei socialisti europei Pittella, fino naturalmente alla lista
Tsipras. Tutti si sono detti disponibili a firmare fin da subito la
lettera di solidarietà congiunta e anzi molti, soprattutto Pd e Forza
Italia, si sono complimentati per l'uso di toni moderati e quasi tecnici
che avrebbe favorito il massimo grado di consenso. Molti hanno poi
abbrancato operai singoli o gruppi per i selfies da mettere sul sito.
Nessuno ha chiesto di cambiare una virgola del testo. Chi ha provato a
mettere in dubbio la sincerità del presepe ("Ma com'è che con il 100 per
cento di consenso dei politici contro i licenziamenti siamo arrivati a
questo punto?") è stato immediatamente zittito dalla presidenza
congiunta.
Ripartiti i lavoratori alla volta di Terni, per altre
venti ore di viaggio, sono successe le seguenti cose.
1) Le lettera di
solidarietà ai lavoratori di Terni è sparita dai radar di Bruxelles per
ventiquattr'ore, il tempo perché si svolgesse l'incontro del governo con
sindacati e azienda senza disturbare i manovratori.
2) La nota ex
presentatrice Elisabetta Gardini
ha chiesto e ottenuto da Tajani e Sassoli di censurare il testo
concordato nei passaggi in cui si nominava la Thyssen, il mancato
pagamento degli stipendi di ottobre, le violazioni di norme comunitarie e
l'espressione "no ai licenziamenti". La versione Gardini è stata
volentieri accettata dai maggiori capigruppo, che hanno anche eliminato
dal testo originale la brutta espressione "governo" e sostituito il "no
ai licenziamenti" con un più carino e democristiano "auspichiamo il
mancato licenziamento". La versione Gardini è stata insomma accolta in
toto. Tu pensa chi ci dà la linea in Europa.
3) La nuova lettera epurata
è stata firmata da tutti i parlamentari dei gruppi maggiori, con
l'eccezione di Sergio Cofferati, il cui sintetico commento alla
capogruppo Toja è stato: "È un'indegna presa per il culo dei lavoratori,
non la firmo nemmeno morto".
4) Nessuno ha ovviamente avvisato delle
modifiche al testo i sindacati e i lavoratori, i quali soltanto a
destinazione hanno scoperto di essersi fatti due giorni di pullman per
nulla. Poi si lamentano che la gente non ha fiducia nei politici.
Davvero, le manganellate in fondo non sono più oneste?
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