venerdì 7 novembre 2014

Ast: manganelli e prese per i fondelli di Curzio Maltese, eurodeputato GUE

AST
C'è qualcosa che può fare più male di una gragnuola di manganellate ed è la cinica presa in giro messa in atto l'altro giorno a Bruxelles dai 73 eurodeputati italiani, fra i quali chi scrive, ai danni dei lavoratori delle acciaierie di Terni. 
Dopo le cariche di Roma, era partita l'idea dalla presidenza della regione Umbria di far incontrare una delegazione di lavoratori Ast con gli europarlamentari italiani, in parte per emendare l'ignobile episodio e in parte per riportare all'attenzione del parlamento di Bruxelles le ripetute violazioni delle norme comunitarie da parte della Thyssen. Gli operai si sono sorbiti 40 ore di pullman, fra andata e ritorno, per il piacere di incontrare una foltissima rappresentanza guidata dai due vice presidenti del parlamento europeo, Antonio Tajani e David Sassoli, Forza Italia e Pd, e per sottoporre agli eurodeputati nazionali una letterina di una decina di righe, assai cauta nei toni, di sostegno alla vertenza dei lavoratori e per il mantenimento di produzione e posti di lavoro. Con la preghiera di far uscire la presa di posizione prima dell'incontro di ieri fra sindacati, esponenti della Thyssen e il ministro Guidi.
È seguita davanti alle telecamere e ai taccuini una sfilata commovente e unanime d'interventi solidali, dalla destra alla sinistra, da Forza Italia, in testa lo stesso Tajani (il quale pure da commissario dell'industria non ha mai mosso un dito per difendere l'acciaio italiano) e Sassoli, ma poi senza distinzione di parte politica: grillini e alfaniani, il leghista Mario Borghezio come il capo dei socialisti europei Pittella, fino naturalmente alla lista Tsipras. Tutti si sono detti disponibili a firmare fin da subito la lettera di solidarietà congiunta e anzi molti, soprattutto Pd e Forza Italia, si sono complimentati per l'uso di toni moderati e quasi tecnici che avrebbe favorito il massimo grado di consenso. Molti hanno poi abbrancato operai singoli o gruppi per i selfies da mettere sul sito. Nessuno ha chiesto di cambiare una virgola del testo. Chi ha provato a mettere in dubbio la sincerità del presepe ("Ma com'è che con il 100 per cento di consenso dei politici contro i licenziamenti siamo arrivati a questo punto?") è stato immediatamente zittito dalla presidenza congiunta.
Ripartiti i lavoratori alla volta di Terni, per altre venti ore di viaggio, sono successe le seguenti cose.  
1) Le lettera di solidarietà ai lavoratori di Terni è sparita dai radar di Bruxelles per ventiquattr'ore, il tempo perché si svolgesse l'incontro del governo con sindacati e azienda senza disturbare i manovratori. 
 2) La nota ex presentatrice Elisabetta Gardini ha chiesto e ottenuto da Tajani e Sassoli di censurare il testo concordato nei passaggi in cui si nominava la Thyssen, il mancato pagamento degli stipendi di ottobre, le violazioni di norme comunitarie e l'espressione "no ai licenziamenti". La versione Gardini è stata volentieri accettata dai maggiori capigruppo, che hanno anche eliminato dal testo originale la brutta espressione "governo" e sostituito il "no ai licenziamenti" con un più carino e democristiano "auspichiamo il mancato licenziamento". La versione Gardini è stata insomma accolta in toto. Tu pensa chi ci dà la linea in Europa. 
3) La nuova lettera epurata è stata firmata da tutti i parlamentari dei gruppi maggiori, con l'eccezione di Sergio Cofferati, il cui sintetico commento alla capogruppo Toja è stato: "È un'indegna presa per il culo dei lavoratori, non la firmo nemmeno morto". 
4) Nessuno ha ovviamente avvisato delle modifiche al testo i sindacati e i lavoratori, i quali soltanto a destinazione hanno scoperto di essersi fatti due giorni di pullman per nulla. Poi si lamentano che la gente non ha fiducia nei politici. Davvero, le manganellate in fondo non sono più oneste?

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