martedì 11 novembre 2014

I nuovi partiti della Sinistra Europea possono realizzare il sogno del 1968 di Srecko Horvat


C’è una bella scena nell’ultimo film di Costa Gavras, Capital. Durante un pranzo di famiglia, l’amministratore delegato di una grande banca francese avvia una discussione con suo zio, ex sessantottino, che accusa suo nipote di indebitare i cittadini europei e distruggere le nazioni. Il giovane banchiere risponde: “Dovresti esserne lieto”. Lo zio, perplesso, gli chiede perché. “Perché sto realizzando i tuoi sogni della giovinezza”. “I miei sogni della giovinezza?” “Voi di sinistra volevate l’internazionalismo, noi l’abbiamo reso una realtà. Il denaro non conosce confini”. Nonostante questo, sembra che la finanza globale sia sul punto di perdere questa libertà e dover far fronte all’esistenza di alcuni confini – almeno se dobbiamo credere agli ultimi sondaggi greci, spagnoli e sloveni.
Questi mostrano come Podemos sia oramai il primo partito in Spagna. Il più nuovo dei partiti della nuova sinistra europea non esiste neppure da nove mesi, ma se oggi si tenessero le elezioni politiche otterrebbe il 27% dei voti.
In Grecia, Syriza è il partito più popolare, con 11 punti di vantaggio su Nuova Democrazia, il partito liberal-conservatore della coalizione governativa. Se venissero tenute le elezioni anticipate in Febbraio, è quasi certo che Syriza riceverebbe finalmente il compito di formare un nuovo governo.
In Slovenia, Sinistra Unita è il terzo partito più popolare. Come Podemos, è stato fondato solamente alcuni mesi prima delle elezioni europee e gode del supporto degli altri partiti della sinistra europea come Syriza.
Nonostante questi sondaggi sollevino speranze per un più che mai necessario cambiamento in Europa, tutti questi partiti di sinistra si trovano di fronte ad almeno due impegnative sfide per conservare il loro supporto popolare.
Il primo potrebbe essere riassunto come una questione di organizzazione. Nonostante essi siano tutti emersi da movimenti di protesta (15-M in Spagna, Piazza Syntagma in Grecia), la loro crescente popolarità è dovuta largamente ai loro carismatici leader – Alexis Tsipras (Syriza), Pablo Iglesias (Podemos) e Luka Mesec (Sinistra Unita). Nonostante il motto dei movimenti di protesta orizzontali sia “questa rivoluzione non ha volto”, è esattamente un volto riconoscibile che è servito come catalizzatore del successo dei partiti della nuova sinistra: come superare questo annoso problema di tutta la politica a sinistra e mettere in pratica – nel contesto della democrazia rappresentativa – il principio della “democrazia radicale”?
Non è la prima volta che la sinistra si trova di fronte ad un pericoloso crocevia in quella che il leader studentesco Rudi Dutschke chiamò nel 1967 “la lunga marcia verso le istituzioni”, che sfociò nella fondazione dei Verdi tedeschi tredici anni più tardi. È una sorpresa che sia esattamente Joschka Fischer, uno dei leader dei Verdi ed ex sessantottino, a considerare ora Tsipras estremamente pericoloso poiché “è probabile che spinga altri paesi verso una pericolosa svolta a sinistra” che “risulterebbe fatale per l’Unione Europea”?
La seconda grande sfida è il problema dello stato. Più vicini i partiti di sinistra giungono al potere, più sono le accuse che ricevono per non essere abbastanza radicali. Più grande è la possibilità che essi possano formare nuovi governi, più essi sono accusati di essere “socialdemocratici”. Sembra che la socialdemocrazia sia diventata nuovamente il grande lupo cattivo.
I partiti della nuova sinistra sono posti di fronte alla seguente contraddizione: nonostante essi siano ben consapevoli del fatto che il welfare state sia il risultato di un compromesso storico tra il lavoro e il capitale, sono costretti a combattere per il welfare state perché è l’ultimo scudo in difesa dei sistemi sanitari nazionali, dell’educazione, delle pensioni, della sicurezza sociale. Così la domanda è: come evitare gli errori dei Verdi tedeschi o della terza via britannica? Come preservare il meglio del welfare state senza cadere nuovamente nella trappola di rafforzare il capitalismo?
Se i pronostici secondo i quali Syriza sarà il primo partito della sinistra radicale a guidare un governo in Europa saranno realizzati entro il prossimo anno, una prova del suo successo potrebbe essere trovata re-immaginando la scena di Capital con una conversazione tra Fischer e Tsipras. Quando l’ex sessantottino accuserà Tsipras di “spingere altri paesi verso una pericolosa svolta a sinistra”, Tsipras risponderà: “Dovreste esserne lieto”. Quando il perplesso Fischer chiederà perché, Tsipras risponderà, semplicemente: “Perché sto realizzando i tuoi sogni della giovinezza”.
Traduzione di Federico Vernarelli
articolo originale
ALTRA-EUROPA-CON-TSIPRAS-facebookNota: secondo gli ultimi sondaggi anche lo Sinn Fein risulta primo partito in Irlanda. Tutte le formazioni citate aderiscono al GUE (Sinistra Unitaria Europea), il gruppo parlamentare europeo a cui aderisce L’Altra Europa con Tsipras. Sintetica considerazione: ma qualcuno non sosteneva che collocarsi in alternativa al centrosinistra e al PD significa condannarsi al minoritarismo?
Srecko Horvat è autore con Slavoj Zizek del libro tradotto in italiano Che cosa vuole l’Europa?

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