di Andrea Ferroni - Portavoce Giovani Comunisti
A pochi giorni dalla notizia
della sospensione del tavolo che stava discutendo oramai da mesi della
necessità di costruire anche nel nostro paese un soggetto della sinistra
anti liberista e autonomo sento la necessità di provare a portare un
contributo alla discussione.
Da parecchi anni ormai ci troviamo di
fronte a governi di chiara matrice neoliberista, che anche nel nostro
paese stanno portando avanti, in piena sintonia con la Troika di cui
fanno parte, politiche di austerità e rigore che ora chiamano politiche
riformiste. Si tratta di politiche che in realtà sono volte
esclusivamente alla creazione di consenso con metodi propagandistici,
basti pensare agli 80 euro prima, al contributo alle forze dell’ordine
poi, oggi per i giovani si prospetta un “bonus” per tutt* di 500 euro al
compimento della maggiore età, ovvero sia al figlio del ricco che al
figlio del povero. Questo governo si sta caratterizzando, oltre che per
una vera e propria compravendita di voti per decreto, anche per la
capacità di finire di smantellare quel poco di tutele sociali rimaste
dopo anni di quelle che chiamavano “spending review” ma che
sostanzialmente erano tagli lineari ed indiscriminati al diritto allo
studio, passando per la “riforma” del lavoro, un “jobs act”, mai nome fu
più nefasto, che continua a precarizzare le nostre esistenze, va a
garantire migliori strumenti ai padroni per sfruttare i lavoratori e non
fornisce un minimo di prospettiva ai giovani che si avvicinano al mondo
del lavoro.
Il governo inoltre è caratterizzato in
politica estera per l’appoggio al governo filo nazista ucraino ed al
governo Saudita, principale alleato e finanziatore di Daesh, ed in
politica interna un governo che, in piena continuità con i suoi
predecessori, porta avanti una politica delle grandi opere inutili e
dannose: dalla TAV in Val di Susa al ponte sullo stretto di Messina
senza prendere in considerazione le vere grandi opere necessarie con
urgenza nel nostro Paese, come un piano di riassetto idrogeologico che
eviti catastrofi ogni qualvolta nella nostra penisola si scatenano gli
agenti atmosferici: siamo stufi di dover ripulire, o peggio ricostruire,
le nostre città e soprattutto siamo stanchi di piangere uomini e donne
che muoiono a causa del disinteresse del nostro Governo.
Nonostante le situazione presenti diverse
criticità e sia potenzialmente “esplosiva”, abbiamo passato l’ennesimo
autunno senza una vera e propria nascita di movimenti, lotte o
semplicemente conflitti che tornassero a manifestare il proprio disagio e
dissenso verso queste politiche e verso questo governo.
Compagne e compagni, credo che di fronte a
questo silenzio assordante sia di fondamentale importanza rilanciare in
maniera forte e determinata la nostra organizzazione inserendola dentro
tutti quei contesti di lotta che ad oggi rimangono attivi, essendo il
ruolo delle comuniste e dei comunisti sempre quello dell’organizzazione
del conflitto, della sua canalizzazione e dell’unione delle singole
vertenze in un movimento di rivendicazione unitario: il vero sforzo sta
nel riuscire a rideterminare un vero orizzonte comune che sia in grado
di dare una risposta concreta a chi oggi si trova schiacciata da questo
sistema classista ed iniquo. Occorre unire ad esempio le rivendicazioni
degli studenti – che questo anno si sono trovati di fronte agli ennesimi
drastici tagli nel campo del diritto allo studio ed al rimodulamento
del calcolo ISEE che ha portato a migliaia di studenti la perdita della
borsa di studio o all’innalzamento delle tasse universitarie, con
conseguenze talvolta drammatiche come addirittura il dover abbandonare
la propria carriera universitaria per una questione meramente economica –
con chi combatte una vera e propria “guerra” per il diritto alla casa,
con le migliaia di operai che localmente si battono per il proprio posto
di lavoro, contro le delocalizzazioni, contro i licenziamenti politici,
per abolire le controriforme del lavoro, con i movimenti per la pace e
contro l’imperialismo.
Penso però anche che la nostra
organizzazione da sola non sia sufficiente a costruire i rapporti di
forza necessari a sconfiggere le politiche neoliberiste. Questo non per
mancanze intrinseche del nostro partito ma per ragioni oggettive: anche
il Pci per sconfiggere il fascismo costruì il CNL e non si pose
l’obiettivo di sconfiggere il nazifascismo da solo.
“Che fare” dunque, per i comunisti?
Sicuramente essere la spinta motrice nel creare occasioni di confronto
plurale all’interno e all’esterno dei movimenti che siano in grado,
tramite la pratica dell’obiettivo, di fissare dei punti chiari in questo
orizzonte giorno dopo giorno sempre più necessario e di relazionarsi
con tutti e tutte, dalle realtà organizzate in sindacati, partiti e
associazioni ai singoli compagni di strada con la piena coscienza di
anteporre il raggiungimento di comuni obbiettivi di fase alle questioni
che ci dividono.
Per tutte queste motivazioni non possiamo
rimanere silenti a guardare altre organizzazioni egemonizzare il
dibattito politico a sinistra: dobbiamo dispiegare le forze della nostra
organizzazione con l’obiettivo di creare un movimento che si aggreghi
su un programma minimo di fase e abbia come punto cardine la sconfitta
delle politiche neo liberiste. Fare egemonia sul piano sociale e
culturale e creare una massa critica che sia la voce unitaria di tutte
quelle istanze poco fa ricordate e abbia al centro la lotta
all’austerità europea, principio cardine ed imprescindibile per la
trasformazione in senso progressista dell’Italia e dell’Europa.
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