mercoledì 23 dicembre 2015

Per un autentico processo costituente di Marco Revelli

Sinceramente non mi è piaciuto il modo in cui il documento-appello che indice un’assemblea a febbraio, è stato proposto: in forma anonima, senza trasparenza sul modo e sui luoghi in cui è stato concepito (dopo il “tavolo” romano un tavolino?), senza assunzioni di responsabilità (che in questi casi è essenziale per certificare la credibilità).
Non mi convince neppure la motivazione data da Claudio Riccio sul Manifesto, e cioè che l’assenza dei nomi dei proponenti significhi che l’appello “non ha proprietari”. L’impressione, mi si perdoni la franchezza, più che di una “res nullius” è- al contrario - quella di una Società anonima, con un azionista di riferimento neppur tanto nascosto. Forse è un eccesso di diffidenza. O frutto di pregiudizio… Ma anche il solo sospetto di una “proprietà occulta” da parte di una sola componente, è un elemento tossico, che si dovrebbe evitare con ogni attenzione, tanto più quando si tratta di un processo che invece, per scaldare i cuori, avrebbe avuto bisogno di un’immediata prova di disponibilità e di generosità da parte di tutti, con logica includente anziché escludente, con percorsi trasparenti e partecipati, ristabilendo circuiti di fiducia che si sono essiccati.
Un’occasione perduta, per un cambio generazionale, di genere e di leadership, di cui si sente un disperato bisogno (guardate le facce dei protagonisti spagnoli della rinascita di una sinistra nuova e avrete la misura della distanza).
Dovremo discuterne a fondo nell’Altra Europa, su come impedire che il progetto a cui abbiamo così fortemente creduto venga risucchiato nei vicoli di Bisanzio (ci sono già varie proposte interessanti d'iniziative nostre). Per quanto mi riguarda, anche se non considero l’assemblea di febbraio un “patrimonio comune”, io personalmente sarei anche pronto ad andarci, perché sono convinto che non bisogna lasciare scoperto nessun terreno, con spirito costruttivo (se non sarà un gioco di corrente coperto o addirittura scoperto) e competitivo (soprattutto competitivo, se la competitibilità dei contenuti è davvero sincera), per portarci l’unico documento POLITICO finora davvero condiviso da tutti: cioè le due pagine di “Noi ci siamo”, il reale e positivo contributo unitario prodotto dal “tavolo”, quello che dovremmo considerare il suo unico “successo” (se non vogliamo sempre e comunque buttar via tutto). Vorrei che fossimo in tanti, con questo atteggiamento, per chiedere a TUTTI se vi si riconoscono ancora e se lo considerano la possibile base di un autentico processo costituente a tutt’oggi di là da venire e per il quale, credo debba essere chiaro, non ci sono surrogati né giochi di prestigio che tengano.

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