Vignetta del Maestro Pietro Vanessi PV |
SINISTRA: CHE (COSA SI POTREBBE) FARE
di Maurizio Zaffarano
Vi
sono due parole che, a proposito di Sinistra, sono scomparse dal mio
personale vocabolario: Stupore e Unità.
Lo Stupore per
la totale scomparsa della Sinistra dal Paese che aveva il più grande
Partito Comunista dell'Occidente e contemporaneamente un Partito
Socialista che non era la ridicola formazione politica di Nencini ma
quella di Nenni, Lombardi, Pertini oltre ad una numericamente piccola
ma politicamente assai significativa area extra-parlamentare. Allo
stupore, cioè alla rabbiosa incredulità, si è sostituita la
razionale rassegnazione: oggi la Sinistra è tramontata
dall'orizzonte collettivo, non solo e non tanto come Partito ma come
valori e sentimenti condivisi, come coscienza e cultura di massa,
come senso comune diffuso nel popolo. Da questa elementare
consapevolezza bisogna ripartire, se sarà possibile ripartire.
L'Unità delle
forze della Sinistra radicale quale premessa indispensabile –
mettendo insieme quel poco di apparati, di militanza, di risorse che
ancora esiste – per la formazione di un soggetto politico con il
minimo di forza necessario a non essere condannato alla totale
marginalità e per potersi candidare ad essere riconosciuto quale
Alternativa di sistema.
Il
percorso degli ultimi anni - tra cartelli elettorali last minute,
Rifondazione, SEL, benecomunisti, cosiddetta sinistra PD - ci ha
mostrato una misera e meschina guerra di posizione di pseudo generali
senza esercito per occupare posizioni – leadership e poltrone –
nel nuovo ipotetico soggetto politico.
L'ultima
iniziativa elettorale unitaria è stata l'Altra Europa con
Tsipras ad inizio 2014 ed ad oggi, mentre infuria la feroce
offensiva reazionaria di Renzi, siamo ancora "al carissimo
amico": nessuna organizzazione stabile, nessuna strategia
politica e comunicativa, nessun chiarimento definitivo riguardo ad un
elemento essenziale quale il posizionamento nei confronti del PD,
nessuna capacità di calarsi nella realtà sociale imitando l'unica
cosa buona che ci ha lasciato Syriza (l'organizzazione mutualistica
di Solidarity For All). Ciò che ci viene proposto continua ad essere
il progetto (nostalgico del Centrosinistra) di SEL allargata e
patetiche e ambigue riproposizioni di cartelli elettorali usa e getta
i cui manifesti fondativi riescono persino nell'impresa di non
nominare mai le parole Socialismo e Comunismo.
E'
stato detto, e oggi lo condivido totalmente, che la Sinistra potrà
rinascere non attraverso l'unità di pezzi di ceto politico – come
se esistesse un popolo di Sinistra, maggioranza nel Paese, che non
aspetta altro di ritrovare una guida per muoversi e sollevarsi – ma
quando emergerà un'iniziativa politica, originale ed autonoma, che
sarà in grado di mettersi in sintonia con i bisogni e i sentimenti
migliori delle masse popolari. Maurizio Landini e Stefano Rodotà
lanciando il progetto di Coalizione Sociale sembravano
aver capito perfettamente tutto questo: peraltro anche loro sono
ancora fermi alle parole, agli annunci, agli appelli, alle richieste
di mobilitazione senza essere riusciti a penetrare la carne viva
della Società.
Fatta questa lunga premessa, continuo ad essere ossessivamente convinto che il deserto della Sinistra si esprime – contemporaneamente causa e effetto – nella minorità e marginalità della propria essenza ideale nel popolo: la contestazione del sistema capitalistico quale origine fondamentale dei mali sociali e la proposta di una società socialista e comunista (il controllo collettivo dell'economia) per combattere e risolvere quei mali.
Servirebbe
una strategia efficace – la cui realizzazione richiede
evidentemente riflessione, ricerca, creatività, impegno, generosità
– per ribaltare il senso comune dominante e spezzare la dittatura
del pensiero unico liberista e capitalista.
Senza
questa strategia, tutte le discussioni e le proposte su programmi,
contenuti, Europa ed euro, schieramenti, alleanze, democrazia,
Costituzione, natura e forma del nuovo soggetto politico si riducono
ad inutili, per quanto nobili, esercizi intellettuali. Limitati a
“noi” e non rivolti al soggetto che ne deve essere protagonista:
il popolo. Una mera testimonianza molto simile negli effetti alle
rabbiose e impotenti invettive sui social network di coloro che non
rinunciano a dichiarare il proprio essere di Sinistra se non
attraverso qualche post contro ciò che hanno individuato come il
nemico mortale: di volta in volta e a seconda dei gusti Renzi,
Berlusconi, Salvini, Grillo, i fascisti e Casapound.
Ciò
da cui ripartire è dunque, a mio avviso, intraprendere una grande
battaglia culturale contro il sistema capitalistico. Una battaglia a
cui siano chiamati a partecipare movimenti, associazioni, artisti e
intellettuali indipendenti, gruppi e singoli che cercano di
diffondere un'informazione ed una interpretazione dei fatti
alternative a quella dominante del pensiero unico liberista.
Ciascuno
con le proprie risorse, le proprie capacità, le proprie attitudini,
senza pretendere di imporre a tutti la stessa maglietta ma con la
consapevolezza di dover unire le forze a disposizione e smettere di
parlare (e litigare) “tra di noi” per poterci rivolgere - con
l'obiettivo di raggiungere la necessaria massa critica - alle persone
semplici, non politicizzate, non ideologizzate, intontite dai miti
consumistici e dal miraggio del successo individuale e facili prede
della disinformazione del mainstream.
Il
nuovo soggetto politico (e non i deboli tentativi fin qui concepiti),
la mobilitazione nel conflitto e per il conflitto nasceranno solo
quando vi saranno delle masse convinte di dover lottare per costruire
una società diversa, fondata sulla giustizia sociale e
sull'uguaglianza.
Se
non vogliamo rassegnarci all'impotenza, continuando ciascun gruppo a
coltivare l'orticello delle proprie certezze ideologiche, aspettando
che miracolosamente cambi il vento e il popolo acquisti
spontaneamente consapevolezza politica e si sollevi facendo nascere
la nuova Alternativa, il tema della comunicazione politica diventa
dunque fondamentale e prioritario. Oggi a Sinistra serve parlare e
discutere di comunicazione e di informazione più che di euro ed
Europa.
Sono
convinto che un consistente gruppo – coordinato, organizzato, coeso
– di militanti, di creativi, di blogger, di cittadini impegnati
potrebbe riuscire a sensibilizzare e ad indicare una strada possibile
ad un importante numero di persone, a far comprendere loro quali sono
realmente i propri interessi. Partendo dal web per la scarsità di
risorse, anche finanziarie, a disposizione. E poi, se raggiungesse
una sufficiente partecipazione popolare, estendendosi (e percorrendo
tutte le possibili forme espressive) al mondo reale: alle piazze, ai
luoghi di lavoro, alle scuole, ai tanti luoghi del disagio e del
dolore presenti nella nostra Società, alla comunicazione strada per
strada e casa per casa, alle iniziative di solidarietà e mutuo aiuto
per finire, senza considerarlo il più importante, al momento
elettorale.
Di
appelli e di “liste della spesa” della nuova Sinistra – quasi
sempre largamente condivisibili – ne sono stati scritti un'infinità
ma, evidentemente, senza alcun risultato apprezzabile. Qui serve
individuare due o tre temi – comprensibili, popolari, seduttivi –
attraverso i quali entrare efficacemente nel dibattito pubblico, far
crescere la consapevolezza collettiva e agire per una mobilitazione
di massa per il Socialismo. Così funziona la comunicazione politica
e così agiscono le principali forze partitiche (giovandosi del fatto
che possono semplicemente lisciare il pelo al senso comune a
differenza di una Sinistra che deve andare contro corrente) per
sviluppare il proprio insediamento sociale ed elettorale cavalcando,
a seconda dei casi, l'egoismo individualista, le tasse, gli
immigrati, la casta politica, la corruzione e via discorrendo.
La politica non è solo valori e idee, la politica è anche e soprattutto rappresentanza di interessi. Le statistiche ci parlano (vado a memoria) di un dieci per cento di italiani sotto la soglia di povertà, di dieci milioni di persone in “affanno” per il lavoro (disoccupati, precari, dipendenti di aziende in crisi), di un cinquanta per cento delle famiglie che vive con meno di due milioni al mese, cioè quelle famiglie che per vivere una vita dignitosa hanno bisogno di servizi pubblici (sanità, istruzione, trasporti) di qualità e a prezzi accessibili. Vogliamo provare a costruire una Sinistra che sappia essere convincente nell'indicare a queste masse (cioè al proprio popolo) che la salvezza sta nel Socialismo?
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