domenica 6 dicembre 2015

Per favore, processate Tony Blair di Fulvio Scaglione, Famiglia Cristiana

L'ex premier inglese che, con Bush, inventò la guerra contro l'Iraq e porta la responsabilità di 500 mila morti, dispensa lezioni e conferenze sulla pace e sull'islam moderato. Senza vergogna.

Lo so che si fa la figura del fanatico, con 'ste storie, anche di sabato... Però, uno se ne sta tranquillo a casa sua aspettando la partita in Tv quando gli cade l'occhio su un  grande e stimabile quotidiano nazionale che annuncia in prima pagina la pubblicazione di un discorso tenuto alla Biblioteca del Congresso di Washington da Tony Blair. E fin qui...

Ma sapete quale tema si era scelto Blair per l'occasione? Ecco il titolo del suo discorso: The Depth Of The Challenge: Why Force Alone Will Not Defeat Islamist Extremism (ovvero: La profondità della sfida: ecco perché la forza, da sola, non sconfiggere l'estremismo islamista), liberamente tradotto dal giornale italiano in ”Aiutiamo l'islam a sconfiggere la follia jihadista”. E' un discorsetto banale, pare incredibile che a produrlo sia stato l'uomo che per dieci anni ha guidato il Regno Unito, ovvero una delle potenze europee, e che per otto anni è stato il rappresentante del Quartetto (Onu, Ue, Usa e Russia) per il Medio Oriente e le trattative di pace tra Israele e Palestinesi. Si capisce perché, della sua opera di pacificatore, si ricordano ora soprattutto le note spese, e quell'intero piano del prestigioso hotel American Colony, a Gerusalemme, riservato per anni a lui e al suo staff.

Ma questo è ancor il meno. In realtà, il titolo del giornale italiano è più corretto e azzeccato. Perché il Tony, dette due robette sul fatto che bisogna sconfiggere il Daesh (alla lettera: ”Il primo pilastro di una strategia a largo raggio è sconfiggere Daesh, non soltanto in Siria e in Iraq, ma ovunque”. E questo è quanto, per l'aspetto militare), passa al resto: che è (vedi appunto il titolo) la necessità di appoggiare l'islam moderato contro quello jihadista.

Ora, che per avere successo in politica occorra un po' di faccia tosta lo sappiamo. Ma così tanta? Tony Blair, nel caso la cosa fosse già passata nel dimenticatoio, è quel miserabile che un paio di mesi fa (due mesi, non due secoli), dopo la pubblicazione di alcune mail fino a quel momento secretate, ha dovuto ammettere che la guerra in Iraq del 2003 era stata combinata e decisa tra lui e George Bush addirittura un anno prima, nel 2012, fregandosene altamente delle ispezioni dell'Onu, dell'esistenza o meno delle armi di distruzione di massa che in effetti non esistevano, delle proteste di larga parte dell'opinione pubblica mondiale che, a differenza dei giornali, aveva capito benissimo che cosa bolliva in pentola.

I due, pochi mesi dopo l'attacco all'Afghanistan dei talebani, volevano far la guerra all'Iraq, avevano deciso che l'avrebbero fatta e la fecero, punto e basta. Una guerra che, secondo gli studi più recenti, ha provocato mezzo milione di morti, arrivati dopo un altro mezzo milione di morti (su una popolazione totale di 32,5 milioni di abitanti) causati dall'embargo durato 13 anni (1990-2003), che non scalfì di una virgola il potere di Saddam Hussein ma inflisse agli iracheni sofferenze indicibili. Va anche ricordato che nel 2003, dopo l'invasione dell'Iraq, le Nazioni Unite (buone pure quelle) affidarono a due Paesi la ricostruzione dell'Iraq. Indovinate quali? Usa e Regno Unito, perbacco!

La parte di Tony Blair, in quella porcheria, fu particolarmente penosa. Perché dalle mail l'allora premier inglese fa la figura della dama di compagnia della Casa Bianca, tanto da offrirsi a Bush come propagandista delle ragioni americane presso gli altri Paesi europei. Infine, per completare l'opera, Blair seminò di spie il suo stesso partito, per capire chi andava convinto e come.

Dopo la pubblicazione delle mail, Tony Blair ha chiesto scusa. Ma continua a rifilarci predicozzi come questo della Biblioteca del Congresso, in cui non si vergogna di dire cose come ”in quel vuoto (il Medio Oriente, n.d.r) si faranno spazio individui i cui interessi e i cui valori potrebbero essere contrari ai nostri”. Cioè, proprio ciò che è successo in Iraq con il terrorismo bombarolo prima e con l'Isis poi, grazie a quella guerra inventata da lui e Bush, che ha massacrato un popolo e ha trasformato il Paese  in una fucina di instabilità. A me è capitato di andare diverse volte in Iraq, tra il 2003 e il 2008: e ricordo benissimo il clima di terrore, le esplosioni improvvise, gli ospedali che rigurgitavano di morti e feriti, il settarismo che andava inesorabilmente crescendo.

Se vivessimo in un mondo civile, se le cosiddette ”democrazie liberali” fossero davvero tali nell'intimo, personaggi come Bush e Blair sarebbero già finiti sotto processo, in una qualche Norimberga o Aja delle nostre, accusati di crimini di guerra come Milosevic e Karadzic. e a promuovere il processo sarebbero i loro stessi Paesi, perché i soldati inglesi e americani li hanno uccisi i miliziani di Al Qaeda ma a morire ce li hanno mandati loro, Bush e Blair. Invece noi li copriamo di denaro perché possano ancora spiegarci come funziona la democrazia, il diritto internazionale, i processi di pace.

Per favore, processate Tony Blair. Se non per altro, per impedirgli di parlare e scrivere.

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