"Non ci sentiamo rappresentati dall’attuale centrosinistra che gareggia
con Berlusconi per rassicurare i mercati. E i lavoratori, chi li
rassicura?" La domanda di Giorgio Cremaschi risuona all’angolo tra Via
Nazionale e Via Milano, sotto il Palazzo delle Esposizioni perché il
Palazzone di Bankitalia è off limit perfino per un cartello che reclami
l’’illegittimità del debito. «Negli Usa si può manifestare sotto la Casa
Bianca, qui non ci si può avvicinare alla Banca d’Italia», commenta il
leader della Rete28aprile. La blindatura che dirotta di cento metri la
conferenza stampa all’aperto - convocata per annunciare l’assemblea di
sabato prossimo contro il debito - sta probabilmente nel fatto che
quell’evento aprirà uno spazio politico che ora non c’è: «Un movimento
sociale e politico contro il debito», lo definisce il sindacalista Fiom,
che sia l’antagonista delle due fazioni contrapposte ma “compatibili”
con i dettami della Bce. Un quadro politico che potrebbe essere
ridisegnato se maturassero un dibattito e un’opposizione a quel ricatto.
«Gli unici due governi di “sinistra” sopravvissuti in Europa - riprende
Cremaschi - stanno attuando la stessa politica della Bce. Invece
bisogna dire che il debito non si può più pagare, ci vuole una
moratoria, che i 3mila miliardi per salvare le banche devono essere
utilizzati per investimenti su lavoro, casa, scuola, welfare."
Il Primo Ottobre, durante l’assemblea all’Ambra Jovinelli si discuterà su una piattaforma in cinque punti che comprende un ragionamento sul deficit di democrazia, sulla torsione autoritaria determinata dalle manovre, sull’assenza di un’opposizione politica. «Vogliamo un referendum su Europlus, sul Patto di Maastricht, sulla legittimità del debito. Anche solo consultivo come nell’89 sull’Ue». E da sabato si tratterà di far espandere l’opzione “No debito” nei territori e nei posti di lavoro. «Un terreno su cui si dovrà lavorare molto - spiega Sergio Bellavita della segreteria nazionale Fiom - perché ai lavoratori va spiegato che, grazie al massacro sociale degli anni passati, s’è speso meno di quanto si sia incassato. C’è il nodo di un debito che è per il 90% nelle mani di banche e fondi speculativi italiani o stranieri. Anche i fondi pensione che speculano sul salario dei lavoratori che ne sarebbero titolari. E diventa urgente un dibattito a sinistra sulla fuoriuscita pilotata dall’euro».
Intanto crescono le adesioni all’appuntamento di sabato convocato da un appello alla fine di luglio ben prima dell’accellerazione drammatica di agosto. In calce spiccano le firme - a titolo individuale - di esponenti Fiom, Usb, della sinistra, di intellettuali come Vattimo, Camilleri, Evangelisti. «Abbiamo scelto la formula delle adesioni individuali per forzare i recinti delle appartenenze - spiega Nando Simeone del Coordinamento Autoconvocati, una rete di delegati combattivi della sinistra Cgil e del sindacalismo conflittuale - e centinaia di delegati di varie sigle per la prima volta convergono sull’ipotesi di aprire uno spazio politico autonomo dei movimenti proprio sulla questione del debito, una parola d’ordine capace di rompere con le compatibilità e di evitare il rischio che i movimenti siano subalterni alla logica dell’alternanza».
«Credo che questo movimento contro il debito sia essenziale per rilanciare l’idea di un’altra Europa - dice anche Giovanni Russo Spena della direzione nazionale di Rifondazione comunista - dentro un mondo in cui il socialismo torni centrale altrimenti l’unica strada sarà la chiusura nei razzismi, nei localismi e nei protezionismi».
Il Primo Ottobre, durante l’assemblea all’Ambra Jovinelli si discuterà su una piattaforma in cinque punti che comprende un ragionamento sul deficit di democrazia, sulla torsione autoritaria determinata dalle manovre, sull’assenza di un’opposizione politica. «Vogliamo un referendum su Europlus, sul Patto di Maastricht, sulla legittimità del debito. Anche solo consultivo come nell’89 sull’Ue». E da sabato si tratterà di far espandere l’opzione “No debito” nei territori e nei posti di lavoro. «Un terreno su cui si dovrà lavorare molto - spiega Sergio Bellavita della segreteria nazionale Fiom - perché ai lavoratori va spiegato che, grazie al massacro sociale degli anni passati, s’è speso meno di quanto si sia incassato. C’è il nodo di un debito che è per il 90% nelle mani di banche e fondi speculativi italiani o stranieri. Anche i fondi pensione che speculano sul salario dei lavoratori che ne sarebbero titolari. E diventa urgente un dibattito a sinistra sulla fuoriuscita pilotata dall’euro».
Intanto crescono le adesioni all’appuntamento di sabato convocato da un appello alla fine di luglio ben prima dell’accellerazione drammatica di agosto. In calce spiccano le firme - a titolo individuale - di esponenti Fiom, Usb, della sinistra, di intellettuali come Vattimo, Camilleri, Evangelisti. «Abbiamo scelto la formula delle adesioni individuali per forzare i recinti delle appartenenze - spiega Nando Simeone del Coordinamento Autoconvocati, una rete di delegati combattivi della sinistra Cgil e del sindacalismo conflittuale - e centinaia di delegati di varie sigle per la prima volta convergono sull’ipotesi di aprire uno spazio politico autonomo dei movimenti proprio sulla questione del debito, una parola d’ordine capace di rompere con le compatibilità e di evitare il rischio che i movimenti siano subalterni alla logica dell’alternanza».
«Credo che questo movimento contro il debito sia essenziale per rilanciare l’idea di un’altra Europa - dice anche Giovanni Russo Spena della direzione nazionale di Rifondazione comunista - dentro un mondo in cui il socialismo torni centrale altrimenti l’unica strada sarà la chiusura nei razzismi, nei localismi e nei protezionismi».
Cecchino Antonini, Liberazione
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