domenica 25 settembre 2011

Fiom. Una piattaforma contrattuale all'unanimità, con sorprese


Dal cilindro della Fiom, nell'assemblea nazionale dei delegati che si è tenuta a Cervia, è uscito un coniglio inatteso.
E' l'unanimità dei "sì" (un voto contrario, sette astenuti su oltre 400 aventi diritto al voto) a un piattaforma che comunque i padroni si rifiuteranno di discutere perché "contraria allo spirito dell'accordo del 28 giugno". Basta sentire cosa strillano in queste ore Cisl e Uil per sapere l'opinione padronale.
Unanimità significa che la "destra" camussiana capeggiata da Fausto Durante ha intravisto lo spiraglio fornito (volutamente, è chiarissimo) dall'ipotesi di poter stabilire "procedure di raffreddamento" per aderire di nuovo a un percorso che fin qui ha ostacolato con ogni mezzo lecito per la tradizione Fiom.
A sinistra, lo stesso punto ha fatto salire la tensione con l'ex "area 28 aprile", oggi parte organica de "La Cgil che vogliamo" capeggiata da Giorgio Cremaschi ora presidente del Comitato Centrale dei metalmeccanici (ma vicino al pensionamento) e Sergio Bellavita, membro della segreteria nazionale (da cui erno rimasti fuori, per scelta autonoma, i "destri" di Durante). Parliamo di due dirigenti che sono tra i promotori dell'Assemblea nazionale del 1 ottobre e che non partecipano al percorso "uniti contro la crisi". Ovvia la denuncia di un possibile "cambio di maggioranza" interno alla Fiom. Ma nessuno ha ritenuto di poter o dover spaccare la Fiom in un momento così complicato. E' una considerazione che obbliga tutti a riflettere, evitando di gettar lì giudizi che magari durano una settimana.
La situazione di partenza - il giorno prima di Cervia - è sinteticamente riassumibile in poche righe. La Fiom è isolata politicamente (nessun partito presente in Parlamento, a parte i dipietristi per motivi puramente strumentali e mediatici), ma anche sul piano sindacale; gli unici  attestati di solidarietà gli erano arrivati dai sindacati di base.
Il governo, a partire dl ministro anti-lavoro Maurizio Sacconi, ne aveva fatto l'obiettivo dichiarato di un'offensiva che "non doveva fare prigionieri". Il Pd ha speso decine di intercessioni di quasi tutti i suoi dirigenti per chiedere un "addio alle armi" dei metalmeccanici.
La confederazione Cgil - specie sotto la guida della Camusso (ex dirigente Fiom dimissionata oltre un decennio fa da Paolo Sabattini "per manifesta incapacità sul campo" (la frase "intelligenza con il nemico" era nel frattempo stata cancellata dal lessico politico-sindacale, ma quello voleva dire) - aveva fatto della canncellazione dell"anomalia Fiom" l'obiettivo con cui presentarsi più "autorevole" (della sua "affidabilità" i adroni erano già certi) ai tavoli di "complicità".
Il contratto che scadrà il 31 dicembre era già stato "disdettato" unilateralmente da Cisl, Uil, Fismic e Federmeccanica (oltre alle associazioni datoriali delle piccole imprese e delle cooperative metalmeccaniche). Che avevano già annunciato di non esser neppure disposti a discutere di un rinnovo per loro inesistente, visto che ne avevano fatto un altro, separato, ovviamente molto più favorevole alle imprese.
L'accerchiamento era dunque completo. La Fiom ha cercato la via per uscire dall'angolo. Se a Cervia c'è stato uno "spariglio" tenendo sotto controllo tutte le carte, che dovrebbe )nelle intenzioni) costringere la Cgil - almeno all'inizio - a "coprire frenando" le iniziative Fiom -, oppure un "primo cedimento" che ne prepara di più sostanziosi, lo sapremo per certo durante questo autunno.

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