Chiediamo a Napolitano di non firmare la norma
che abolisce lo Statuto dei lavoratori. E alla Cgil di ritirare la firma
sull'accordo del 28 giugno
Con la norma sui licenziamenti il governo ha finalmente realizzato il
sogno decennale dei padroni e di tutti i prepotenti. E chiaro che
questo provvedimento viola apertamente e brutalmente la Costituzione
della Repubblica. Affermare per legge che due privati, unazienda
prepotente e un sindacato complice, possono decidere che nel loro ambito
di competenza non si applica più una legge dello Stato, è una
mostruosità giuridica che fa pensare al medioevo. Solo allora, infatti, i
baroni e i vescovi avevano riserve speciali rispetto alle leggi del re.
A questo punto, però, la questione non può più essere solo di carattere sindacale. Naturalmente la Cgil ha i suoi compiti precisi. Dopo lo sciopero va ritirata immediatamente la firma dallaccordo del 28 giugno, che a questo punto è diventato il cavallo di Troia di questo provvedimento mostruoso. E naturalmente nessuna unità è più possibile con gruppi dirigenti di Cisl e Uil che approvano questa vergogna. Ma questo non basta. Di fronte a una cosi grave violazione della Costituzione si deve passare allostruzionismo. Ostruzionismo nel paese e nelle piazze, ma anche ostruzionismo in Parlamento. Non è accettabile che sotto la pressione delle banche e della speculazione europea, si debba fare in fretta a distruggere la nostra Costituzione. Chi è contro in Parlamento fermi la manovra che, peraltro, sta facendo danni sociali enormi senza risolvere nulla, facendo in modo che non sia approvata o comunque allungandone i tempi. E al Presidente della Repubblica, che ha chiesto di approvare la manovra in fretta, domandiamo se si sente davvero di firmare un provvedimento che cancella i contratti nazionali, lo Statuto dei lavoratori e la certezza delle leggi, minando alla radice la Costituzione della Repubblica. Sì, ci deve essere uneccezione anche per il Presidente della Repubblica allesigenza di rispondere allEuropa e questa è appunto la salvaguardia dei nostri diritti fondamentali, che viene prima di qualsiasi rassicurazione si voglia dare ai mercati, alle banche, alla finanza. Ostruzionismo nelle piazze, ostruzionismo in Parlamento, il Presidente della Repubblica non firmi. Questo oggi è necessario, questo chiederanno i milioni di lavoratori che sacrificheranno una giornata del loro salario, in questi tempi difficilissimi, per difendere i diritti di tutti.
A questo punto, però, la questione non può più essere solo di carattere sindacale. Naturalmente la Cgil ha i suoi compiti precisi. Dopo lo sciopero va ritirata immediatamente la firma dallaccordo del 28 giugno, che a questo punto è diventato il cavallo di Troia di questo provvedimento mostruoso. E naturalmente nessuna unità è più possibile con gruppi dirigenti di Cisl e Uil che approvano questa vergogna. Ma questo non basta. Di fronte a una cosi grave violazione della Costituzione si deve passare allostruzionismo. Ostruzionismo nel paese e nelle piazze, ma anche ostruzionismo in Parlamento. Non è accettabile che sotto la pressione delle banche e della speculazione europea, si debba fare in fretta a distruggere la nostra Costituzione. Chi è contro in Parlamento fermi la manovra che, peraltro, sta facendo danni sociali enormi senza risolvere nulla, facendo in modo che non sia approvata o comunque allungandone i tempi. E al Presidente della Repubblica, che ha chiesto di approvare la manovra in fretta, domandiamo se si sente davvero di firmare un provvedimento che cancella i contratti nazionali, lo Statuto dei lavoratori e la certezza delle leggi, minando alla radice la Costituzione della Repubblica. Sì, ci deve essere uneccezione anche per il Presidente della Repubblica allesigenza di rispondere allEuropa e questa è appunto la salvaguardia dei nostri diritti fondamentali, che viene prima di qualsiasi rassicurazione si voglia dare ai mercati, alle banche, alla finanza. Ostruzionismo nelle piazze, ostruzionismo in Parlamento, il Presidente della Repubblica non firmi. Questo oggi è necessario, questo chiederanno i milioni di lavoratori che sacrificheranno una giornata del loro salario, in questi tempi difficilissimi, per difendere i diritti di tutti.
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