Dieci, cento, mille Nardò!
di Paolo Ferrero
su Liberazione del 04/09/2011
Battipaglia, Mirafiori, Avola,
Marghera. Ci sono località di questo nostro paese che sono dei simboli
politici. Fissano sul territorio la memoria di lotte, battaglie, rivolte
che hanno segnato la storia delle classi subalterne. Io penso che a
questo elenco dovremo aggiungere Nardò. In questa cittadina pugliese
della provincia di Lecce, da due anni è in corso un lavoro di
organizzazione dei braccianti migranti che rappresenta una vera novità e
che quest'anno ha dato luogo ad una lotta molto importante. Non un
momento di ribellione ma una lotta dei migranti che ha conquistato un
tavolo di trattativa con la Prefettura, i datori di lavoro e che ha
portato il governo a introdurre nei famigerati decreti estivi il reato
di caporalato. Non è cosa da poco perché l'organizzazione dei braccianti
non è semplice, perché i caporali non si comportano come ad un pranzo
di gala e perché, più in generale, da troppi anni tutti hanno dato per
scontato che i braccianti migranti vengano sfruttati come bestie.
Per questo voglio pubblicamente fare un elogio di questa iniziativa di Nardò. Che ha visto la partecipazione di compagni e compagne di Rifondazione che lavorano nell'ambito delle pratiche del partito sociale, così come di compagni e compagne di movimento. Organizzata concretamente dalle Brigate di Solidarietà attiva, le stesse che hanno gestito due campi nel terremoto aquilano, e dall'organizzazione Finis Terrae, sono la dimostrazione di come la politica non sia solo chiacchiere ma azione concreta. Di come la politica non sia solo rappresentanza ma azione diretta per modificare i rapporti di forza e quindi cambiare il mondo.
Questo è il punto che voglio sottolineare. La politica in questi anni si è trasformata sempre più in una rappresentazione teatrale, in cui il problema è conquistare un posto sul palcoscenico, in genere televisivo. In questa politica i soggetti sociali sono spettatori, al massimo tifosi. A Nardò si è fatta un'altra politica che vede nell'organizzazione e nel protagonismo dei soggetti sociali il punto fondante. E non si dica che si tratta di una battaglia sindacale. La presa di parola dei migranti sulle proprie condizioni di lavoro è questione politica di prima grandezza. Ma è questione politica il processo di presa di coscienza che ha riguardato più di una persona. Vi sono giorni che valgono mesi o anni e questo è successo a Nardò, come mi ha testimoniato un migrante che mi ha detto: «Questa esperienza mi ha cambiato la vita. Non immaginavo che l'impegno collettivo potesse costruire un elemento così importante per me stesso, per la mia esistenza». Ecco, questa è la politica che dobbiamo fare per cambiare la realtà. 10, 100, 1000 Nardò!
Per questo voglio pubblicamente fare un elogio di questa iniziativa di Nardò. Che ha visto la partecipazione di compagni e compagne di Rifondazione che lavorano nell'ambito delle pratiche del partito sociale, così come di compagni e compagne di movimento. Organizzata concretamente dalle Brigate di Solidarietà attiva, le stesse che hanno gestito due campi nel terremoto aquilano, e dall'organizzazione Finis Terrae, sono la dimostrazione di come la politica non sia solo chiacchiere ma azione concreta. Di come la politica non sia solo rappresentanza ma azione diretta per modificare i rapporti di forza e quindi cambiare il mondo.
Questo è il punto che voglio sottolineare. La politica in questi anni si è trasformata sempre più in una rappresentazione teatrale, in cui il problema è conquistare un posto sul palcoscenico, in genere televisivo. In questa politica i soggetti sociali sono spettatori, al massimo tifosi. A Nardò si è fatta un'altra politica che vede nell'organizzazione e nel protagonismo dei soggetti sociali il punto fondante. E non si dica che si tratta di una battaglia sindacale. La presa di parola dei migranti sulle proprie condizioni di lavoro è questione politica di prima grandezza. Ma è questione politica il processo di presa di coscienza che ha riguardato più di una persona. Vi sono giorni che valgono mesi o anni e questo è successo a Nardò, come mi ha testimoniato un migrante che mi ha detto: «Questa esperienza mi ha cambiato la vita. Non immaginavo che l'impegno collettivo potesse costruire un elemento così importante per me stesso, per la mia esistenza». Ecco, questa è la politica che dobbiamo fare per cambiare la realtà. 10, 100, 1000 Nardò!
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